mercoledì 28 dicembre 2011

Il profeta


Una volta scarabocchiavo sui quaderni, ora sul blog. Non più le stesse cose, sarei sgradevole e nel giro di due post non ci sarebbe manco un lettore. Non si scrive un blog solo per sé: chi lo afferma andrebbe lapidato a colpi di mouse in testa.

* * *

Ama il prossimo tuo come te stesso. Il primo che l’ha pensato era un gran pezzo di prossimo tuo con la coscienza colpevole, aveva capito bene che all’altro si fa prima a ficcargli le cose in culo che in testa. Perciò questo invito alla prostituzione sacra, il donarsi, ha uno scopo propedeutico. Infatti, in seminario il controllo lucrativo dello stupro delle pecorelle così come far espiare agli altri i propri peccati, sono rudimenti base.

Tanto per andare sul facile mondano: quando sali su un autobus affollato d’estate e il tuo vicino diventa così prossimo da segnalarti inequivocabilmente che non si lava e cambia da una settimana, tu che fai, respiri e poi gli dichiari la tua philautia (vedi più avanti)? Quando il tuo coinquilino da trent’anni non perde occasione di sbattere le porte a tutte le ore del giorno e della notte, tu che fai incontrandolo per le scale, gli auguri buon anno?

Veniamo ora al difficile e alle sue radici classiche: si può amare o almeno sopportare uno che scrive come Cacciari Massimo?
« Anche questo mandatum è pleroma, non katalysis della Legge, salvezza del nomos stesso nel suo radicale rinnovarsi. […] Il Signore si ab-solve e si ad-prossima, senza mai che la relazione possa risolversi in astratta identità, in Unum est. L’Uno è Unus ed ek-siste, patibilis et patiens… Ma se il Sé non diventa capace di odiare la propria philautia (ed in ciò consiste il significato autentico di metanoia, di conversio), di fare esegesi di sé al prossimo…? ».

La libertà non può convivere né con la paura, né col senso di colpa e nemmeno col precetto di amare il prossimo. Bauco (*).

* * *

Entro in banca (ho la fissa delle banche) e vedi gente con un foglio in mano in cui c’è scritto: “sei scema/o”. Ci mettono la crocetta e la firma sotto. È capitato anche a me e non escludo possa succedere ancora. Mi sposto al supermercato e guardo dentro i carrelli degli altri: ma che cazzo comprate? Più o meno le stesse cose che acquisto io. Del resto la réclame è la stessa. Ah, dice la solita furba intenta a scegliere lo shampoo, io non mi faccio influenzare dalla pubblicità. Tesoro. E quando acquisti un’automobile dove vai, all’Ikea? E quando fai il pieno al distributore pensi che il petrolio venga da San Marino? E quando compri le supposte in farmacia te le fai fare su misura? Eh no, risponde, io mi curo con le erbe e l’omeopatia. Cara. E se hai bisogno di un antistaminico che fai, ti gratti? Se hai un’infezione galoppante telefoni per un appuntamento dall’iridologo? Ma va, fatti lo shampoo alle ortiche.


(*) El sostantivo venesian, Massimo, vien dal nome del profeta Abacuc. Ciao.

3 commenti:

  1. Post che dire caustico è dire poco! Fa riflettere. Mi piace specialmente (e concordo con) l'ultima parte: odio i naturalisti, i vegani (mi piace mangiare carne e pesce e non ho rimorsi di alcun tipo) e tutti quelli che si rifiutano di curarsi perché "le medicine fanno male!". Ecco, io neanche mi imbottisco di medicinali, preferisco evitare di prendermi robaccia per un banale raffreddore o una febbre, ma gli antibiotici purtroppo sono necessari, così come gli antistaminici (e lo dico da allergico a polvere, cani, gatti, polline, muffa...). Troppo facile fare i naturalisti quando non si è allergici oppure non si ha bisogno di curare un'infezione!
    Scusi lo sfogo.

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  2. Ah, dimenticavo: la frase sulla libertà è stupenda.

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  3. uahahahaha, muoio dal ridere.
    Cacciari, sei un mito.
    Ma da dove vieni, da Marte ?

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