Quest’anno il calendario è ancora di più dalla parte dei padroni. Nemmeno il calendario è neutrale, è fatto apposta per concedere riposo allo schiavo salariato, ma non è vera festa. Questa è diventata sempre più un surrogato di quella che fu un tempo, è diventata solo un momento del bisogno biologico di riposare, di recupero delle energie da spendere produttivamente nei giorni successivi. Ne sono un esempio evidente le sceneggiate pseudo-medievali e carnescalesche, stucchevoli parodie delle antiche feste popolari. Del resto nell’organizzazione sociale e soprattutto nel nostro sistema culturale solo il lavoro è cosa seria e merita rispetto da parte dei cialtroni che scrivono editoriali e da parte dei ragionieri che si alternano al governo, solo il lavoro salariato sembra rientrare tra gli scopi superiori dell’esistenza umana.
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L’effettiva ricchezza della società e la possibilità di un continuo allargamento del suo processo di riproduzione non dipende quindi dalla durata del pluslavoro, ma dalla sua produttività e dalle condizioni di produzione più o meno ampie nelle quali è eseguito.
Di fatto, il regno della libertà comincia soltanto là dove cessa il lavoro determinato dalla necessità e dalla finalità esterna; si trova quindi per sua natura oltre la sfera della produzione materiale vera e propria.
Come il selvaggio deve lottare con la natura per soddisfare i suoi bisogni, per conservare e per riprodurre la sua vita, così deve fare anche l’uomo civile e lo deve fare in tutte le forme della società e sotto tutti i possibili modi di produzione. A mano a mano che egli si sviluppa il regno delle necessità naturali si espande, perché si espandono i suoi bisogni, ma al tempo stesso si espandono le forze produttive che soddisfano questi bisogni. La libertà in questo campo può consistere soltanto in ciò, che l’uomo socializzato, cioè i produttori associati, regolano razionalmente questo loro ricambio organico con la natura, lo portano sotto il loro comune controllo, invece di essere da esso dominati come da una forza cieca; che essi eseguono il loro compito con il minore possibile impiego di energia e nelle condizioni più adeguate alla loro natura umana e più degne di essa. Ma questo rimane sempre un regno della necessità.
Al di là di esso comincia lo sviluppo delle capacità umane, che è fine a se stesso, il vero regno della libertà, che tuttavia può fiorire soltanto sulle basi di quel regno della necessità. Condizione fondamentale di tutto ciò è la riduzione della giornata lavorativa (Karl Marx, Il Capitale. Critica dell’economia politica, Libro III, cap. 48-III).
Per trovare citazioni di Marx bisogna venire su questo ottimo blog.
RispondiEliminaLa citazione che oggi campeggia sulla "striscia rossa" (rossa) de L'Unità, giornale fondato da Antonio Gramsci, è di Tommaso Padoa Schioppa.
mauro
ah ah è un segno dei tempi!
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