"Mi aspetto che se c'è un sì la Fiat manderà avanti senza meno il suo progetto", ha detto il segretario del Pd Pierluigi Bersani al termine della direzione nazionale. "Siamo davanti a un passaggio molto, molto delicato", ha sottolineato, "rispetto i lavoratori e voglio credere che anche a Fiat si riferirà a quell'accordo. Perchè se i lavoratori dicono sì, è un sì a quel che dice la Fiat". Quanto ai timori che l'intesa apra una breccia destinata ad allargarsi, Bersani ha frenato. "L'investimento deve essere incoraggiato, ma non se ne faccia troppo sbrigativamente un modello", ha ribadito.
D’Alema precisa: "quell'accordo contiene alcuni punti discutibili che non possono diventare principi di carattere generale". Norme contrattuali anticostituzionali diventano così “punti discutibili”. Discutibile il diritto di sciopero, di malattia, di riposo, ecc.. Non chiediamoci più nulla sulla deriva e del perché gli operai preferiscono la Lega e la costituzione di De Gasperi-Togliatti-Nenni è andata a farsi fottere.
Per quanto la fabbrica di Pomigliano presenti aspetti controversi (assenteismo, infiltrazioni camorristiche, ecc.), questo accordo non doveva passare tale e quale. Eugenio Scalfari, che non si è ancora venduto il cervello e non è meno liberale di Bersani e D’Alema, scrive:
E poi l'evento di Pomigliano è un caso particolare. Eccezionale. Comunque siamo per il contratto aziendale. Caso per caso. Produttività. Lavorare di più, guadagnare di meno. Ma non ci staranno. Invece ci staranno. Ci vorranno i carabinieri. Ma quali carabinieri? Basterà dire la verità: o così oppure delocalizziamo. Spostiamo la produzione in Cina, o in Corea, magari in Indonesia. Ma vorremmo favorirvi, voi delle tante Pomigliano d'Italia. Però mangiate questa minestra perché i cinesi costano molto meno di voi [l'articolo è qui].
Non solo questo accordo passerà, ma è la prova generale per farlo poi debuttare alla grande in ogni realtà industriale, gradualmente.
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