giovedì 10 giugno 2010

Il fascismo non marcia più in orbace



La ex sinistra di lotta e di governo ha sposato, fin che morte non li separi, i principi del neo liberismo fallito: tagli alla spesa sociale, cuneo fiscale a favore delle imprese e incrementi demenziali per quella militare (post precedente). La sinistra vetero, invece, è ancora ferma allo statalismo cialtrone e inefficiente del secolo scorso e al programma “anche i ricchi piangono”. Poveri illusi. Nessuno che abbia uno straccio di proposta alternativa a questa palude, fosse pure un riformismo alla buona che tenesse conto che chi lavora non può pagare anche per chi vive di rendita e di sollazzo. Quello che Bersani dice oggi si guardò bene di dirlo solo tre anni or sono, da ministro.
Tutto il peso della crisi è sulle spalle di chi lavora e ha meno, rilevando, una volta di più, che non c’è nulla di democratico in questa politica economica. La classe dirigente sfrutta la crisi mondiale per arricchirsi, ancora una volta, oltre misura. Il fascismo non marcia più in orbace, ma con il passo felpato dei banchieri. La politica della mediazione sociale è finita da tempo, mentre nessun sviluppo di movimenti indipendenti è in atto e non sarà possibile finché non ci libereremo dalla morsa del parlamentarismo e del sindacalismo connivente, il quale, senza pudore, indice uno sciopero innocuo contro la politica economica del governo solo dopo un mese e per sole quattro ore. I partiti di centro-sinistra votano, in commissione, a favore dei provvedimenti economici del governo e poi, in parlamento, votano contro, quando sanno che il loro voto non conta più un cazzo.
Nel prossimo autunno-inverno ci saranno richiesti nuovi “sacrifici”, sempre in nome e per conto della solvibilità e stabilità di questo sistema fraudolento. Tirano la corda sapendo di poterlo fare impunemente.

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