martedì 23 luglio 2019

Il sosia di Salvini



L’ho già detto, abbiamo la sinistra più stupida del mondo e per quanto riguarda il PD s’è già detto fin troppo e non è il caso di soffermarci nei pressi di un cadavere in putrefazione, specie con questo caldo. Ciò vale anche per il Movimento cinque stelle che ancora morto non è ma mostra evidenti segni di decomposizione. Lo stato di grazia è finito, le prossime elezioni politiche confermeranno. Fedeli al M5S resteranno coloro che prendono strade secondarie per non versare oboli al concessionario autostradale Benettón.

Quindi la Lega, che è al momento l’unico partito capace di vita propria. Pertanto non chiediamoci perché continui a raggranellare consensi. Che Salvini non sia un nuovo Mussolini (la cabarettistica vicenda russa ne è una conferma) ma anzi un uccelletto di passo, l’hanno capito tutti tranne gli orfani naturali della sinistra di cui sopra che pensano sia un serial killer di migranti. Possono convincersi di aver ragione e sfinirsi di vignette e twitter, ma la realtà è questa e il rischio di tanto movimento è quello, com’è noto, di diventare ciechi.

Veniamo dunque al concreto, e cioè all’autonomia amministrativa chiesta da Lombardia e Veneto.  Della Lombardia non ho il “polso”, ma credo di avere quello della situazione in Veneto. Come ho già scritto di recente, al Veneto l’autonomia amministrativa concessa da Roma non basta. Sarà un primo passo per ottenere di più, ossia un’autonomia completa (sarà mantenuta la bandiera, a latere di quella veneta). Sarà una lunga marcia, ma da queste parti sanno essere testardamente pragmatici e pazienti.

Nonostante Zaia faccia mostra di puntare i piedi, porterà a casa quel che gli viene offerto, se ci sarà qualcosa da portare a casa in questa legislatura. E qui sta il punto vero di tutto il bailamme. Salvini più che le comiche russe deve temere le baruffe venete. Sa bene che deve stare molto attento, poiché il Veneto già una volta ha girato le spalle alla Lega e comunque di Salvini si fa presto a trovare un sosia.


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