venerdì 24 gennaio 2014

Ritratto di protagonisti


Benché settantenne e dopo aver occupato quasi senza interruzione la scena pubblica, egli riesce a rimanere una novità e a suscitare tutte quelle speranze che di solito si accentrano su un giovane promettente e alle prime armi. Egli è già con un piede nella fossa, eppure si ritiene che non abbia ancora iniziato la sua vera carriera.

Se non è un buon statista tutto fare è almeno un attore buono per tutte le parti. Ha successo nel genere comico come nell’eroico, nel patetico come nel familiare, nella tragedia come nella farsa, benché quest'ultima è forse la più congeniale alle sue inclinazioni. Non è un oratore di prim’ordine, ma un polemista provetto. Dotato di memoria prodigiosa, di grande esperienza, di tatto consumato, di presenza di spirito infallibile, di signorile versatilità e della conoscenza fra le più minuziose dei trucchi parlamentari, degli intrighi, dei partiti e degli uomini, tratta i casi difficili in modo ammirevole e con gradevole leggerezza, senza mai perdere di vista i pregiudizi e la suscettibilità del suo pubblico; la sua cinica impudenza lo mette al riparo da ogni sorpresa e il suo abile egoismo da ogni auto confessione; mentre la frivolezza innata, la perfetta indifferenza e l’aristocratico disprezzo gli impediscono di abbandonarsi alle passioni.



Grazie al suo umorismo riesce a ingraziarsi tutti. Grazie alla sua calma imperturbabile trionfa su un avversario appassionato. Quando non è in grado di padroneggiare un argomento sa come rigirarlo. Se le idee generali gli fanno difetto, è sempre pronto a intessere una ragnatela di eleganti genericità.

Dotato di uno spirito inquieto e instancabile, detesta l'inattività, cerca l'agitazione, se non proprio l'azione. Ciò a cui mira non è la sostanza ma la mera sembianza del successo. Dove non può fare nulla, escogita una cosa qualsiasi. Dove non osa intervenire direttamente, s’intrufola. Quando è incapace di tener testa a un forte avversario, ne improvvisa uno debole.

Non essendo uomo di profondi disegni, incapace di meditare combinazioni durevoli e di perseguire obiettivi elevati, s’imbarca in azioni difficoltà al fine di difficili con lo scopo di tirarsene fuori in modo teatrale. Ha bisogno di complicazioni per alimentare la propria attività, e quando non le trova belle è pronte, le inventa. Lo esaltano i conflitti teatrali, le battaglie teatrali, i nemici teatrali, spingendo le situazioni fino a un certo punto per ritrarsene poi, non appena minacciano di diventare pericolose, avendo comunque raggiunto la tensione drammatica di cui ha bisogno.

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Ogni epoca ha le sue maschere tragiche, comiche, farsesche, e troppo spesso vi si somigliano. Il brano proposto è tratto da uno degli articoli che Karl Marx dedicò a Lord Palmerston, pubblicati da The People’s Paper, nel 1853, poi ripresi dal New York Daly Tribiune. Ho adattato il pezzo, senza alterarne minimamente il contenuto, dalla traduz. it. in MEOC, vol. XII, pp. 357 – 58.


2 commenti:

  1. Caspita!
    Nel farti i miei complimenti inizio ad essere imbarazzato perchè, in realtà, ogni post li merita. Però, forse, dirtelo ogni tanto fa bene. Ciao,g

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