venerdì 31 gennaio 2014

Il decretino Bankitalia


(dal blog di Grillo)



Ieri sera ho assistito alla trasmissione del dott. Santoro Michele, Servizio pubblico. Presenti due esponenti parlamentari del M5S, i quali dovevano chiarire i motivi dell’ostruzionismo alla camera su un certo decreto nel quale si prevede, secondo i suddetti esponenti, un “regalo di 7,5 miliardi alle banche” (oltre a una sanatoria edilizia per gli immobili pubblici da alienare).

L’atteggiamento del conduttore della trasmissione nel merito della questione m’è parso eloquente e dice molto della caratura professionale di questi showman sui temi economici. Ad ogni buon conto ha cercato di supplire un giornalista economico de Il Sole 24 ore, il quale però, pur dicendo delle cose sostanzialmente esatte, non è riuscito a essere chiaro, come spesso accade allorquando si tratta di questioni di vile denaro.

Non era difficile spiegare, in breve, quanto è successo con il decreto 30 nov. 2013 convertito in legge ieri, e però ho la sensazione che pochi telespettatori (nel paese di don Matteo, 29% di share) abbiano effettivamente compreso il meccanismo del decreto, tantomeno per come hanno esposto la cosa gli esponenti del M5S. Tento di fare un po’ meglio.



Banche e assicurazioni, soprattutto Intesa e Unicredit, sono titolari di quote importanti di Bankitalia [*]. La capitalizzazione di queste quote è pari a 156.000 euro. Con il decreto famigerato, si tratta di aumentare il valore delle quote azionarie della Banca d’Italia, portandole da 156mila a 7,5 miliardi di euro. E fin qui non si tratta, ancora, di soldi veri. Sennonché di queste quote rivalutate le banche e le società interessate hanno l’obbligo di non detenerne più del 3 per cento (in questo modo si riequilibrano le quote tra i partecipanti!), il resto viene acquistato dalla Banca d’Italia che poi potrà rivendere a certi operatori [**]. Naturalmente Bankitalia dovrà versare, alle banche che cedono le quote superiori al 3%, i relativi valori rivalutati! Ed è appunto a questo punto che le quote diventano soldini veri che passano da Bankitalia alle banche (che assumano la forma di semplici scritture contabili o zecchini d'oro, poco importa).

È poi vero che banche e assicurazioni pagheranno delle imposte (scopo del governo è bilanciare le mancate entrate della seconda rata dell'Imu), ma su un regalo del genere chiunque sarebbe disposto a pagare le imposte, per quanto esose.

Da notare, aspetto non secondario, che le banche e società interessate alla “rivalutazione”, quando hanno versato in origine i famigerati 300 milioni (oggi 156mila euro), non erano società private, bensì enti finanziari di rilevanza pubblica [***].

Il gioco del Gatto e la Volpe, laddove Pinocchio, cioè i babbei, siamo noi.

N.B. : nel post, per semplificare, non ho tenuto conto dei dividendi annuali che i detentori delle quote percepiranno. L'interesse sulle quote è stato stabilito nel 6%, una follia per delle azioni senza alcun rischio!



[*] Di seguito i principali enti e le relative quote: Intesa Sanpaolo S.p.A. 91.035 (pari al 30%); UniCredit S.p.A. 66.342 (pari al 22 per cento); Assicurazioni Generali S.p.A. 19.000 (pari al 6 per cento); Cassa di Risparmio in Bologna S.p.A. 18.602; INPS 15.000; Banca Carige S.p.A. - Cassa di Risparmio di Genova e Imperia 11.869; Banca Nazionale del Lavoro S.p.A. 8.500; Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. 7.500; Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli S.p.A. 6.300; Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza S.p.A. 6.094; Cassa di Risparmio di Firenze S.p.A. 5.656; Fondiaria - SAI S.p.A. 4.000; Allianz Società per Azioni 4.000; Banco Popolare s.c. 3.668; Cassa di Risparmio del Veneto S.p.A. 3.610; eccetera. Ogni quota andava moltiplicata per 0.56 euro pari alle 1.000 lire del 1936. Oggi, dopo 78 anni, va moltiplicata per 25.000, con una rivalutazione di 50mila volte! Nel paese di Barbagianni, vero campo dei miracoli, succede.

[**] La Banca d'Italia, al fine di favorire il rispetto dei limiti di partecipazione al proprio  capitale fissati al comma 5, può acquistare temporaneamente le proprie quote di  partecipazione  e stipulare contratti aventi ad oggetto le  medesime (art. 4 comma 6).


[***] Una parte rilevante e decisiva della legge bancaria del 1936, abrogata nel 1993, ridisegnò l'intero assetto del sistema creditizio nel segno della separazione fra banca e industria e fra credito a breve e a lungo termine, contemplando la vigilanza creditizia e finanziaria; inoltre definì l’attività bancaria funzione di interesse pubblico e concentrò l'azione di vigilanza nell’Ispettorato per la difesa del risparmio e l'esercizio del credito.

5 commenti:

  1. Che ne sarà ora delle 2451,80 tonnellate d'oro (quarta riserva nel mondo!!) proprietà del Popolo Italiano e custodite non si sa dove???

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  2. Usando la funzione "rivalutazione monetaria" dal sito Istat, una cifra di 300 milioni di lire, se supponiamo di partire con quella cifra dal 1947 come previsto dalla funzionalità, al 31/12/2013 la cifra viene rivalutata in ~15 miliardi di lire --> 7.5 milioni di €. Ma facciamo pure che sia il doppio, o 10 volte tanto, cioè 150 miliardi di lire -->77,468,534 €.
    Quella che hanno fatto pare proprio non sia una rivalutazione monetaria.
    La rivalutazione su cosa, allora?
    Per capire.
    Ciao,
    Carlo.

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    1. evidentemente non si tratta di riv. monetaria. anche perché bisogna tener conto che i titolari di quelle quote nel corso dei decenni hanno percepito, sia pure in modesta misura, i dividendi annuali. c'è qualcosa, di là di tutte le ipotesi che si possono fare, sui motivi reali che ci sfugge. nelle prossime settimane mi riprometto, andando indietro di un secolo, di analizzare alcuni aspetti oscuri sulla natura del potere che ci circonda. parlando di tante cose, magari anche di ... gioco d'azzardo. troppe cose non sappiamo, troppe davvero sulla natura di questo potere.

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  3. Mi sbaglio o non c'è in questo decreto anche un meccanismo di scambio: le banche possono ricapitalizzarsi, evitare problemi con i cosiddetti stress-test fatti a livello europeo-il prossimo guarda caso sarà tra poche settimane- e soprattutto continuare a comprare titoli di stato; lo stato, e il governo potranno continuare a fare i loro bollettini di guerra vittoriosi ad ogni asta di titoli di stato perché sono sicuri che ci saranno le banche a comprarli..

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    1. mi pare che al momento non possano avvalersene, ad ogni buon conto il decreto è questo:
      http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2013/11/30/13G00177/sg

      l'unica modifica sostanziale con l'approvazione dell'altro giorno è la quota max che è passata, rispetto al decreto 30-11, dal 5 al 3%

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