martedì 2 settembre 2025

Quando la Russia fallirà


Ci è stato raccontato che la Russia era prossima al default nel 2023, poi nel 2024 e ancora nel 2025. Sicuramente lo sarà nel 2026, o al più tardi nel 2027. Del resto anche Putin è moribondo a causa delle più svariate e gravi patologie. Con questo non voglio dire che Mosca se la passi bene.

Qualcuno che crede di essere spiritoso e di sapere come funziona il capitalismo, sostiene che per mettere in ginocchio la Russia è sufficiente tagliargli le esportazioni di idrocarburi. Anche dei carboidrati, soggiungo.

A chi vende Mosca il proprio gas e petrolio? Praticamente a tutti, anche all’Italia, ma specialmente Francia, Spagna e Belgio. Che magari poi riesportano in Germania. Non è da escludere che a Bruxelles si scaldino in parte col gas russo.

Abbiamo presente quell’oca starnazzante di Macron, che vuole inviare truppe europee a morire per Zelenskyj? Almeno fino all’inizio di quest’anno la Francia era il maggior importatore europeo di gas naturale liquefatto (GNL) russo, per un valore di 2,68 miliardi di dollari.

Secondo i dati del Centro per la ricerca sull’energia e l’aria pulita (CREA), al 29 maggio 2025 la Russia aveva generato oltre 883 miliardi di euro in esportazioni di combustibili fossili dall’inizio della guerra, di cui 209 miliardi di euro provenienti dagli Stati membri dell’UE.

Da quando l’Ucraina ha sospeso all’inizio di quest’anno il gasdotto Bratstvo, che riforniva l’Europa dalla Russia attraverso il territorio ucraino, l’Europa si è rivolta alla Turchia, con TurkStream, che attraversa il Mar Nero ed è operativo dal 2020. Nel periodo gennaio-febbraio 2025, le importazioni di gas russo in Europa, instradate attraverso la Turchia, sono aumentate del 26,77% rispetto al volume dell’anno scorso.

Oltre alle vendite dirette, la Russia può contare sui ricavi derivanti dalla raffinazione del petrolio: in Turchia e in India, le raffinerie lavorano il petrolio greggio russo sanzionato, a volte miscelato con petrolio proveniente da un’altra fonte, per rivenderlo ai paesi dell’UE. Una scappatoia che consente il riciclaggio di questo petrolio sanzionato da parte di un paese terzo.

La Francia è anche un importante consumatore di fertilizzanti russi. Dall’inizio del conflitto, le importazioni di questi fertilizzanti sono aumentate dell’86%, passando da 402.000 tonnellate nel 2021 a 750.000 nel 2023. L’agricoltura francese dipende dai fertilizzanti russi. Ma allora ci prendono in giro? Certo.

Una prova? Dal sito ufficiale dell’Unione Europea: «L’UE eliminerà gradualmente le importazioni di petrolio e gas dalla Russia entro la fine del 2027, in base a una proposta legislativa presentata oggi [giugno 2025] dalla Commissione europea». Quando i cosiddetti leader europei s’incontrano tra loro, si danno di gomito e ridono a crepapelle.

Mosca è il terzo produttore e il secondo esportatore di petrolio greggio al mondo. Vende soprattutto a Cina ed India, due potenze con una popolazione che assomma al 36% di quella mondiale. Un dato sul quale si riflette assai poco.

Un discorso a parte merita l’uranio, che vede protagoniste la Nigeria e la Georgia (ma guarda un po’). La Nigeria ha deciso di nazionalizzare l’estrazione dell’uranio del gruppo nucleare francese Orano, con evidente scorno della Francia e soddisfazione di Russia e Cina. La Georgia, che detiene alcune delle maggiori riserve di uranio della regione, ha annunciato ufficialmente la vendita delle sue riserve, in particolare alla Russia. C’è bisogno che a Tbilisi la gente scenda in piazza con le bandiere della UE.

E il debito pubblico russo? Il rapporto debito/PIL si aggirava intorno al 16-17% prima del 2022 e ha registrato una diminuzione fino al 16,4% nel 2024.

Quando si parla di debito pubblico, mi viene in mente quello italiano, ovviamente, ma anche quello statunitense non scherza. Nel mese di agosto, il debito pubblico degli Stati Uniti, in rapporto al PIL, ha superato il livello più alto raggiunto dall’inizio del XX secolo, considerando che nel 1945 era al 106% (Congressional Budget Office - CBO).

L’ammontare del debito americano oggi ammonta a più di 37.000 miliardi di dollari, ovvero il 130% del PIL. Solo dieci anni fa era circa la metà 18.176 miliardi di dollari, con un rapporto del 101,4%. Il governo degli Stati Uniti sta ora spendendo più per il pagamento degli interessi che per la difesa (la “difesa” più cospicua del mondo).

Queste cifre sono così enormi da essere vertiginose. Per darvi un’idea della situazione: ogni cinque mesi, gli Stati Uniti aumentano il loro debito di altri 1.000 miliardi di dollari; ogni anno, aggiungono due terzi del debito pubblico italiano, accumulato in cinquant’anni!

Scrive sempre il CBO, un ente indipendente: «Il debito pubblico, alimentato da ampi deficit, raggiungerà il livello più alto di sempre nel 2029 (misurato in percentuale del prodotto interno lordo) e continuerà a crescere, raggiungendo il 156% del PIL nel 2055. È destinato ad aumentare anche in seguito». Senza dire del debito privato ...

Quanto al deficit: «rimarrà elevato rispetto agli standard storici nei prossimi 30 anni, raggiungendo il 7,3% del PIL nel 2055».

È normale che un paese s’indebiti, soprattutto dopo una crisi economica o dopo una guerra. Ad esempio, dopo le guerre napoleoniche, il debito della Gran Bretagna era pari al 300% del suo PIL. Ma per un paese dove si prevede una crescita economica nei prossimi tre decenni più lenta rispetto a quella degli ultimi tre decenni, e con una crescita demografica che sarà più lenta nei prossimi 30 anni rispetto agli ultimi 30, più che della Russia mi occuperei della crisi americana.

Nei prossimi 25 anni, il principale fattore trainante dell’aumento della spesa federale a lungo termine sarà l’invecchiamento della popolazione americana, poiché il numero di persone di 65 anni o più aumenterà molto più rapidamente della popolazione in età lavorativa, determinando un aumento della spesa per i programmi per i pensionati. Mal comune mezzo gaudio dicono a Roma.

«Su base pro capite, il sistema sanitario statunitense è il più costoso tra gli altri paesi ricchi. Eppure, i risultati sanitari americani non sono generalmente migliori di quelli dei nostri pari e, in alcuni casi, sono peggiori, anche in ambiti come l’aspettativa di vita, la mortalità infantile, l’asma e il diabete.»

Notare che la spesa sanitaria italiana pro capite è inferiore alla media e appena superiore a quella coreana. 

9 commenti:

  1. Avessimo avuto a livello delle singole nazioni e soprattutto di UE una classe politica degna di questo nome, con tutti i difetti possibili ma impegnata a difendere gli interessi nazionali non si sarebbe arrivati alla guerra, si sarebbe preteso il rispetto dei trattati di Minsk, si sarebbe arrivati a un accordo con la Russia e imposto lo scioglimento delle formazioni neonaziste (*), si sarebbe esclusa a priori l'Ucraina dalla NATO, lavorando piuttosto a una reale integrazione nella UE secondo le procedure normali, magari pretendendo il rispetto delle minoranze linguistiche (anzi, no, dal momento che gli stessi requisiti sono pesantemente violati dai baltici).
    Invece i nostri politici hanno scelto di seguire gli ordini, fino a fare il gesto disperato del marito che si evira per far dispetto alla moglie.
    Temo che finirà che compreremo a caro prezzo il petrolio russo dagli USA.

    (*) Cinicamente spero che ne eliminino molti in guerra, perché sono convinto che alla fine della stessa ce li ritroveremo in casa e non saranno ospiti educati.

    RispondiElimina
  2. Bel post. I freddi numeri dicono come al solito molto di più della realtà oggettiva.
    E a proposito di numeri, per quanto riguarda la storia del Pil mi chiedevo: è possibile che è proprio il Pil (se non il solo parametro certamente uno dei più importanti) la vera causa che determina la politica guerrafondaia degli States?
    Ossia, questi non hanno altra via che depredare le ricchezze altrui per mantenere il loro drogato sistema economico e sociale.
    F. G

    RispondiElimina
  3. https://energiaoltre.it/perche-francia-e-belgio-non-sostengono-il-divieto-sul-gas-russo-richiesto-dallue/

    RispondiElimina
  4. ChatGPT5 : Ecco una rappresentazione grafica del valore delle importazioni statunitensi da parte della Russia di materiale nucleare e servizi connessi (soprattutto combustibile, uranio arricchito ed eventualmente plutonio, come catturato dal codice doganale HS 284420 o equivalenti):Importazioni USA da Russia – Materiale nucleare & servizi
    (dati in milioni di USD)

    2021 ──■─ 645.5
    2022 ───■── 829.8
    2023 ───■── ~800†
    2024 ───■ 624.0

    2021: circa 645,5 milioni USD di importazioni da Russia (HS 284420) di materiale nucleare, probabilmente principalmente uranio arricchito
    rusi.org
    .

    2022: circa 829,8 milioni USD, con anche importazioni per circa 70 milioni USD nei primi mesi del 2023 prima delle restrizioni
    rusi.org
    .

    2023: stimate intorno a 800 milioni USD, considerando la continuazione delle forniture tramite autorizzazioni speciali nonostante l’embargo, e tenendo conto che il valore totale stimato per l’energia nucleare e tecnologia fu di circa 900 milioni USD
    Tortoise Media
    OSW Ośrodek Studiów Wschodnich
    .

    2024: le importazioni sono diminuite a 624 milioni USD (335 tonnellate di uranio arricchito) secondo i dati di Comtrade Analisi

    Il valore delle importazioni è aumentato tra il 2021 e il 2022, per poi calare significativamente nel 2024.

    Questa tendenza riflette le crescenti restrizioni politiche ed economiche (es. embargo USA, divieti russi), ma anche un cambio nelle esigenze di approvvigionamento.

    In termini percentuali, nel 2023 circa il 27 % dell’arricchimento di uranio negli USA è stato fornito dalla Russia, mentre il peso dell’arricchimento totale estero era intorno al 72 %
    World Nuclear News
    Atlantic Council
    .

    📅 Contestualizzazione temporale

    A maggio 2024 è stata approvata la Prohibiting Russian Uranium Imports Act, ma con possibilità di deroga fino al 2028, permettendo ai fornitori statali russi (es. Rosatom / TENEX) di continuare a fornire su licenza
    Wikipedia
    OSW Ośrodek Studiów Wschodnich
    .

    Nonostante il divieto ufficiale, la fornitura è continuata, grazie a licenze speciali sia dal Governo USA che da quello russo
    OSW Ośrodek Studiów Wschodnich
    Atlantic Council
    .

    🧭 In conclusione

    Le importazioni statunitensi di materiale nucleare e servizi correlati dalla Russia si attestano tra 600 e 830 milioni USD nell’ultimo quinquennio, con un picco nel 2022 e una diminuzione nel 2024. La persistenza di tali flussi, anche dopo sanzioni e divieti, indica la dipendenza strutturale a breve termine degli USA verso fonti russe per l’uranio arricchito.

    Se desideri una rappresentazione visiva più sofisticata (grafico a linee o barre) o dati più dettagliati per categorie specifiche (es. plutonio vs LEU, SWU ecc.), posso cercarli ed elaborarli ulteriormente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. grazie. è un ottimo esempio di come stanno le cose. del resto la vicenda dei dazi con la Cina è la controprova. Possono fare gli sbruffoni prepotenti contro la UE.

      Elimina
  5. A seguito di un incontro trilaterale a Pechino tra Vladimir
    Putin, il presidente cinese Xi Jinping e il presidente
    mongolo Ukhnaagiin Khürelsükh, è stato annunciato
    (dall'amministratore delegato di Gazprom, Alexei Miller)
    che Russia, Cina e Mongolia hanno firmato un
    memorandum "legalmente vincolante" per la costruzione
    di due gasdotti: Siberian Power-2 e Eastern Union (un
    gasdotto di transito attraverso la Mongolia).

    La Russia si impegna a fornire alla Cina fino a 50
    miliardi di metri cubi di gas all'anno attraverso la
    Mongolia, utilizzando le risorse della Siberia occidentale.
    La Cina ha assunto impegni a lungo termine per
    l'acquisto di gas russo attraverso le nuove rotte e sta già
    aumentando immediatamente i volumi di importazione
    attraverso il gasdotto Siberian Force da 38 a 44 miliardi
    di metri cubi all'anno.

    Per la Mongolia, l'accordo non promette solo entrate dal
    transito, ma anche la prospettiva di una gassificazione
    interna: sono previsti gasdotti per le città di Ulaanbaatar,
    Choibalsan e Saynshand.

    Secondo stime preliminari, il costo di costruzione del
    Siberian Force-2 oscilla tra i 10 e i 14 miliardi di dollari e
    il volume totale degli investimenti privati ​​e statali cinesi
    potrebbe raggiungere il 40% del costo totale.

    La costruzione del Siberian Force-2 è oggetto di
    discussione tra Cina e Russia da diversi anni. I negoziati,
    da un lato, hanno subito un'accelerazione durante la
    guerra in Ucraina, quando l'Europa ha quasi smesso di
    acquistare gas russo tramite gasdotto e la Cina è stata
    considerata un acquirente alternativo. Dall'altro, Mosca e
    Pechino non sono riuscite a concordare sul prezzo del
    gas a causa delle richieste cinesi di ulteriori sconti, quindi
    l'inizio della costruzione del Siberian Power 2 è stato
    rinviato più volte.
    E finalmente è arrivata la svolta tanto attesa. Alexei
    Miller ha dichiarato che il progetto Siberian Power 2 sarà
    il più grande, ambizioso e ad alta intensità di capitale al
    mondo nel settore del gas.
    Alex

    RispondiElimina
    Risposte
    1. https://www.qualenergia.it/articoli/russia-cina-siglato-accordo-nuovo-gasdotto/

      Elimina