mercoledì 13 luglio 2022

Non dire che le donne ...


Nessuna politica sarà mai all’altezza di ciò che chiediamo come libertà vivibile. La libertà non può essere votata, decretata ed elargita, ma vissuta attraverso le azioni di cui siamo capaci in ogni momento, e arriva fino al livello delle nostre disillusioni. Per questo motivo non rispetto nulla che emani dalla politica politicante, né nulla che pretenda di poter parlare per gli altri, e perciò mi astengo dal dire che cosa fare.

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Il 12 luglio 1907 Qiu Jin (Chiu Chin) fu arrestata e decapitata pubblicamente tre giorni dopo per aver preso parte alla rivolta per rovesciare la dinastia Qing. Non aveva 32 anni. Cinque anni dopo, la Cina diventerà una repubblica.

È stata una rivoluzionaria, poetessa e femminista cinese.

Nacque l’8 novembre 1875 a Xiamen (provincia del Fujian), con la Cina in pieno fermento pre-rivoluzionario e quando le società segrete abbondavano. Di famiglia agiata avrebbe potuto accontentarsi di condurre l’esistenza di una donna cinese tradizionale, sottomessa e docile, legata mani e piedi a 21 anni da un matrimonio forzato. Si libererà da queste catene quando deciderà di prendere in mano il suo destino.

La sua erudita madre le insegnava letteratura e poesia, Qiu Jin scriveva i suoi primi versi quando aveva 11 anni, partecipava alle lezioni di arti marziali dei suoi fratelli, imparando a maneggiare la spada e il bastone, così come l’equitazione. Allo stesso tempo, ha fatto le prime esperienze di femminismo partecipando a un gruppo di discussione di “donne progressiste”.

Sposata a figlio di un proprietario d’immobili che conobbe solo il giorno del suo matrimonio e che definirà “senza scrupoli e senza istruzione”, lo pianterà, con i loro due figli, per andare a studiare in Giappone in un’università riservata alle donne. Troverà il denaro necessario per il suo viaggio vendendo il suo guardaroba lussuoso e i suoi gioielli.

Vestita da uomo, con una spada alla cintura, si unì alla società segreta repubblicana Guangfuhui, dove fece campagna per la cacciata dei Manciù e degli occidentali dalla Cina, quindi per i diritti civili ed economici alle donne. Questo infastidì le autorità giapponesi che trovano gli studenti cinesi troppo irrequieti.

Nel 1905 incontra Sun Yat-sen, il padre della Cina moderna e uno dei più importanti rivoluzionari cinesi, e diventa membro della Tongmenghui.

Tornata in Cina nel 1906, trovò lavoro come insegnante in una scuola per ragazze, dove incoraggiò le giovani studentesse a studiare e lavorare, al fine di ottenere l’indipendenza finanziaria. Non sorprende che fu rapidamente licenziata. Imperterrita, si recò a Shanghai per fondare, insieme a un’altra famosa poetessa, Xu Zihua, il Chinese Women’s Journal, in cui invitava le donne cinesi a liberarsi dalla gabbia sociale e familiare.

Le sedicenti autorità dopo due numeri sospesero la pubblicazione. Tornò nella sua città natale per assumere la direzione di una scuola sportiva fondata da uno dei suoi cugini, anche lui rivoluzionario, Xu Xilin. La scuola funge in realtà da copertura per reclutare e addestrare militarmente gli insorti, pronti a intraprendere un’azione armata.

Organizza un incontro di tutte le società segrete della regione in un monastero di monache (!), e guida un’insurrezione armata congiunta nelle province di Zhejiang e Anhui. Suo cugino Xu Xilin viene tradito e arrestato. Sotto tortura, rivela l’entità della rivolta.

Qiu Jin, rinchiusa nella prigione femminile di Shaoxing dove è torturata, rifiuta di confessare e non scrive nulla, se non la breve poesia Vento e pioggia d’autunno, muoio di profonda tristezza.

L’etica di Qiu Jin è espressa nel suo poema più famoso, Non dire che le donne non hanno la stoffa degli eroi.

Qiu Jin è celebrata in Cina come una grande poetessa,  rivoluzionaria intemerata e pioniera del movimento femminista cinese. Una sua statua è stata eretta sulle rive del Lago dell’Ovest, nel centro storico della città di Hangzhou. Viene da chiedersi se Qiu Jin fosse vivente oggi nella Cina di Xi Jinping e combattesse per gli stessi diritti e libertà, come verrebbe accolta. 

4 commenti:

  1. Non la conosco personalmente, purtroppo, ma mi piace pensare che lei abbia gli occhi a mandorla. Mentre leggevo le vicende di Qiu Jin immaginavo lei vestita da uomo con la spada alla cintura pronta a sbudellare ipocriti e parassiti. Eh l'immaginazione è fuori controllo. La saluto

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    1. per quanto riguarda gli occhi ha quasi indovinato. possiedo tre spade, ma sono giapponesi (katana). Sono un dono, non le ho mai brandite. nonostante la mia permalosità, sono una persona molto pacifica e (dicono) di grande compagnia. saluti

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  2. Ogni posto di potere della RPC è occupato da maschi, perciò troverebbe abbastanza opposizione. Si impara sempre qualcosa su queste pagine e imparare distingue l'uomo dal dimaius salvinus. Una curiosità: le monache erano buddiste o cattoliche?
    Pietro

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