giovedì 12 agosto 2021

Sempre a favore di vento

 

Povero Durigon, con quella stazza e quel nome (veneto) è diventato un bersaglio ideale per gli antifascisti di un giorno solo. Chi avrebbe immaginato che un esponente di un partito che ha nel cuore e simbolo il richiamo a Mussolini potesse diventare sottosegretario di un governo Draghi?

Nel frattempo è successo anche di peggio: l’ex segretario della gioventù neofascista e poi segretario del partito neofascista italiano divenne vicepremier e ministro degli Esteri, poi presidente della camera dei deputati. Chissà, un giorno non lontano vedremo la prima donna presidente del consiglio dei ministri, per esempio la presidente del partito del nostalgico Durigon, la presidente del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei, la quale sostiene di avere un rapporto “sereno” con il fascismo, alla stregua di un dispositivo intrauterino.

I nomi delle vie, dei luoghi, sono una pura indicazione geografica? Non pare proprio se sono passati solo tre anni da quando l’assemblea capitolina diede il via libera all’intitolazione di una strada per Almirante, votata anche dai consiglieri M5S. Il Pd era assente, come sempre in questi casi. Si era opposta la comunità ebraica esprimendo il proprio sdegno. La sindaca Raggi intervenne e annunciò una mozione che impediva l’intitolazione di strade ad esponenti del fascismo o persone che si siano esposte con idee antisemite o razziali. Lo scandalo è che ci sia voluta una mozione di tal genere!

Ci riproveranno, ce la faranno. Odonimi di fascisti sono dappertutto.

Ricordiamo che il sindaco di Salò l’anno scorso respinse una mozione che chiedeva di togliere la cittadinanza onoraria a tale Mussolini Benito con la seguente motivazione: “lunico modo per debellare l’ideologia sbagliata del fascismo è dimostrare con i fatti che la nostra idea di Stato, liberale e democratico, è quella giusta”, definendo la “mozione strumentale e anacronistica”. Forse la mozione era strumentale, ma liquidare l’ideologia fascista come “sbagliata”, da debellare come fosse la peronospora, rivela superficialità e una certa coda di paglia.

Il primo governo Mussolini piacque anche a Croce, che incoraggiò Gentile ad entrarvi, e ancora dopo il delitto Matteotti sarà sempre Croce in Senato a votare la fiducia al governo. In Italia il ripensamento circa l’adesione al fascismo verrà poi, per gradi, anche con molto ritardo, e con molti distinguo. Per molti, troppi, non è mai arrivato e non arriverà.

Nel dopoguerra sarebbe bastato un codicillo di poche righe perché dalla toponomastica sparissero i nomi di gerarchi e collaborazionisti fascisti. Non lo fece l’arti 4 della legge Scelba (circoscritto poi dalla decisione della corte cost. nel 1956), né fu fatto poi. Troppo presi a gonfiare il petto il 25 aprile.

Nel settembre 2017 fu approvato dalla Camera e poi passò al Senato il progetto di legge di iniziativa popolare che prevedeva l’introduzione dell’art. 293-bis del Codice penale, ossia della norma contro la propaganda e la diffusione di messaggi inneggianti a fascismo e nazismo e la vendita e produzione di oggetti con simboli fascisti e nazisti. Più saputo nulla.

Ci sono vie e perfino una piazza intestate a Italo Balbo, che non è stato solo un “trasvolatore”, bensì squadrista della prima ora e quadrumviro del Partito nazionale fascista. E vi sono ancora delle vie intitolate al criminale di guerra Rodolfo Graziani, e ad altri gerarchi e criminali fascisti. E a Mussolini stesso!

L’Italia è ancora divisa e alle prese con queste bagatelle. È l’Italia nostalgica, un po’ fascista ma anche un po’ antifascista, sempre secondo bisogno, sempre a favore di vento.


5 commenti:

  1. Se ne fossi capace - avessi cioè elevate competenze storiche e una notevole indole narrativa - proverei, tentando di emulare Philip k. Dick, di scrivere una storia parallela dell'Italia, qualora Mussolini non fosse entrato in guerra e, come Franco per la Spagna, fosse rimasto al suo posto fino alla morte; e ci fossero ancora i Savoia e tutto il resto: sinceramente, a parte questa intelaiatura, avrei una seria difficoltà a narrare come si sarebbero comportati gli italiani, se sarebbe nata una resistenza capace di sollevare il regime, oppure il regime sarebbe imploso diventando più o meno quello che è ora, con altri simboli e altra carta su cui giurare "nel nome del popolo".

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    1. Mussolini come è noto era tenuto in grande considerazione e non solo in Inghilterra

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  2. Durigon (che è della Lega, non di FdI) è di Latina con quel cognome per la semplice ragione che i suoi nonni furono dep... trasferiti a Latina negli anni trenta per fare bracciantato. Non è strano, anzi è comprensibile che quella comunità abbia mantenuto nostalgie, sublimate dal fatto che i discendenti la terra mica la lavorano. A loro pare che il fascismo abbia fatto una grande opera, bonificando le paludi e creando lavoro. Non penso abbiano letto Pasolini, che come sai è un mio idolo: le Opere del Regime non sono Opere del Regime. Sono soltanto Opere che il Regime non può non fare. Le fa, naturalmente, nel modo peggiore (e in questo senso la Democrazia Cristiana non si distingue dagli altri Regimi) ma, ripeto, non può non farle. Qualsiasi governo in Italia verso la fine degli anni trenta avrebbe bonificato le paludi pontine: il Regime Fascista ha elencato tale bonifica, di comune amministrazione, tra le proprie opere.
    Ciò detto, se qualche fascista di Latina mi obiettasse che la Repubblica affida i lavori pubblici alla famiglia Benetton (altro nome veneto), confesso che mi metterebbe in difficoltà, perché così si dimostra che ci sono opere che un regime può non fare.

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    1. Errore orrore, Durigon è della Lega, ma come assomiglia ai camerati quando fa di queste sparate. Nell'alba lo confuso, per via della stazza, con Crosetto, ma devo ammettere che non frequento quei giri politici (né altri).
      Anche le bonifiche qui nel basso Veneto sono attribuite al Regime, in realtà e parlo con cognizione di causa, iniziarono prima e furono interrotte dal primo conflitto.

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  3. C'è un "filo nero" nella storia d'Italia: Sarzana 1921, fascismo, Genova 1960, strategia della tensione 1968-1980, Napoli e poi Genova 2001.

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