Sul Domenicale di oggi leggo una recensione all’ultimo saggio di Mario Capanna contenuto in un volume dal titolo: Parlamento mondiale. Perché l’umanità sopravviva. La recensione è a firma di Armando Torno, che a causa della sua posizione di classe non sa porre obiezioni solide alla tesi sostenuta dal recensito nel suo scritto.
Capanna propone la costituzione di un parlamento mondiale basato sul principio che “ciò che riguarda tutti deve essere deciso da tutti”. Bellissimo slogan che mi ricorda la giovinezza. Un’assemblea di 1.000 esponenti, uno per ogni 7 milioni di abitanti del pianeta, dice Mario. Come proponente immagino ambisca a ricoprire uno degli 8-9 seggi che sarebbero assegnati all’Italia.
Se la proposta di Capanna è questa, dobbiamo immaginare un parlamento mondiale in cui la Cina avrebbe il maggior numero di seggi rispetto ad altri paesi presi singolarmente, seguita ad un passo dall’India. Non è una novità che i due paesi non si amino e non solo per ragioni di confine. Come numero di seggi da far valere l’India sarebbe incalzata a non molta distanza dal Bangladesh e dal Pakistan, che mi pare siano paesi inclini all’islamismo.
Resterebbe poi da vedere come la Russia e gli Stati Uniti d’America, soprattutto questi ultimi, accetterebbero di far parte di un simile concesso con una rappresentanza percentualmente stabilita sulla base del mero numero di abitanti, quasi alla pari per esempio dell’Indonesia o del Brasile. Insomma, gli Usa dovrebbero barattare il più potente esercito e la più importante borsa valori del mondo con circa il 5 per cento dei seggi. Neanche dopo aver svuotate due bottiglie di Chardonnay mi verrebbe in mente una cosa del genere.
Capanna, leggo nella recensione, cita “il Papa e non testi di economia marxista”, e ciò personalmente non mi sorprende, sulla scorta di una breve ma esaustiva conversazione in quel di Milano Marittima nell’agosto del 1994 alla presentazione di un suo librino. Scrive l’ex parlamentare che chi “rifiuta tale proposta ha il dovere di proporre un’alternativa”. Più che giusto, così avremo all’incirca miliardi di singole proposte alternative.
Leggo sempre nella recensione del Torno che Capanna ha posto in esergo al suo saggio una frase attribuita ad Albert Einstein: “I problemi non possono essere risolti allo stesso livello di pensiero che gli ha generati”. Ogni epoca si pone solo i problemi che può risolvere, questo va da sé, non ci voleva un Nobel.
Non si tratta semplicemente di “pensiero”, di mentalità, di motivazioni di tal specie, care a uno spirito critico troppo unilaterale, in senso borghese, per essere davvero critico. L’umanità è giunta precisamente al punto in cui non è più possibile risolvere nessuno dei grandi problemi senza tener in debita considerazione quello che sta in capo a tutti.
Si tratta invece della realtà storica concreta, laddove qualsiasi proposta, vuoi nel modo di Mario Capanna o in un altro, deve fare necessariamente i conti con gli attuali rapporti di forza, vale a dire i rapporti di produzione e di scambio, di relazione tra Stati antagonisti, eccetera.
Il punto vero di discussione non può essere eluso: come superare l’attuale modo di produzione e il riformismo politico, questo buono a produrre leggi che si accumulano alle precedenti, ma non a risolvere e nemmeno a impostare correttamente i grandi problemi del presidente e quelli che si prospettano già per domani.
L’alternativa non può uscire dal cilindro di un singolo soggetto, quasi si tratti d’una specie di mago, né può essere discussa e stabilita a tavolino da un qualsiasi consesso, per quanto largo, indipendente e nutrito di buoni propositi. L’alternativa può darsi solo in divenire, come lavoro di costruzione di un nuovo mondo a cui s’adoperi l’umanità intera, come superamento reale dei rapporti di sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Dunque non sarà una faccenda parlamentare e dei relativi decreti legge.
l'ONU, uno vale uno, è stata eliminata.
RispondiEliminavale il vecchio concetto: "le azioni non si contano, si pesano".
è sempre stato così, non è stato eliminato nulla
Eliminaè stato eliminato un tentativo di cambiamento
EliminaSarò visionario ma tutto questo è successo dopo il discorso di Greta Tumberg alle Nazioni Unite, è successa la pandemia e adesso la guerra, qualcuno o qualcuni ha deciso che piuttosto che affrontare i temi degli ecologisti meglio creare un casino indescrivibile e fin anche una bella guerra e così guerra è stata.
RispondiElimina