Fin dalle epoche più remote, l’uomo ha guardato il cielo chiedendosi: chi sarà il primo miliardario ad andare nello spazio? L’attesa ora è finita. Jeff Bezos di Amazon e Richard Branson di Virgin sono in gara nella corsa allo spazio del 21° secolo.
Non importa che 250 milioni di persone in più vivano in condizioni di estrema povertà rispetto all’inizio del 2020, secondo la Banca Mondiale, o che 1,5 miliardi di schiavi abbiano perso la maggior parte o tutto il loro reddito lo scorso anno.
Quale momento migliore per due uomini di investire miliardi di dollari per lanciarsi nello spazio (in realtà, un volo suborbitale) per impressionare gli azionisti e divertirsi un po’? Uno strato sostanziale dell’aristocrazia e di utili idioti concorda senza ironia.
In una recente asta, uno sfigato ha pagato 29,7 milioni di dollari un biglietto per salire a bordo del volo Blue Origin di Bezos.
Il Wall Street Journal ha raccontato com’è andata l’avvincente e assolutamente straziante gara d’asta: la base è stata aperta 4,9 milioni, le offerte sono aumentate rapidamente a 10 milioni, poi quattro partecipanti si sono sfidati fino a raggiungere 28 milioni. Una commissione del 6% viene aggiunta all’offerta vincente, portando il costo finale a 29,7 milioni. Blue Origin ha dichiarato che 7.600 offerenti provenienti da 159 paesi si sono registrati per l’evento.
Questa gente, che sfrutta il lavoro di milioni di schiavi, a cui è concesso legalmente di evadere o eludere le imposte, ha buoni motivi per andare nello spazio. Bezos ha spiegato di cosa si tratta realmente in un’intervista del 2019:
«Mandiamo cose nello spazio, ma sono tutte fatte sulla Terra. Alla fine sarà molto più economico e semplice realizzare cose davvero complicate, come microprocessori e tutto il resto, nello spazio e poi rispedire quegli oggetti fabbricati altamente complessi sulla Terra, in modo da non avere le grandi fabbriche e le industrie che generano inquinamento che fanno quelle cose ora sulla Terra. E la Terra può essere suddivisa in zone residenziali».
Bezos progetta di aprire fabbriche e altro sul lato opposto della Luna, dove nessuno potrà ficcare il naso. Un giorno sulla Luna è l’equivalente di 27 giorni qui sulla Terra, pertanto un suo schiavo sarebbe pagato per 8 ore pur lavorandone 216.
Auguriamogli che il viaggio sia di sola andata.
No. Condivido tutto fino al finale. Nessuno schiavo lavorerà né 8 né 216 ore. L'obiettivo è fare proprio a meno degli schiavi. Capisco che questo apra problemi non facilmente risolvibili. Il primo problema (1) è ideologico: occorre ammettere che Marx questo non l'aveva previsto. Ma converrai che sì, questo è doloroso, ma ci saranno dolori più grandi. Infatti, il secondo e terzo problema sono:
RispondiElimina(2) Eliminato il lavoro umano e i relativi salari, chi e come pagherà i beni e i servizi? E questo fa rabbrividire.
(3) Che se ne faranno di 7 miliardi di disoccupati?
E questo, se permetti, è raggelante.
Ci potrebbe però anche essere un punto ulteriore:
(4) Che faranno i 7 miliardi di disoccupati? Le risposte possibili sono molte, alcune delle quali rivoluzionarie.
No, il capitalismo senza salariati non esiste.
EliminaMarx l'aveva ben previsto che il rapporto tra capitale costante e quello variabile si sarebbe risolto con la riduzione al minimo di quest'ultimo. è il centro della sua analisi.
i prossimi 2-3 decenni ci daranno la risposta. probabile che non ci sarò, ma tu ricordati di me.
Da nessuna parte è scritto che io ti sopravviverò. Invece, in molti testi scientifici è scritto che le relazioni tra quantità e valori hanno significatività entro un certo range. E' facile esemplificare portandoci al limite. Supponi che una grande azienda automobilistica (lascio perdere le web companies, che renderebbero la mia tesi troppo facile)si riduca a poche decine di dipendenti, tutti supervisori del funzionamento dei robot. E' chiaro che, in linea puramente aritmetica, saresti ancora in grado di calcolare il plusvalore. Tuttavia, sia il tasso che la cifra assoluta sarebbero assolutamente fuori scala, anche perché con ogni probabilità verrebbe a perdere di significato il concetto di salario di sussistenza: infatti, all'azienda non farebbe né caldo né freddo pagare ciascun dipendente un milione al mese. Quanto al declino del tasso di profitto, credo che anche quello perderebbe completamente di significato pratico, perché non innescherebbe alcuna azione del capitalista. Se uno dei ben pagati dipendenti gli presentasse i dati sul declino, probabilmente verrebbe licenziato per aver perso tempo, e sostituito con un robot.
EliminaL'imperialismo, fase suprema del capitalismo. Ma tutti a guardare la luna e non il dito (medio?)
RispondiEliminaimperialismo non più con obiettivi squisitamente geopolitici ma numeri, dati, scienza, quello che ieri scrivevi mito è la nuova scienza (necessariamente opposta a Vico) da occupare e monopolizzare con tuttii i mezzi, pure le mascherine. baci in bocca
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