lunedì 5 aprile 2021

Non solo vaccini

 

Quello dei vaccini è solo un aspetto, importantissimo per noi tutti in questo frangente, di una guerra più vasta con obiettivi strategici ed economici diversi. Mi sembra evidente non appena ci togliamo le dita che ogni giorno ci ficcano negli occhi, vuoi con il caso Naval’nyj o del più modesto Biot, eccetera.

Washington ha come obiettivo strategico fondamentale quello di sempre: divide et impera. Lo scopo è dividere l’Europa dalla Russia (o dalla Cina), non solo da quella di Putin, ma dalla Russia in ogni caso.

La posta in gioco è molto alta e questa volta il casus belli si chiama gas. La Germania, di là delle dichiarazioni formali sulle sanzioni alla Russia, non si sta comportando secondo i desideri di Washington sulla faccenda del gas russo e del relativo gasdotto Nord Stream 2 (ne ho scritto altre volte). Trump s’è dimostrato un mollaccione su questa faccenda.

Trattative sono ora in corso: lo dimostra la faccenda della lettera e la conversazione telefonica tra il ministro delle finanze federale Scholz e il segretario al Tesoro Yellen di inizio anno. La Germania offre soldi agli Stati Uniti per il suo GNL in cambio del via libera al completamento di Nord Stream 2.

Si tratta solo di un diversivo, gli Usa puntano ad altro e trovano sponde nelle quinte colonne presenti sia in Germania che a Bruxelles come altrove.

Il Nord Stream 2 dovrebbe rifornire la Germania aggirando, in parte, l’Ucraina. Ecco perché quest’ultima è diventata centrale nella contesa, non solo sul gas, tra Usa e Russia.

Un passo indietro: la UE ha fatto da mediatrice a Berlino a dicembre 2019 per il contratto quinquennale tra Russia e Ucraina, ossia tra le due compagnie energetiche nazionali Gazprom e Naftogaz, per il transito di gas russo inviato in Europa attraverso il territorio ucraino. Il contratto garantisce all’Ucraina più di 7 miliardi di dollari per il transito di 65 miliardi di metri cubi il primo anno, e 40 miliardi per ciascuno dei quattro anni successivi.

Nel 2018 le forniture sono state pari a 86,8 miliardi di metri cubi, sul totale di 200 miliardi di esportazioni russe di gas all’Europa (quasi 60 solo alla Germania). Nord Stream 2 consentirebbe a Mosca di trasportare verso la Germania altri 55 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno. Non bruscolini.

Contrari alla realizzazione del Nord Stream sono anche quei paesi appartenenti al “Blocco di Visegrad”, ossia Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Polonia. I primi tre hanno una dipendenza dalle importazioni russe che si attesta tra l’80% e il 90% e che vedono quindi nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento anche un mezzo per ridurre la propria dipendenza dalla Russia.

In marzo c’è stato un certo avvicendamento di truppe che ha interessato 4mila soldati russi al confine con l’Ucraina. Mamma mia. E questo è stato sufficiente la scorsa settimana perché il comando europeo delle forze armate statunitensi innalzasse il livello di allerta da “una possibile crisi” a una “crisi potenzialmente imminente”.

Non solo: il segretario alla Difesa, il sempre sorridente generale Lloyd James Austin III, già comandante nell’Iraq occupato, ha avuto un lungo colloquio telefonico col suo omologo ucraino, Andrei Taran, al quale ha assicurato che Washington non lascerà sola l’Ucraina in caso di escalation dell’aggressione russa.

Questo il comunicato ufficiale, ma è probabile che lo abbia invitato ad intensificare le provocazioni ucraine nel Donbass. L’obiettivo della strategia Usa resta quello d’impedire con ogni mezzo il completamento del gasdotto Nord Stream 2. Non è un caso che navi da guerra, sottomarini e aeroplani pattuglino l’area del metanodotto mettendo in scena continue provocazioni e colpiscano con pesanti sanzioni le ditte occidentali che vi operano.

Personalmente non ho particolari simpatie per la Russia e tantomeno per Putin, ma riguardo agli interessi strategici dell’Europa mi pare chiaro che gli Usa puntano a sabotarli. Ci troviamo tra l’incudine e il martello, metafora frusta ma pertinente. La domanda che dovremmo porci è: fino a che punto gli Usa sono pronti ad agire in questo e in altri modi per riaffermare e mantenere la propria declinante supremazia sul pianeta?


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