sabato 17 aprile 2021

I maiali di Keynes e quelli di Wilson


L’annuncio dato dal lord John Maynard Keynes del suo fidanzamento con Lydia Lopokova, una delle stelle del Ballet Russes di Djagilev, lasciò stupiti i suoi amici del Gruppo di Bloomsbury. John fino ad allora aveva coltivato solo amicizie maschili e il suo più grande amore, negli anni di Cambridge, era stato Duncan Grant, che sarà poi amante dapprima dello scrittore Lytton Strachey e poi compagno di Vanessa Stephen (una relazione platonica e intellettuale), sorella di Virginia Woolf, entrambe componenti di quel sodalizio. La notizia di quel fidanzamento deve aver stupito ancor più gli aderenti della Società degli Apostoli (erano dodici, compreso Keynes), che “della loro omosessualità avevano fatto una bandiera di libertà”.

No, non ci siamo, questo è un blog serissimo, perciò riparto dell’inizio della storia. Quanto premesso aveva solo il maldestro scopo di catturare l’attenzione di qualche lettore curioso sfuggito all’estinzione del tardo antropocene. 

*

Avevo incontrato Melchior alcuni decenni or sono, per poi dimenticarmene. Luogo dell’incontro una raccolta di scritti di Keynes edita da Einaudi nel 1951. Alcuni giorni or sono, riponendo nella mia libreria Le conseguenze economiche della pace, mi ha attratto un librino posto al suo fianco, un’edizione dal titolo Le mie prime convinzioni, per i tipi dell’Adelphi. Raccoglie due brevi scritti di Keynes, in uno dei quali compare quel Melchior incontrato nel volume einaudiano (*).

Si tratta di uno scritto che, per esplicita richiesta del suo stesso Autore, fu edito solo dopo la sua morte. Avendo frequentato un certo numero di opere di Keynes, ritengo che Melchior, un nemico sconfitto, rappresenti una delle cose più felici uscite dalla sua penna, forse perché destinata a un ristretto cerchio di amici e non alla pubblicazione immediata.

È imperdibile, per esempio, la descrizione del maresciallo Foch, ritratto come un pio cattolico, “una specie di contadino francese”, con i baffi ispidi e la dentiera. Un omino, questo Foch, che fa tutto di buon orario: si alza, mangia e si corica molto presto.

Memorabili, per Keynes e i suoi compagni che seguirono nello stesso treno il Foch diretto a Treviri per incontrare la delegazione tedesca, furono le interminabili partite di bridge. Ecco come il gentleman inglese descrive l’arrivo della delegazione tedesca:

Erzberger, grasso e disgustoso nel suo cappotto di pelliccia, percorse la banchina diretto alla carrozza del Maresciallo. Con lui c’erano un generale e un capitano della marina con la croce di ferro al collo e una straordinaria somiglianza, per volto e corporatura, con il maiale di Alice nel paese delle meraviglie. Tutti insieme corrispondevano perfettamente all’immagine tradizionale che si ha degli unni. Quella razza è assai penalizzata dal proprio aspetto fisico. Chissà che non sia stata questa la vera causa della guerra!

In quel tempo in Germania si moriva letteralmente di fame, la malnutrizione e la miseria favorivano il diffondersi esiziale della influenza “spagnola”. Le autorità francesi infine si dichiararono non contrarie affinché la Germania si rifornisse di derrate alimentari all’estero; avevano sancito, nero su bianco nelle ripetute riscritture dell’armistizio, che i pagamenti di quelle merci non potevano essere effettuati usando oro, titoli esteri o altre disponibilità liquide. Tali valori dovevano restare congelati in vista delle riparazioni destinate agli Alleati.

Tuttavia tale posizione intransigente creava dei problemi agli Alleati stessi. Per esempio, gli americani dovevano far fronte alla sovrapproduzione di carne di maiale. Keynes, nel suo ruolo di rappresentante finanziario britannico in seno al Supremo Consiglio Economico presso la Conferenza di Parigi, inviò a tale riguardo un suo rapporto al cancelliere dello scacchiere:

«Gli americani hanno proposto che si riversino sulla Germania i grandi stock di pancetta di bassa qualità in nostro possesso, e li si rimpiazzi con stock più freschi e vendibili. Dal punto di vista alimentare sarebbe chiaramente un buon affare per noi».

Si temeva, sottolineava Keynes, che la Germania, finito l’embargo nei confronti dei paesi neutrali, dato per imminente, potesse “rifornirsi di grassi su scala molto generosa”.

A riguardo del presidente Wilson, scrive Keynes, egli “è stato molto eloquente circa la necessità di un’azione tempestiva” al fine di evitare che la Germania cadesse preda del “bolscevismo”. In realtà, scrive ancora il lord inglese, “a ispirare le sue parole sono le abbondanti e costose scorte di carne di maiale, da scaricare a ogni costo su qualcuno, nemici o alleati che siano”.

Un’ennesima dimostrazione, di ieri, di oggi e di domani, della considerazione che la classe dominante ha del “popolo”, cioè di quelle plebi che sono poi chiamate “ad esprimere col loro voto” da chi vogliono essere ingannate.

Quanto al Melchior, consiglio di leggere che cosa ne racconta Keynes di prima mano.


Sopra l'edizione Einaudi.
In basso la presunta prima traduzione in italiano.

(*) Nel volumetto edito da Adephi, si afferma che dei due scritti keynesiani, il primo, Melchior, un nemico sconfitto, “fu tradotto in italiano oltre cinquant’anni fa e incluso, con il titolo Dr. Melchior, nella raccolata di scritti di Keynes Politici ed economisti”; il secondo, Le mie prime convinzioni, che dà il titolo al volumetto stesso, “viene qui tradotto per la prima volta”. Non è così. Entrambi gli scritti keynesiani furono pubblicati nel volume einaudiano Politici ed economisti. Osservo che nell’edizione di Adelphi sono stati operati, rispetto all’edizione einaudiana, dei tagli al testo non segnalati. 

3 commenti:

  1. Credo che psicologi, sociologi e affini non amino troppo il termine "cattiveria", considerandolo impreciso e infantile. Invece a me pare che sia una categoria molto utile. E' endemica in Inghilterra, specie nella upper class, ma non solo. Consiste nella totale atrofia della capacità di provare simpatia, pur mantenendosi in certi soggetti capacità empatiche. Keynes è uno cattivo, uno dei tanti.
    I keynesiani, invece, sono semplicemente coglioni. E non parliamo dei neokeynesiani, per i quali manca una definizione acconcia.

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    1. la cattiveria inglese l'ho sperimentata sulla mia pelle (anche in senso letterale).
      leggi cosa scrive sugli ebrei il buon Keynes nello scritto di cui parlo.

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    2. Ogni tua indicazione bibliografica è un ordine.

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