Non è un fotomontaggio
«Vivremo abbastanza a lungo per vedere
una rivoluzione politica? Noi, i contemporanei di questi tedeschi? Amico mio,
lei crede ciò che desidera»,
scriveva Arnold Ruge a Marx, nel marzo 1843; e cinque anni più tardi questa
rivoluzione c’era. È questo solo un esempio dell’inconsapevolezza storica che,
alimentata sempre più riccamente da
cause similari, produce atemporalmente i medesimi effetti (*).
Questo
estratto dalla lettera di Ruge a Marx è stato riproposto da Guy Debord in
esergo all’VIII capitolo de La società
dello spettacolo (dicembre 1967). Sei mesi più tardi sopraggiunse in
Francia il movimento delle occupazioni, il più grande momento di sconquasso
sociale dopo la Comune di Parigi, con il più grande sciopero generale che abbia
mai fermato l’economia in un paese industriale avanzato, e il primo sciopero
generale selvaggio della storia. Fu quello il culmine, almeno in Francia, di un
cambio d’epoca, ma non segnò una rivoluzione politica nel senso
auspicato dall’”ebreuccio tedesco”, dato il quadro internazionale e i rapporti
di classe interni alla Francia d’allora. De Gaulle, furbescamente, indisse
nuove elezioni e in buona sostanza furono accolte quelle rivendicazioni che
parevano di grande sostanza senza esserlo davvero.
Scrivevo
all’esordio di questo blog, sette anni or sono:
La
quantità di tutto ciò che questa società ci impone e ci infligge ha già
superato la soglia oltre la quale ogni equilibrio faticosamente costruito viene
rotto con violenza. Marx ha scritto che ogni epoca si pone solo i problemi che
può risolvere, e questo è vero; e oggi siamo giunti precisamente al punto in
cui non è più possibile risolverne nessuno senza risolverli tutti.
*
Mi chiedo se oggi, nel 2017, rischiamo di recitare la stessa parte di Lenin il mattino del 7 novembre 1917, quando, salito su un tram camuffato da operaio, chiese alla bigliettaia perché mai sull’automezzo non vi fosse nessuno. No, non c’è il rischio che la bigliettaia ci risponda: “Tu sei uno strano operaio, che non sa che oggi è il giorno della rivoluzione”.
Le
Borse festeggiano nuovi record, e tuttavia la storia procede per paradossi e
improvvisi colpi di scena. È solo questione di tempo.
(*)
«Wir werden eine politische Revolution
erleben? wir, die Zeitgenossen dieser Deutschen? Mein Freund, Sie glauben was
Sie wünschen.» La cosa strana è che sia nella lettera di Marx a Ruge del 25
gennaio e sia in quella del 13 marzo di una simile domanda non c’è traccia.
-->
Nessun commento:
Posta un commento