“Non perdere con i peccatori l’anima mia, né
la mia vita con i sanguinari, che hanno le mani lorde di delitto e la destra
piena di guadagni” (Salmo 26, 9 -10)
“Il predatore è la figura centrale del
mercato capitalista globalizzato, la sua avidità ne è il motore. Il predatore
accumula denaro, annienta lo Stato, distrugge la natura e gli esseri umani,
corrompe gli agenti di cui ha bisogno fra i popoli che domina e crea sulla
terra paradisi fiscali riservati al suo uso esclusivo” (Jean Ziegler, La privatizzazione del mondo. Predoni,
predatori e mercenari del mercato globale, il Saggiatore, pag. 17).
*
La
crisi economica degli anni 1930 rivelò, ancora una volta, le contraddizioni
immanenti al modo di produzione capitalistico e segnatamente i difetti del
sistema liberista. Negli USA e in Gran Bretagna fu adottato il sistema ad
economia mista, più tardi rafforzato da politiche keynesiane. Tuttavia solo il
secondo conflitto mondiale creò le condizioni per uscire dalla grande
depressione. Nel dopoguerra, il sistema misto, esteso ai paesi dell’Europa
occidentale, tra i quali l’Italia, si mostrò adatto a rispondere alle esigenze
della ricostruzione, e rispose in parte alle istanze di equità e giustizia presenti nella società fin dalla metà del secolo precedente. Questo fu il
merito storico del riformismo.
Non
dobbiamo stupire se papa Francesco appare ai più come un Pontefice
socialisteggiante. Un fenomeno tutt’altro che nuovo. Già in passato il
liberismo e le sue disastrose conseguenze, la mancanza di etica e di rispetto
per la dignità e la centralità dell’uomo, avevano creato le condizioni perché da
parte della Chiesa fossero mosse delle critiche, specialmente nell’Enciclica Quadragesimo Anno (1931) di Pio XI, il
quale nel denunciare che “alla libera concorrenza” era “succeduta l’egemonia
economica”, di tutto può essere accusato tranne di essere un socialista.
Rinfresco
la memoria. Achille Ambrogio Damiano Ratti ebbe modo di scrivere: “… e in primo luogo quello che ferisce gli
occhi è che ai nostri tempi non vi ha solo concentrazione della ricchezza ma
l’accumularsi altresì di una potenza enorme, di una dispotica padronanza,
dell’economia in mano a pochi, e questi sovente neppure proprietari, ma solo
depositari e amministratori del capitale di cui essi dispongono a loro grado e
piacimento. Questo potere diviene più che mai dispotico in quelli che, tenendo
in pugno il denaro, la fanno da padroni, dominano il credito e padroneggiano i
prestiti; onde sono in qualche modo i distributori del sangue stesso, di cui
vive l’organismo economico e hanno in mano, per così dire, l’anima
dell’economia; sicchè nessuno, contro la loro volontà, potrebbe nemmeno
respirare. Una tale concentrazione di forze e di potere, che è quasi la nota
specifica dell’economia contemporanea, è il frutto natura di quella sfrenata
libertà di concorrenza che lascia sopravvivere solo i più forti, cioè, spesso i
più violenti nella lotta e i meno curanti della coscienza”.
Francesco appare ai più come un Pontefice socialisteggiante
RispondiElimina"appare" solo ai fessi , che purtroppo sono sempre la maggioranza , e noi siamo in "democrazia"
ws
Nel Ratti sono chiaramente designati gli stereotipi per l'individuazione di capri espiatori che, una volta "sacrificati", tutto ritorna bel bello come prima, con l'economia del buon padrone e del servo contento. Non è un caso che, in quegli anni, l'antisemitismo trovò la sua maggiore applicazione, individuando nella figura dell'ebreo strozzino affama popoli il colpevole della crisi economica imperante. Ma il buon vecchio Marx ci ha insegnato che incolpare i "cattivi" capitalisti e magari anche linciarli non elimina affatto le contraddizioni del sistema economico e produttivo capitalistico, giacché il capitale è un processo «un determinato rapporto di produzione sociale, appartenente a una determinata formazione storica della società» Libro III
RispondiEliminachiaro, dai preti che cosa puoi aspettarti?
Elimina"un determinato rapporto di produzione sociale" che produce (dis)umanità a sua immagine e somiglianza: parole sante......
EliminaMolto pertinente il commento qui sopra di Luca Massaro. La diffidenza della Chiesa verso il capitalismo è tutt'uno con la diffidenza verso le idee liberali, che fino a qualche decennio fa venivano fatte risalire direttamente alla Rivoluzione Francese. Condire questi giudizi con l'antisemitismo -quello duro, dei gesuiti- veniva facile come mettere l'olio nell'insalata. Oggi il Gesuita in Capo si vergogna di queste contaminazioni, e preferisce spingere un po' su quell'ipocrita mischione che passa sotto il nome di "dottrina sociale della Chiesa".
RispondiEliminaLa verità è che la Chiesa è stata presa di sorpresa dalla rivoluzione industriale, e dopo 200 anni non è ancora in grado di dare risposte.
Visto che alla base c'è che "la Proprietà Privata è un Diritto Naturale"(Reum Novarum), le critiche servono a poco se si combatte la disuguaglianza con la Carità.
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