giovedì 7 agosto 2014

Quaquaraquà



Manca la domanda, nel senso che non c’è chi compra. Da un lato perché si sono tagliate pensioni e salari, dall’altro perché più di due automobili, una lavastoviglie, due televisori e tre pasti al giorno non si può. Il nodo, dunque, è il capitalismo: si produce più di quanto i salari possano acquistare, si producono cose che non servono laddove si vogliono vendere. Inutile lambiccarsi sui decimali di Pil in più o in meno. Negli anni del cosiddetto boom economico, cioè tra i Cinquanta e i Sessanta, le esportazioni crescevano ad un ritmo del 15 per cento l’anno, neanche la Cina di oggi riesce a fare tanto. In dieci anni (1958-1967) quintuplicarono le vendite degli elettrodomestici. Oggi le lavatrici non le vendi più perché il mercato è saturo, e chi ha necessità di cambiare un elettrodomestico, dato il reddito medio, ci pensa molte volte prima di decidersi, e lo fa a credito. Non ci resta altra strada che quella dell’export, ma bisogna avere prezzi e qualità competitivi. I prezzi delle merci non sono competitivi perché l’operaio italiano lavori poco (è quello che lavora di più in Europa) e i salari siano troppo alti (sono tra i più bassi dell’occidente), bensì perché manca un’adeguata innovazione (cioè investimenti: gli Agnelli, per fare un nome, preferiscono investire all'estero e le banche concedere credito in Ungheria o Ucraina, ma anche comprare Bot) in macchine, attrezzature, formazione, ricerca e infrastrutture (comprese quelle civili) e perché sono troppo alte le tasse e gli oneri sul lavoro. Tasse che servono per mantenere in piedi, per esempio, quel carrozzone di 33mila aziende partecipate dagli enti locali (da quanti decenni se ne parla e scrive?), per pagare stipendi pubblici da record mondiale, per pagare pensioni di centinaia di migliaia di euro l’anno, per fare tunnel e dighe che non servono a nulla. Eccetera. E tutto ciò serve ai partiti e a mantenere un’architettura burocratica e istituzionale pletorica e fuori dal tempo. I partiti politici, per loro genetica, sono una mafia anacronistica, un potere che gestisce e mangia soldi pubblici senza dare nulla in cambio, anzi, impedendo qualsiasi seria riforma, poiché ogni riforma seria, radicale e incisiva lede gli interessi di padrini e picciotti. Se ne accorse anche Berlusconi (e di sicilianità se ne intende) che pur con una maggioranza parlamentare assoluta non poteva governare stante i molteplici ostacoli e ricatti frapposti dalla miriade di camarille parlamentari e istituzionali. E pure Renzi, che sta a mischiare le carte con grande affanno, non combinerà nulla di buono per il semplice motivo che è il gioco stesso ad essere truccato, e lui sicuramente non è il cartaro ma solo un quaquaraquà.

11 commenti:

  1. Hai ben focalizzato il paradosso che ci sta mandando tra le braccia della troika. I capitalisti avevano banalmente sbagliato i conti, come sempre, pensando che la "crescita" (il consumismo) potesse non finire mai. Con tale convinzione avevano spinto al massimo la proliferazione degli umanoidi (fare figli) per sfruttare al ribasso il mercato del lavoro (delocalizzazione, scomparsa dei diritti, offerta eccessiva di mano d'opera) ed aumentare i propri profitti. Ma lo sanno anche i bambini che è inutile avere più di due tv in ogni stanza, tre suv a testa e 10 smartphone a cranio. L'umanoide, in fondo, ha solo due occhi due mani due labbra (come cantava Bruno Martino). S'erano anche fatti il conto che una lavatrice si dovesse rompere dopo tre mesi, un frigo dopo sei etc. Ora, nonostante alcuni elettrodomestici (o altri beni di consumo) siano una schifezza, non li si cambia con tale frequenza. Con la crisi, inoltre, stiamo tutti più attenti ad usarli bene e tentiamo di non farli andare mai in pensione. Come hanno invece già fatto Monti e Fornero con gli schiavi.
    Senza contare che informatica e tecnologia stanno rendendo sempre più inutile il lavoratore comunemente detto (schiavo). Ormai "la serva non serve" come diceva Totò.
    Il capitalismo, come scrivi da sempre, è ormai come una vecchia mucca da latte e sta finendo di produrre i suoi frutti (profitti stratosferici). A Napoli si dice " a vacc s'è tirat e zizze" ovvero la mucca ha ritirato le mammelle, non ha più latte, è finita la pacchia.
    I politici saccheggiatori e la classe dirigente ladrona sono solo meri esecutori di questo spartito e, per non rischiare di steccare (perdere elettorato), suonano sempre la stessa musica (rubare-promesse-voto di scambio).
    I ricchi diventeranno sempre più cattivi (per la delusione per i mancati stratosferici profitti) ed i poveri sempre più affamati erosi dai morsi della fame.
    Ma da milionate di coglioni che si vendono per 80 € non ci si poteva aspettare altro.
    I padroni la pensano come Mussolini che diceva «come si fa a non diventare padroni di un paese di servitori?»
    Buona troika a tutti.
    Ciao.

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    1. ma non era mussolini che la pensava come i padroni? scherzo, ciao

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    2. Tanto ... invertendo l'ordine dei fattori il prodotto non cambia!
      Buona serata. Ciao cara.

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  2. Danke shon (con 'umlaut', non so riprodurla). Mussolini, se non erro, diceva che governare gli italiani non è impossibile, è inutile.

    Unicredit in Ungheria ma sopratutto in Ucraina non sta molto bene però, oltre a ricomprare il proprio pacchetto obbligazionario disperso.

    Unitamente alle partecipate sarebbe opportuno conoscere quanti dal famoso elenco degli Enti inutili siano stati chiusi (anche quelli virtualmente chiusi con presidente e consiglio sempre a carico - magari sono in tre con zero dipendenti).

    Penso che la corsa al consumo sia stata e sia un'abitudine trasversale: i ricchi di tradizione calvinista - per lo più lombardi - (non sono tantissimi e muoiono anche loro) non sentono la necessità di ostentare alcuno status symbol, auto e Iphone in primis e a iosa : acquistati a credito e con spesa alimentare rimediata al discount (il fenomeno non è nuovo - una volta si diceva 'mantiene l'auto e a casa mangia pane e cipolla' - eravamo agli inizi). I bambini infatti hanno bisogno di molti giocattoli e una possibile futura grave indigenza non penso possa sostituire un lavoro educativo che a questo punto si prospetta 'secolare'. Oltre ai ricchi, anche gli altri - e sono parecchi - si 'incattiviscono' e l'apprezzamento per una qualità di vita diverso non può essere imposto dalla fame o da costrizioni varie, ma risulta da una scelta consapevole (un lustro fa era connaturato).

    Il descritto è oltremodo condivisibile,vagamente caustico e necessariamente parziale, però credo sia permesso ad alcuni dichiarare di poter essere esentati d'ufficio dalla schiera dei consumisti compulsivi (magari anche ignoranti), ci siamo e forse contiamo poco. Tutto bene, però mettersi automaticamente dalla parte giusta mi sembra un facile esercizio,
    sono proletari che sbagliano o cosa sono ? E' tutta classe media deflorata e in crisi d'astinenza ?

    Per quanto riguarda l'indice di natalità, se non ricordo male la curva negativa è da un pezzo che compare nei diagrammi Istat, e confindustria e Chiesa permettendo, i figli li abbiamo messi al mondo quando ci è parso e in modo assolutamente responsabile. Sud a parte, sempre responsabili ma amano le famiglie numerose e una convivialità partecipata.
    Adesso sfruttiamo i figli degli altri.

    Come ho già scritto altre volte, mi è caro che questo tema venga affrontato da chi i figli li ha : nubili/scapoli, impediti e misogini preferirei che si astenessero (come del resto i signori preti : si sposassero prima).
    Giudizi, consigli dietetici e comportamentali, prospettive di vita, single e coppie devono evitarli.

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  3. Dopo la sbornia di ottimismo post elettorale credo che siamo arrivati alla resa dei conti. Qualche avvertimento Renzi lo aveva già avuto dal premier finlandese prima, dal capogruppo ppe tedesco poi. E ieri è arrivata sua maestà Draghi a dire che "è ora che gli stati cedano sovranità" ...

    Il capitale ha come progetto quello che continuare a spolpare il nostro paese comprando a prezzi di saldo quello che ancora si può comprare.

    Il paesaggio sociale lo vedo sempre più drammatico: continueremo a essere spolpati nei nostri diritti, nei nostri redditi, nella nostra dignità.
    Quella che è in corso è una vera e propria guerra, una guerra sociale in cui una classe sta distruggendo un'altra che invece di difendersi o contrattaccare si gira per farsi distruggere meglio.
    A breve vedremo si la vendita delle partecipate ma anche la fine delle risorse per i comuni. Il boccone più appetito saranno i servizi pubblici locali: ovviamente quelli che funzionano meglio.
    Ieri, nei ritagli di tempo, mi sono ripassato la crisi di Cipro: vedremo quanto tempo ci metteremo ad arrivare anche noi da quelle parti....

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  4. Adam Curtis ha fatto un bellissimo documentario mandato in onda dalla BBC nel 2007 IN PRIMA SERATA!!!!! e parlava di queste cose molto bene. io li ho visti tutti, parlava di Hayek e milton friedman, ma i video con sottotitoli sono stati bloccati. ti lascio il link http://ildocumento.it/psicologia/the-trap-fotti-il-tuo-compagno-bbc-2007.html

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  5. A proposito di crisi e altro, si sente spesso dire dagli esperti che la più importante delle ricette per risalire la china è il Made in Italy.
    Sarà, ma se ad esempio i maggiori gruppi manufatturieri hanno il 67% della loro produzione fatta all'estero (dall'ultima ricerca MedioBanca "Dati cumulativi di 2050 società italiane"), quindi l'esportazione non parte manco dall'Italia (il rapporto definisce ciò come "estero su estero"), pure da quel lato non siamo messi benino.
    Vabbuò, siamo proprio dei gufi, le riforme renziane saranno il primo passo per le vere riforme che per aiutare il capitalismo nostrano faranno arretrare i salariati italiani alle tutele degli anni '50, chissà, magari i geni neo-riformatori sperano così di far iniziare un Boom economico vintage.
    Saluti,
    Carlo.

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    1. Ed è appunto quanto sostengo nel post: non siamo competitivi con la produzione nazionale.

      Ma attenzione, le notizie bisogna leggerle bene: le imprese italiane radiografate dal Centro Studi di Mediobanca rappresentano la totalità delle aziende industriali con oltre 500 addetti, che a loro volta esprimono circa il 50% del fatturato della manifattura ed il 57% delle esportazioni. E dunque quel dato del 67% va valutato in questo modo. Infatti, tra il 2010 e il 2013, il 51 per cento delle imprese industriali ha aumentato il fatturato totale e l’andamento sul mercato interno ed estero è stato divergente: il 39 per cento del totale delle unità manifatturiere ha incrementato le vendite sul mercato interno, il 61 per cento su quello estero.

      Guardiamo a questi dati, non recentissimi ma cmq indicativi: nel 2011 l'Italia ha surclassato la Germania per attivo con l'estero nelle macchine per imballaggio, nella refrigerazione commerciale, nella rubinetteria, in varie tipologie di pompe, nelle macchine industriali per i prodotti da forno e la pasta, nelle macchine per la lavorazione del legno, della carta, dei metalli, delle ceramiche e delle pelli, negli yacht, negli elicotteri e nei satelliti aerospaziali, nella grande caldareria, nei laminatoi per metalli, nelle turbine a gas, nonché in numerosi prodotti della siderurgia e dell'industria del l'alluminio.

      È vero poi che una gran parte della manifattura italiana ormai produce stabilmente all'estero. Secondo le statistiche Istat sulle multinazionali italiane all'estero, infatti, nel 2010 le affiliate estere di imprese industriali italiane presentavano un'occupazione totale di quasi 915 mila addetti realizzando quasi 214 miliardi di euro di fatturato, di cui oltre 64 miliardi al netto degli acquisti di beni e servizi. Tutto questo fenomeno non è chiaramente rilevato dagli indici di produzione industriale. Sarebbe interessante sapere quanto Pil manifatturiero si è spostato all'estero negli ultimi anni per avere un'idea più chiara.

      ciao Carlo

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  6. articolo semplicemente perfetto per capire la realtà italiana in modo semplice ma esaustivo: complimenti.

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