Quello che vorrei fare è un appello agli industriali: chi ha i bilanci
in ordine deve fare il possibile per mantenere i livelli occupazionali. Bisogna
salvare il lavoro, non licenziare. Il mio è un appello alla responsabilità
sociale degli imprenditori.
Dopo aver demolito le forme di
tutela del lavoro, tanto a caro prezzo conquistate, queste facce come il culo
fanno appello alla responsabilità sociale dei capitalisti, al loro buon cuore.
Come se i fatti economici avessero a che fare con la giustizia eterna e la
verace morale, e non con il conflitto sociale.
L’ideologia è un processo che è
compiuto da chi pensa con coscienza, ma il punto è che pensa con una falsa
coscienza. Le forze che lo muovono gli rimangono sconosciute, poiché la sua
immagine di quelle forze è apparente o falsa. Egli prende per buono il
materiale del suo pensiero, senza indagare sulla sua origine, il che del resto
gli viene naturale, poiché ogni atto, essendo mediato dal pensiero, gli appare fondato sul pensiero.
L’ideologia, intesa nel suo ruolo
dialettico, non è solo il prodotto dei fatti materiali, viepiù in ultima
istanza di quelli economici, ma agisce a sua volta sull’ambiente e la storia e
finanche sulle proprie cause. È questo, com’è noto, un fatto spesso trascurato,
specie a “sinistra” (quando ancora esisteva). Perciò la lotta ideologica è
importante, fatto anche questo, di conseguenza, trascuratissimo in questa
nostra declinante epoca.
Si è dato ad intendere che la fine
delle ideologie potesse includere la crisi dell’ideologia dominante, e dunque
del conflitto di classe, e proprio quando le classi egemoni celebravano il
proprio trionfo dopo oltre un secolo di lotta senza quartiere contro le pratiche
e le idee che vennero a rappresentarsi come comuniste e dunque emancipatrici
della condizione proletaria.
In realtà è questa sconfitta ideologica
che pesa di più sul piano dei rapporti sociali, più ancora dell’arretramento
della condizione materiale degli sfruttati. Ha vinto il pensiero e la voce del
padrone, mentre ha perso non solo la vulgata marxisteggiante, tanto cara a
certa intellettualità poi migrante presso altre botteghe, ma insieme ad essa sono
state messe in ombra le rivoluzionarie scoperte della scienza marxista, ossia
l’arsenale delle armi dell’emancipazione e della trasformazione sociale. Quelle
stesse armi che avevano per il passato fatto uscire il proletariato dalla
nebbia utopistica fornendogli la base scientifica su cui sviluppare la scienza
della rivoluzione. In altri termini, si è trattato di screditare (non già di confutare)
quella scienza che aveva posto in luce i nessi interni e le leggi di movimento
del modo di produzione capitalistico e della società che lo esprime, dunque la
dimostrazione di come le leggi immanenti a questo sistema creino le condizioni
materiali per il suo superamento e come attraverso la lotta di classe e la
rivoluzione sociale si possano abbreviare “le doglie del parto”.
Si tratta di uscire dal fatalismo,
dalla mera denuncia delle “aberrazioni” dell’uomo, del suo egoismo come causa
del saccheggio e della distruzione delle risorse, del calcolo del loro
esaurirsi e delle politiche assurde dei grandi poteri. E non si tratta di
denunce nuove come si potrebbe credere, ma vecchie come il capitalismo, basta
leggere certe cronache datate alla prima metà dell’Ottocento!
Questi filantropi
dell’umanità e della condizione sociale operaia, come quella ministra che si
appella al buon cuore dei capitalisti, non vogliono vedere come tutto ciò
accada e sia legato essenzialmente ad un dato tipo di economia, e pensano che
tutto si possa risolvere con un predicozzo al senso di responsabilità e con
un’esortazione morale, un appello alla saggezza degli uomini e dunque
innanzitutto a quella dei padroni del mondo. Soprattutto questi moralisti del
cazzo fingono di non capire che i
licenziamenti, la disoccupazione, il pauperismo e la disuguaglianza sociale
sono le condizioni necessarie del capitalismo.
È quella stessa gente che
stigmatizza la lotta di classe quando viene fatta dagli sfruttati, ma collabora
attivamente alla guerra di classe degli sfruttatori.
chi incarna il sistema si pensa senza peccato, senza regime, non capisce lagnanze, non comprende il parlare di autoritarismo, gli vien da ridere e ghignare. O al contrario, lo comprende fin troppo bene, tanto da non volerne nemmeno sentire l'alitosi di verità. Puzza democratica sotto il naso insomma.
RispondiEliminaL'Italia, al di qua delle apparenze, conserva le sue forme clanico-familiste, adesso addirittura promosse a "vero ammortizzatore sociale", dove la prima famiglia è proprio la burocrazia, cioè queste 'teste di cazzo' al governo.
Nell'incertezza dello stato di diritto non c'è più distinzione tra burocrazia e famiglia, ogni politica è superflua, tutto è conflitto d'interesse e la filantropia verso i diseredati, d'obbligo. Tutti qua vogliono fare una "lotta violenta" alla burocrazia senza toccare le famiglie. Amen.
da notare: "chi ha i bilanci in ordine"
Eliminae chi invece s'arrangia con il falso in bilancio, licenzi pure alla faccia dell'art. 1 della costituzione, per dire
infatti.
Eliminama questa ha anche implicitamente ammesso che chi ha i bilanci in ordine (il falso in bilancio in Italia non è disordine) sta in realtà, nonostante questo ordine, licenziando alla grande.
Richiamo alla responsabilità dei capitalisti immediatamente seguito da queste dichiarazioni sull’articolo 18:
RispondiElimina“Ho sempre detto che maggiore flessibilità in entrata e in uscita sia buona e giusta. Il mondo è cambiato e si possono cambiare norme ormai datate.”
Tradotto: possiamo mettere un mitragliatore nelle mani di un serial killer, poi ci appelleremo al suo buon cuore affinché non compia stragi.
E sia chiaro, cari consumatori: che gli 80€ generino “aspettative positive” nel vostro comportamento (qualsiasi cosa voglia dire), altrimenti non potete continuare a lamentarvi.
Schizofrenia pura.
Non che ci si potesse aspettare altro da una delle tante sacerdotesse del Capitale che, pochi mesi fa, dalla chiesa di Confindustria, tuonò contro la “criminalizzazione del profitto.”
P.S.: e a proposito di moralisti del cazzo, questo lo dedichiamo a tutti i facili entusiasmi “de sinistra” sulle c.d. “quote rosa”.
Non sapevate dell’esistenza delle Fornero e delle Guidi?
Qualche tempo fa Il Manifesto citava un meraviglioso passaggio di Paul Lafargue:
RispondiElimina"Quando l’uomo restringe il suo stomaco e la macchina allarga la sua produttività, proprio allora gli economisti ci vengono a predicare la teoria malthusiana, la religione dell’astinenza e il dogma del lavoro. Bisognerebbe strappargli la lingua e gettarla ai cani".
Cara Olympe, siamo messi proprio male: "Le leggi della logica razionale non hanno nessun potere sulle folle.
RispondiEliminaLe folle non hanno mai avuto sete di
verità. Dinanzi alle evidenze che a loro dispiacciono, si voltano da
un'altra parte, preferendo deificare l'errore, se questo le seduce.
Chi sa illuderle, può facilmente diventare loro padrone, chi tenta
di disilluderle é sempre loro vittima". G. Le Bon Psicologia delle Masse.
C'è una vignetta di Altan che riassume benissimo tutto ciò: Emozionatemi, sennò mi tocca di PENSARE.
Saluti.
Da incorniciare.
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