mercoledì 1 agosto 2012

Una giustificazione sufficiente

Nelle sue contraddizioni e nelle sue crisi il capitalismo è fallito, ma paradossalmente il suo successo non è mai stato più straordinario come nel momento in cui ha sottomesso sette miliardi di schiavi e l’intero pianeta. Per vincere la concorrenza è bastato dipingere il capitalismo burocratico come la giustificazione legittima del marxismo e il gioco era fatto.

È stato facile ai padroni del mondo, in un ordito di menzogne, riconoscere ai loro schiavi un diritto astratto di possesso, salvo escluderli dal godimento effettivo di ciò che è più prezioso: la vita. L’hanno appaltata in cambio di un’esistenza sempre malsicura, blanditi e spaventarli al bisogno, come bambini resi ubbidienti. La loro esistenza precaria dipende dall’attiva partecipazione all’appropriazione privata della ricchezza sociale da parte di un’infima minoranza.

La stessa organizzazione sociale è legata alle fortune dei proprietari, guai se una banca o una holding dovesse fallire. È una iattura, gli schiavi sono chiamati a concorrere al salvataggio, a tappare le falle. Pena la disoccupazione, la penuria, la disperazione di non farcela. È proprio nell’impossibilità di essere se stessi, di essere finalmente uomini, che questi schiavi autori della loro stessa esclusione trovano sempre una giustificazione sufficiente per sopportare i limiti più o meno stretti assegnati al loro diritto di vivere e alle condizioni imposte.

Alle povere anime comuni che insistono nel cagare dubbi, non ho altro da aggiungere.

7 commenti:

  1. La dittatura etica fallisce perché, ingenuamente, crede che l'uomo sia perfettibile (nel senso voluto dalla dittatura) e basti lavorarci un po' per farne qualcosa di meglio. La dittatura capitalistica ha successo perché ha le idee chiarissime sulla natura servile, anzi irrimediabilmente schiavile, della grande maggioranza degli esseri umani, e ha affinato metodi efficacissimi per sfruttarla a proprio vantaggio.
    mauro

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  2. Tolte le classi ormai superflue, oggi non abbiamo che proletari costretti a vendere la propria forza-lavoro sul mercato mondiale; essi sono separati dalle condizioni della produzione e dai prodotti del loro lavoro; per essi il lavoro non è vita ma un mezzo per procurarsi di che sopravvivere. Se dall'intera giornata di lavoro togliamo il plusvalore, fine ultimo della produzione capitalistica, rimane solo lavoro per sé e per gli altri.

    I rapporti di produzione capitalistici presuppongono come scopo dell'attività umana lo scambio in base al valore e l'appropriazione dei prodotti del lavoro da parte di alcuni a spese di altri; ma se togliamo lo scambio in base al valore rimane la produzione-riproduzione della specie umana come soddisfazione dei bisogni di ogni suo membro. Lavoro sociale e tempo di vita coincideranno per il godimento dell'intera società. L'uomo-società affermerà nello stesso tempo la propria umanità e quella dell'altro uomo, perché il lavoro di ognuno soddisferà i bisogni degli altri così come il bisogno soddisfatto esalterà il contributo differenziato di ogni uomo al lavoro sociale.

    http://www.quinterna.org/pubblicazioni/rivista/12/abolizione_mestieri.htm

    F.G

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  3. Trovo interessanti i tuoi spunti di riflessione, a me pare che nel mondo moderno si sia fatta strada questa grande assurdità socio-economica che tu descrivi, che un grano di follia sia penetrato nella cultura dell’Occidente e che stia dilagando anche nelle altre culture (come il McDonald e la Coca Cola). Non si tratta però soltanto di un movimento economico o sociale, è anche ( e fondamentalmente) un movimento psicologico, è inscritto nelle coscienze di tutti, anche di noi che lo critichiamo (è difficile uscire da questo immenso luna-park, da questo meccanismo infernale del godimento che sarebbe sempre li a portata di mano, basta solo stendere la mano e prenderlo, basta volerlo davvero, basta essere tenaci e non demordere, per il resto non servono particolari abilità, talenti, doti, genio, intelligenza ... il successo che arride a veline, calciatori, tuttologhi che imperversano parlando di tutto senza dire nulla o che non hanno nulla da dire ma lo dicono benissimo, parafrasando Wilde, mestatori di misteri, gente capace di parlare di nulla per ore, la mediocrità eretta a sistema, ..., è sotto gli occhi di tutti, almeno dopo la Fenomenologia di Mike Buongiorno di Umberto Eco).
    Non credo però che tutto questo abbia una regia, non credo sia voluto, che sia un sistema di dominio sulle masse, quelli che tu chiami i “padroni del mondo” ci sono dentro quanto gli altri, desiderano le stesse cose degli altri in un andamento circolare del desiderio (noi desideriamo ciò che riteniamo gli altri abbiano raggiunto, mentre loro continuano a desiderare ciò che noi desideriamo: e Steve Jobs ne è stato l’esempio più eclatante.
    Cosa c’è oltre questo dispositivo perverso del godimento, che fa si che maciniamo le nostre vite a cercare di esaudire i nostri desideri, di cosa possiamo e dobbiamo vivere è difficile persino pensarlo; forse quella che Nietzsche chiama “gioia” potrebbe essere una strada da approfondire ma per arrivarci è necessario sbattere la testa tante volte contro l’assurdità, come la mosca fa contro il vetro.
    Ciao

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    1. Credo anch'io che non ci sia alcuna regia ... la stupidità umana è un motore potentissimo. Può rivoluzionare l'universo. Anzi, può darsi che sia l'essenza dell'universo stesso che lotta per perpetuarsi. Senza la coazione a ripetere tutto finirebbe in un placido nirvana ...
      I padroni del mondo sono schiavi quanto noi, del sistema. Ne beneficiamo ma ne sono intrappolati. Fanno miserabili vite di lusso.
      Questo, naturalmente, non li giustifica in alcun modo. Sono nemici.

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  4. Vorrei ricordare che si è arrivati a questo punto soprattutto grazie al fallimento storico dell'esperienza iniziata con la Rivoluzione d'Ottobre, o meglio quello che è "considerato" il fallimento dato dalla traduzione delle idee di Marx nella realtà pratica iniziato con la Rivoluzione. Il rigetto del cosiddetto "socialismo reale" da parte delle popolazioni che l'hanno vissuto è stata la cosa principale che finora ha messo fuori causa le idee di Marx, mi sembra la spiegazione più logica al di là di considerazioni filosofiche varie. E' una cosa molto complicata ripartire in queste condizioni, già è un miracolo che ci siano ancora persone in vari rami che continuano a portare avanti studi e ragionamenti sulla strada indicata da Marx. Un piccolo esempio dagli USA, l'economista Andrew Kliman che smonta la vulgata sull'inconsistenza interna delle idee di Marx, ad esempio confuta il Teorema di Okishio, con cui l'economista omonimo affermava che la legge della caduta tendenziale del saggio di profitto non potesse essere valida. Il professor Kliman ha confutato questi argomenti per via analitica, ed è tra quelli che cerca di dimostrare che la tendenza alla diminuzione del saggio generale del profitto è alla base della crisi in cui è il capitalismo mondiale. Segnalo un paio di articoli:
    http://www.criticamente.com/marxismo/marxismo_lavori/Kliman_Andrew_-_Se_e_corretto_non_correggetelo.htm";

    http://www.scribd.com/doc/55561766/Il-Movimento-Del-Saggio-Del-Profitto-Secondo-Andrew-Kliman

    Saluti.
    Carlo.

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    1. grazie del contributo Carlo. La legge scoperta da Marx, è una legge di tendenza sulla quale ho scritto l'anno scorso. per es. qui:
      http://diciottobrumaio.blogspot.it/2011/07/diego-fusaro-marx-sconfessato-dalla.html

      se hai delle obiezioni sono qui
      ciao

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