È morto Gore Vidal. Considerava il suo romanzo Creazione come il più riuscito. Penso invece che restino imprescindibili, per chi voglia farsi un’idea – dal punto di vista del romanzo storico – della vicenda americana, i seguenti: L’età dell’oro, Lincoln, Palinsesto, Impero. Veramente dissacrante ed esilarante è In diretta dal Golgota (non so se reperibile ancora in commercio). Gli ultimi libri non mi sono piaciuti molto.
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Sto rivalutando le considerazioni pasoliniane sui guasti provocati dall’istruzione. Ogni persona onesta sa a quale infimo livello sia giunta in generale la scuola e non solo a causa delle innumerevoli riforme ministeriali. Ma questo è un male comune e non ci sarebbe da dolersi più di tanto se non fosse per la formazione di un ceto di degustatori del sapere convenzionale. Per esempio: la concezione tradizionale e la poca voglia di ascoltare attentamente le parole, l’ostinazione nel voler ignorare certe cose e invece innestare la baionetta contro le questioni della forma e del contenuto, e soltanto perché si vuole interpretare la forma come derivante dal greco formos, canestro, con tutte le considerazioni più varie che dal cesto spuntano fuori.
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Un tempo qualsiasi persona, anche la meno informata, quando chiedeva a uno studente universitario quale fosse il proprio indirizzo di studi, capiva subito di cosa si trattava. Ed è ancora così per certi corsi di laurea. E per gli altri? Ci vuole il “mediatore culturale”.
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Ieri, ascoltavo uno degli ultimi squerarioli, forse l’ultimo costruttore artigianale di gondole, Roberto Tramontin. Faceva una considerazione del tipo: quando chiedi a un conoscente che cosa faccia suo figlio, magari ti senti rispondere: si è laureato, adesso è architetto. Bene, e dove lavora? Per il momento … è disoccupato. Sempre ieri, ascoltavo in tv Philippe Daverio, il quale sosteneva che in Italia il rapporto tra architetti e popolazione è 1 : 400. I risultati sono indiscutibilmente visibili.
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Pierre Cardin, il noto sarto di origini trevigiane che ha fatto grande fortuna in Francia e nel mondo, ha deciso di onorare il Veneto e segnatamente Venezia facendo costruire a sue spese – così dice – un “coso”. Ho visto il progetto del manufatto, sovrasterebbe il campanile di San Marco di 140 metri e dovrebbe chiamarsi Palais Lumière, che mi pare un nome proprio consono per Venezia (che ai francesi ha dato molto, come sappiamo). Tra le altre cose posso personalmente confermare che si troverebbe proprio sulla rotta dell’aeroporto e l'Enav pare che proprio per questo non sia d'accordo. C’è già una prima approvazione da parte degli enti interessati e comunque il sarto non demorde e minaccia di portare il suo mastodontico palazzo in Cina. Speriamo. Dice un proverbio molto noto sia a Venezia che a Pechino: quando la merda monta in scanno, o che la puzza o che la fa danno. Quando lo scanno è alto 250 metri è puzza vera e sicuro anche il danno.
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