domenica 5 agosto 2012

Il bue che dice cornuto all'asino

Scrive bene Grillo nel suo blog che “il Sistema” non può ridurre il debito dal lato della spesa parassitaria (fa l’esempio delle pensioni d’oro, ma se ne possono fare molti altri), poiché ciò significherebbe segare il ramo dov’è seduto. Dove sarebbe la notizia? Questa è una presa d’atto antica.

Più che un ramo si tratterebbe di segare l’albero. In Europa, ma anche nel resto del mondo, conoscono bene le “anomalie” della democrazia italiana, basterebbe fare un elenco delle stragi e degli omicidi politici, dei traffici di ogni tipo e della corruzione sistematica. Non è vero che si tratta di episodi di “devianza” istituzionale di singoli settori, di certi apparati e soggetti.

La storia politica dell’Italia è per lunghi tratti la storia criminale dei partiti politici e della loro gestione dello Stato, della loro commistione con poteri di ogni genere, spesso illegali, in cambio di voti, di soldi, di quote di potere, di controllo del territorio, delle risorse e dei flussi di spesa. Della loro intelligenza con potenze straniere. Questa storia, peraltro, si può leggere negli atti delle numerose commissioni parlamentari d’inchiesta, anche se numerosi di essi restano, non per caso, secretati.

C’è ancora, è vero, chi in Italia è convinto che vi siano partiti diversi dagli altri, quantomeno compromessi marginalmente o solo per quanto riguarda specifici episodi di qualche singolo esponente. Se fosse così, bisognerebbe credere che il sistema dei partiti non sia fondamentalmente omogeneo e convergente. La commistione tra politica e criminalità, tra politica e poteri opachi o “deviati”, è un fenomeno provatissimo e peraltro cogente della politica italiana per ragioni strutturali (ne parlo più in là) e di collocazione internazionale.

Ho insistito nel blog sul caso Lusi – con la certezza che molti lettori avranno compreso l’intento – perché esso è emblematico del “sistema”. Dovremmo credere che egli rubava e i responsabili a ogni livello del partito, per anni, non hanno mai sospettato nulla? Dovremmo pensare che i vertici dei partiti sono troppo impegnati sui grandi temi della politica (quali?) per avere tempo e voglia d’interessarsi alle centinaia di milioni di euro di finanziamento pubblico che fluiscono ogni anno nelle loro casse? Su questo il populismo di Grillo troverà sempre brecce enormi.

Nel considerare la storia repubblicana sarebbe tuttavia fuorviante evincere il fenomeno del brigantaggio politico per se stesso e come la semplice risultante di diffusi comportamenti malandrini (la chiamata di correità di Craxi attende dopo vent’anni ancora risposta). Bisogna tener conto, solo per citare a grandi linee, di quanto ha inciso la particolare struttura sociale ed economica (il dualismo nord – sud, per esempio, il conflitto aspro tra le diverse classi sociali) e la posizione strategica del paese nel quadro dell’alleanza atlantica (un capitolo a parte meriterebbe la sudditanza totale agli interessi – non solo geostrategici – anglo-americani).

Su questa generica e lunga premessa sarà interessante tentare – magari più in là – un altro tipo di ragionamento, ossia cercare d’intuire quali potrebbero essere le linee evolutive – e di contrapposizione – della politica italiana (del “Sistema”, per dirla alla Grillo) nella prospettiva del rafforzamento dei poteri degli organismi sovrannazionali europei, con nello sfondo la crisi del debito, dell’apparato produttivo e del processo di valorizzazione. Anche perché questo è uno dei principali motivi della diffidenza – anzitutto tedesca – verso l’Italia.

2 commenti:

  1. Nella recente intervista allo Spiegel Mario Monti inverte l'ordine degli addendi: la diffidenza è degli italiani nei confronti della Germania e dell'euro e ne spiega i motivi. Credo sia la prima volta, sia pure timidamente espressa, che i lettori di quel giornale avvertano una posizione non totalmente consenziente. Ma il risultato non cambia.
    Conscrit

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    1. oh, pensavo fossi ancora in tasmania

      diciamo che a livello di anime comuni la diffidenza è reciproca

      poi viene la diffidenza dei commentatori professionali e, di rincalzo, quella dei blogger (la mia – credo – poggia su tutt'altra questione, come vado ripetendo dal lontano 2010, ossia da quando ho cominciato)

      a un livello più alto, quello dei soldi, la diffidenza è tutta tedesca e a buon motivo, anche se poi con il nostro ragù ci fanno la scarpetta

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