Molti anni fa, in un testo di storia della media superiore, pubblicato da due noti autori, trovai riprodotta la cosiddetta mappa di Yale, o mappa di Vinland, ossia una carta geografica che riproduceva i tre continenti, la Groenlandia e soprattutto il cosiddetto Vinland (situato in America) ben prima (circa 1440) della scoperta colombiana. Un falso clamoroso che ogni tanto viene rilanciato da “studiosi” americani, così come dei professori veneziani rilanciano la vicenda dei fratelli Zen. La domanda che ingenuamente mi ponevo allora era: come poteva succedere che in un diffuso manuale scolastico di storia fosse dato credito a una simile bufala (1)?
Da questo episodio nacque la mia curiosità, poi divenuta passatempo, per le questioni attinenti la più grande scoperta geografica, quella colombiana. In particolare lessi con avidità Ramusio e Pietro di Anghiera, ma non poteva mancare l’interesse per i veri o presunti sbarchi precolombiani nelle Americhe. Su quest’ultimo argomento, così come su tanti altri aspetti affini, insistono le chiacchiere più incredibili che vedono tra gli “scopritori” precolombiani i più disparati navigatori.
Tuttavia se la mappa del Vinland è falsa, non lo è l’approdo attorno all’anno Mille di alcuni navigatori norvegesi, cioè vichinghi, in quella costa americana che appunto chiamarono, nelle loro saghe, Vinland. Essi partirono dalla più grande isola del pianeta, la Groenlandia, che avevano colonizzato alcuni decenni prima favoriti da un clima assai mite. Sulla colonizzazione scandinava della Groenlandia non vi sono dubbi e la documentazione archeologica è assai abbondante. Naturalmente il Vaticano era a conoscenza della colonia scandinava stabilitasi per lungo tempo nell’isola, tanto da inviarvi un proprio vescovo. E forse questo è un fatto non secondario per i successivi sviluppi colombiani, ma in tal caso, preciso, si tratta solo di congetture.
Sull’avventura norrena presso le coste americane si possono leggere molte cose interessanti e notevoli, alcune completamente false o alterate, altre verosimili e probabili, alcune assolutamente sicure. A me piace occuparmi di queste ultime, e quindi darò qualche indizio per i più curiosi sull’unica prova certa, archeologica, della presenza europea nel continente americano prima del 1492.
Il personaggio era nato il penultimo giorno del XIX secolo ed è morto nei primi mesi del 2001. Già avvocato con un proprio studio, abbandonò la professione per dedicarsi all’avventura. Egli e sua moglie, dal 1961, riportarono alla luce a Terranova i resti di un antico insediamento europeo databile attorno al Mille. Il suo nome era Helge Marcus Ingstad. A lui e a sua moglie si deve l’unica prova archeologica e scientifica della presenza europea in America prima di Colombo(2). Resta il fatto che fu quest’ultimo a scoprire (o “inventare”) storicamente il Nuovo Mondo e a stabilire contatti non occasionali con quel continente.
Note:
(1) I veicoli di una prima sistematizzazione del “sapere definitivo” sono rappresentati dalla saggistica d’alta specializzazione, viene poi una manualistica universitaria che costituisce il disciplinare d’uso nella formazione del personale che, infine, provvederà a “normalizzare” tale sapere nell’azione culturale ai diversi livelli di divulgazione. In tal caso i risultati possono essere quelli che ho descritto a proposito della mappa di Yale o il credito acritico accordato ai racconti dei viaggiatori, alle fantasie che si sono mescolate ai ricordi di scoperte reali.
(2) Per chi volesse leggere uno studio critico sulle analisi al radiocarbonio effettuate sui reperti rinvenuti a L'Anse aux Meadows: QUI.
Sul sito del Cicap non ho trovato nulla in merito alla carta del mondo di Piri Reis. Un falso clamoroso pure quello o esiste qualche altra spiegazione plausibile?
RispondiEliminase l'america fosse stata scoperta solo ieri non avremmo il proliferare di tutte queste mappe
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