Non di manco, perché el nostro libero arbitrio non sia spento,
iudico poter essere vero che la fortuna
sia arbitra della metà delle azioni nostre,
ma che etiam lei ne lasci governare
l’altra metà, o presso, a noi.
Nell’inciso del Machiavelli, “o presso”, sta tutta la questione di questo post.
Allo stato delle cose non è presente e attiva alcuna forza capace di produrre un’alternativa sociale praticabile, un cambiamento profondo e globale volto al superamento del modo di produzione (e distribuzione!!) capitalistico. Nel pantano della politica tutto avviene entro le coordinate stabilite e ciò può prefigurare, al massimo, l’aggiustamento di taluni assetti dell’esistente, lasciando al politico di turno solo l’ambizione di essere acquistato al giusto prezzo.
Nel considerare le cose nel loro insieme, bisogna tener conto della rilevanza che può avere l’idea stessa del cambiamento presso le masse psicologicamente disgregate e deprivate di pensiero critico autonomo. Generalmente, nella nostra situazione, si fa passare per cambiamento le stesse cose che propugnano i movimenti di protesta, una mesticanza di trivialità che ignorano ciò che la critica scientifica ha prodotto. Ad ogni effetto, questi movimenti sono al servizio dei padroni del mondo.
Come sappiamo le cause che inducono cambiamenti sociali decisivi sono di tutt’altra natura e coinvolgono le anime comuni e meno comuni, sia per loro espressa volontà o anche in assenza di essa. I sanculotti alla presa della Bastiglia non avevano la minima idea di essere agenti della rivoluzione borghese, mentre la ricca borghesia mercantile e usuraia aveva ben presente il proprio obiettivo che era poi quello di ottenere un riconoscimento politico equivalente al raggiunto potere economico. A tal fine occorreva colpire l'aristocrazia terriera minando le basi del potere fondiario.
In una norma del codice napoleonico – in materia di successione nella proprietà, sia essa mortis causa che inter vivos – si è voluto vedere sancito un principio giuridico che ha di fatto mandato al macero intere biblioteche e mutato radicalmente il corso degli avvenimenti più di quanto non abbia fatto il diuturno lavoro della ghigliottina. Ciò è vero nella misura in cui tale norma è stata il risultato di un processo durato secoli.
Scrive Marx: Come non si può giudicare un uomo dall'idea che egli ha di se stesso, così non si può giudicare una simile epoca di sconvolgimento dalla coscienza che essa ha di se stessa. Noi assistiamo oggi a cambiamenti importanti, agiti dal grande capitale e declinati nel suo linguaggio, come il mercato mondiale, la creazione della fabbrica-mondo, la fine dell’illusione democratica e l’instaurazione di un totalitarismo molto più sofisticato di quanto poteva immaginare la modesta fantasia di Orwell.
Tutto questo e altro ancora è avvenuto in assenza di oppositori e in forza di una certa ragione di vivere. Ci ha fatto comodo ignorare quanto stava accadendo evitando domande, fiduciosi dell’onestà di fondo di questo sistema, ricevendo in cambio il privilegio illusorio dell’opulenza. Una volta eletti consumatori, cittadini del mercato, abbiamo dovuto offrire prova del nostro disprezzo per tutto ciò in cui avevamo creduto e, alcuni, anche lottato. Ed è quindi vero che il mercato ha tolto credito alle ideologie, tranne una, ovviamente.
Sono stati sufficienti pochi decenni perché si passasse dall’apogeo al declino, ma ancora troviamo la forza e i motivi per aggrapparci alle sorti di un sistema che non ci vuole più se non come schiavi di riserva e al quale ancora ci affidiamo per metà e per l’altra all’istinto. Non sarà quindi per nostra volontà che cambieremo tutto questo. Non ora.
Non ora, e quando? voglio dire, che deve succedere di più, oltre al fatto che l'1% della popolazione mondiale, detiene il 50% della ricchezza mondiale.
RispondiEliminaSbaglierò, ma il problema è proprio di voi intellettuali, che in fondo in fondo non volete, non avete una volontà di aggregazione politica, atta ad innestare un processo socio/politico/culturale di classe e per la classe (l'umanità), per rovesciare gli assunti ideologici della produzione capitalistica.
E che era un pazzo Marx, quando nel 1848 scriveva: PROLETARI DI TUTTO IL MONDO, UNITEVI!
E prima ancora: "I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo".
Cordialità.
Un lettore curioso di questo blog.
caro Lettore curioso, sicuro di aver letto bene???
Eliminaun bacio grande grande
E' agghiacciante, ma temo sia proprio così come lei scrive.
RispondiEliminaNon devo più leggere questi suoi post la mattina perchè mi deprimo, meglio a mezzogiorno o nel primo pomeriggio. Così vado al centro commerciale e mi tiro su di morale.
:)
EliminaQuesto "non ora", ci legittima a chiederci "quando"?
RispondiEliminaSecondo me, perlomeno noi occidentali, nonostante la continua depredazione dei diritti e del lavoro, stiamo ancora "troppo" bene.
troviamo la FORZA e i MOTIVI per aggrapparci alle sorti di un sistema che non ci vuole più se non come schiavi di riserva e al quale ancora ci affidiamo per metà e per l’altra all’istinto
Eliminal'istinto, vale a dire la paura
La paura, ciò che non si conosce o ciò che si conosce fin troppo bene.
Elimina"Quando", non è una domanda, ma una provocazione. Forse quando una decina di noi smetterà di ragionarci sopra e userà le stesse armi della borghesia, così come insegnava Rousseau.
Non quando, ma COME!!!
saluti
Tony