giovedì 23 agosto 2012

La raja


Quale strano e misterioso fenomeno ebbe a sperimentare Colombo durante la sua prima traversata atlantica? Come abbiamo visto nel post precedente, il 13 di settembre Colombo annota nel giornale di bordo che al calar della notte gli aghi della bussola deviano a ovest della stella polare, mentre il mattino deviano a est.

Il fenomeno aveva a che fare con la declinazione magnetica, la quale è l’angolo che l’ago calamitato forma, verso est o verso ovest, sotto l’influenza del magnetismo terrestre. In altri termini è l’angolo tra il nord vero e quello magnetico e può variare tra 0° e 180°. In quel giorno le navi di Colombo stavano probabilmente attraversando una zona di declinazione magnetica zero. Gli aghi, non deviati, erano fissi sul polo astronomico. La stella polare, per il suo moto diurno, apparve prima a destra, poi a sinistra del punto indicato.

Il 17 settembre, entrata che fu la flotta nella zona di declinazione ovest, gli aghi ebbero, al crepuscolo, una forte deviazione verso sinistra dovuta al sommarsi della declinazione magnetica occidentale e dello spostamento verso destra della polare. Prima dell’alba, essendosi nel frattempo spostata verso sinistra la polare, l’angolo di deviazione degli aghi naturalmente diminuì. Di giorno in giorno la deviazione degli aghi verso sinistra si accentuava (1).




Occorre ricordare l’altro fenomeno, quello per il quale la stella polare sembra descrivere, nel suo moto apparente diurno, un piccolo cerchio intorno al Polo celeste (2). La maggior parte dei piloti ignorava questo fenomeno noto invece a Colombo, il quale fece rilevare questa stella all’alba, nel momento in cui si trovava più a ovest. La deviazione, senza essere annullata, era così dissimulata.

Vi sono motivi sufficienti per ritenere che Colombo fosse ben cosciente della reale dimensione del fenomeno naturale a cui stava assistendo, pur ignorandone l’essenza, oppure anch’egli ritenne per buono il motivo adotto relativamente allo spostamento apparente della stella polare?

Il fisico Timoteo Bertelli ritenne di poter attribuire a Cristoforo Colombo la scoperta, in sé e per sé, della declinazione e dell'inclinazione magnetica (3). Tuttavia, il fenomeno della declinazione verso oriente era già noto da tempo (4), in particolare nel Mediterraneo, e che la declinazione magnetica non fosse ovunque la stessa si deduce, per esempio, da un atlante da Andrea Bianco, nel 1436.

August Wolkenhauer prima e il geografo Alberto Magnaghi (5) poi, dimostrarono che in questo campo si deve riconoscere il merito a Colombo di aver per primo constatato la declinazione dell’ago verso occidente. Solo che Magnaghi nega che Colombo se ne avvedesse già al primo viaggio, al passaggio della linea agonica, e che solo nella lettera scritta ai sovrani spagnoli nel 1498, al suo terzo viaggio, egli attribuisse il fenomeno alla declinazione magnetica.  Humboldt, Morison, Taviani e altri non sono dello stesso avviso di Magnaghi.

Posto che Colombo fosse già nel primo viaggio ben cosciente del fenomeno magnetico, egli volle giocarlo “politicamente” al suo ritorno. E qui entrano in gioco le bolle papali, le quali avevano lo scopo di dividere il "Nuovo Mondo" con la famosa linea di demarcazione (raja) l’emisfero occidentale tra il Portogallo e la Spagna. Secondo quale criterio? La prima bolla fu redatta il 3 maggio 1493, l’altra, identica, salvo un’aggiunta non di poco conto, il giorno dopo. Perché?

Su questa questione ho raccolto a suo tempo una discreta mole di materiale ma raccontare tutta cosa potrebbe annoiare. Ad ogni modo il rebus delle due bolle Inter cætera si trova risolto nell’opera di Alexander von Humboldt, il celebre scienziato e geografo, dal titolo Examen critique de l’histoire de la géographie du Nouveau Continent, tomo III, pp. 52-54. Di quest’opera è disponibile in italiano una riduzione dal titolo L’invenzione del nuovo mondo, critica della conoscenza geografica, La Nuova Italia, 1992. Naturalmente, come avviene spesso in questi casi, la parte che ci interessa non è stata tradotta (6).

La prima bolla papale Inter Cætera del 3 maggio 1493, attribuisce alla Spagna le isole e terre scoperte da Colombo, pur trovandosi queste a sud della linea della bolla Aeterni Regis (1481). La bolla Eximiæ Devotionis conferma le precedenti concessioni alla Spagna. La bolla Inter Cætera del 4 maggio (7) traccia una linea verticale da polo a polo a 100 leghe dalle Azzorre e dalle isole di Capo Verde, come demarcazione tra le sfere di attribuzione del Portogallo e della Spagna:

… omnes insulas et terras firmas inventas et inveniendas, detectas et detegendas versus occidentem et meridiem fabricando et constituendo unam lineam a polo Arctico scilicet septentrione ad polum Antarcticum scilicet meridiem, sive terre firme et insule invente et inveniende sint versus Indiam aut versus aliam quancunque partem, que linea distet a qualibet insularum, que vulgariter nuncupantur de los Azores et Caboverde, centum leucis versus occidentem et meridiem …

Resta da chiarire la genericità di tale riferimento topografico, data l’ampiezza longitudinale dell’arcipelago (644 chilometri), ossia perché la raja non fu tracciata dalle isole più occidentali. Ed ecco Humboldt darne ragione nel suo Examen, a pagina 54:

Je pense que le motif pour lequel la ligne ne fut pas tirée par les plus occidentales des îles Acores (Florès et Corvo), mais cent lieues à l’ouest, doit être cherché dans les idées de géographie physique de Colomb même l’ai rappelé plusieurs fois l’importance qu’il mettoit à cette raja (bande) où l’on commence à trouver “grand changement dans les étoiles, dans l’aspect de la mer et la température de l’air, où l’aiguille aimantée n’offre aucune variation.

Nella bolla del 3 maggio 1493 non vi è alcuna indicazione circa una linea di demarcazione, mentre questa variante appare – come detto – nella bolla del giorno successivo. Pertanto è da ritenere che la bolla del 3 maggio fosse stata predisposta per tempo, mentre la replica integrata con la clausola della demarcazione fu ovviamente questione dell'ultimo momento.

Scrive ancora a tale riguardo Humboldt:

Ou peut croire que l’amiral a éteé consulté lorsque les monarques catholiques ont demandé au pape de partager l’émisphère occidental du globe entre l’Espagne et le Portugal [Examen, p. 55].

Pertanto, conclude Humbolodt, la ragione per la quale la linea di demarcazione non fu tracciata per la parte più occidentale delle Azzorre, riguarda Colombo, che desiderava fare d’una divisione naturale una divisione politica, laddove aveva notato l’importante variazione magnetica a cento leghe marine dall’isola di Corvo.

La bolla papale di Alessandro Borgia che fissavano la raja a 100 leghe marine dalle Azzorre, ovviamente scontentò i portoghesi che se ne dolsero subito. Lo strumento che concluse i contrasti tra la Spagna e il Portogallo in Atlantico fu il Trattato di Tordesillas (1494), con lo spostamento della linea verticale di demarcazione a 370 leghe a ovest delle Azzorre, motivo per il quale oggi in Brasile non si parla spagnolo. La decisione presa a Tordesillas di fissare un meridiano di demarcazione col mezzo dell’innalzamento di torricelle o di segnalazioni scolpite nelle rupi, fa evincere la bontà di quanto invece proposto l’anno prima da Colombo, ovvero di marcare il confine politico con una divisione naturale. L’impresa, viceversa, mai attuata in realtà, di innalzare con torri e segnali il meridiano deciso dal trattato, fu definita dall’Humboldt, con un’espressione in italiano, “un’impresa da non pigliare a gabbo!”.

(1) Il 30 settembre, avendo probabilmente le caravelle raggiunto la linea di declinazione 7° ovest, Colombo osservò che, al calar della notte, gli aghi deviavano di una quarta a occidente. In quel momento la polare giaceva all’incirca a 3°20’ a est del polo celeste. Quest’angolo, aggiunto ai 7° di declinazione magnetica, dava appunto un totale di poco meno di una quarta, come segnalato da Colombo nel giornale di bordo. All’alba – continua Colombo – gli aghi erano “dritti sulla stella”. Questa si era nel frattempo spostata all’ovest del polo celeste e l’angolo, inizialmente di una quarta, doveva essersi ridotto, ma non annullato. Sennonché la differenza in questa occasione non viene notata e annotata da Colombo, probabilmente perché il terrore si era impadronito dei piloti e gli equipaggi erano inquieti.

(2) Tale cerchio ha un raggio che, agli occhi dell’osservatore, appariva nel 1492 come la base di un angolo di 3°27’ (oggi ha un valore minore).

(3) La declinazione magnetica e la sua variazione nello spazio scoperte da Cristoforo Colombo, in Racc. di doc. e studi pubbl. dalla R. Commissione colombiana pel quarto centenario della scoperta dell'America, IV, 2, Roma 1892.

(4) «Lo sapevano anch'essi, che la bussola declinava dal vero polo del mondo; ed è un pregiudizio, e un pregiudizio grande, e manifesto il credere, che Giorgio Hartman di Norimberga nel 1538 fosse il primo a scuoprire la declinazione della bùssola . Fu il primo a valersi della bussola corretta per costruire quadranti solari; ma prima di lui la declinazione magnetica era stata conosciuta certamente, e conosciuta da gran tempo» (Vincenzo Formaleoni, Saggio sulla nautica antica de’ veneziani, 1783, p. 54).

(5) Incertezze e contrasti delle fonti tradizionali sulle osservazioni attribuite a C. Colombo intorno ai fenomeni della declinazione magnetica, Boll. della Società geografica italiana, X , 1933, pp. 595-641.

(6) Ad ogni buon conto, un accenno alla questione Humboldt l’offre anche in un’altra sua opera, questa edita in almeno due traduzioni italiane: Cosmos, saggio di una descrizione fisica del mondo, Santini, Venezia, 1850, e poi ancora nel 1860 presso Giuseppe Grimaldo, sempre a Venezia, in 4 voll.. Il tipografo Grimaldo, non so quanto inconsapevolmente, indica trattarsi della “prima versione italiana”. In entrambe le edizioni, è d’interesse per il nostro caso la lunga nota n. 291, così come la traduzione di un lungo brano della lettera di Colombo del 1498.

(7) Lavoro fondamentale e molto citato sulla bolla papale di demarcazione è quello di Alfonso Garcia Gallo, Las bulas de Alejanro VI y el ordenamento juridico de la expansion portuguese y castellana en Africa e Indias, Anuario de Historia del Derecho Espagñol, 27-28 [1957-58], pp. 461-829. Per il Trattato di Tordesillas: Jaime Cortesao, Le Traité de Tordesillas et la découvert de l'Amérique. Condition phisiques, sientifiques et économiques qui out influencer la découvert de l'Amérique. In Atti del XXII Congresso Inter. degli americanisti, Roma, 1926, Ist. C. Colombo, Roma 1928, vol. II, pp. 649-683.
 

9 commenti:

  1. Risposte
    1. caro Maestro, il tuo apprezzamento mi ripaga di una fatica non lieve. grazie

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  2. Eccellente. Informazioni e racconto perfetti. Ricordo tutto ciò che ho letto. Cosa rara per il sottoscritto. Grazie per la fatica che hai fatto. Per me ne è valsa la pena. Ciao.

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  3. Ottimo post, blog molto interessante.
    Complimenti.

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  4. Fantastica storia. Questo blog è davvero un luogo di ristoro per la mente, e non di rado un sollievo per lo spirito.
    mauro

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    1. forse no, magari ritornerò sull'argomento con delle varianti sul tema

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  6. Sarebbe interessante racontare con la medesima semplicità e chiarezza tutti i meccanismi dell'economia che ci ha uccisi e che ci ha privati della libertà.
    Non basta solo conoscere "perfettamente" quanto si racconta ma occorre avere il talento del "saper divulgare" ovvero l'arte di saper prendere per mano il lettore e condurlo alla comprensione tenendo alto e vivo il livello di attenzione.
    Facendosi capire allo stesso modo sia da un bimbo quanto da un nonno. Cose difficilissime ma, forse, possibili.
    Di sicuro sono talenti che possiedi.
    Ciao. E grazie ancora di questo bellissimo racconto su Colombo. Lo rileggerò ancora.

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