mercoledì 25 aprile 2012

Hanno solo cambiato casacca



Oggi in molti luoghi e piazze è la giornata della retorica: evviva la retorica se seve a non dimenticare, a ricordare anzitutto la lotta partigiana e anche il fatto non proprio trascurabile che il senso della parola "democrazia" è sfuggito sia a destra che a sinistra, fino a far perdere di senso a questi termini. A ricordarci che in parlamento, per esempio, non ci sono più i comunisti, che pure ebbero un ruolo non secondario nella Resistenza, che non ci sono più i socialisti (prego non venirmi a dire il contrario), e insomma ben che vada ci sono i liberisti a “sinistra”, conservatori e clericali reazionari in tutti i partiti e una buona manica di fascisti variamente riciclati ed etichettati. Anche l'attuale presidente della camera è un ex fascista, anzi l’ex capo dei neofascisti.

Insomma, in molti casi, oggi si celebra l’illusione di una partecipazione alla festa della Liberazione, ridotta troppo spesso a mera consacrazione formale, estetica. La soluzione delle ambiguità della politica è anche la soluzione delle nostre personali ambiguità. Chi dissente realmente da questo stato di cose deve rifiutare ogni tipo di collaborazione, ogni partecipazione dentro le forme stabilite e tollerate dal sistema.

3 commenti:

  1. A volte ritornano! Non mi indignano i discrorsi dei vari politici dalla faccia di bronzo, quello di Monti lo relega a colui che di questa festa può goderne a pieno i suoi frutti, piuttosto il constatare quanto le frasi di questi forsennati al potere abbiano inciso nella mente della gente. Sentire e leggere, da parte della gente comune, che i morti della seconda guerra mondiale, fra Resistenti e fascisti, sono tutti uguali, c'è davvero da prepararsi i bagagli e andare via da questa Italia tetra.

    Buon 25 Aprile cara Olympe.

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  2. Ciao Olympe

    A te e a Luigi devo una risposta. Avevo meditato un po' prima di procedere, avevo anche scritto un saggio che si riferisce all'economia delle varie categorie diversamente sfruttate, ma un articolo di Slavoj Zizek che ho trovato oggi in rete mi è sembrato più che esauriente, dato che io non sono un gran scrittore:

    http://www.internazionale.it/opinioni/slavoj-zizek/2012/02/27/lepoca-delle-rivolte-borghesi/

    Comunque, se volete approfondire l'argomento dal punto di vista meramente economico-teorico vi segnalo l'ultima uscita di Cingolani (senza aver bisogno di ripassare la storia della disputa): "La teoria del valore-lavoro dopo Sraffa";

    in particolar modo l'esempio numerico da pagina 123 e seguenti dove parte da Steedman e lo compara con il suo modello, ma lo estende anche a livello di sistema.

    Dall'altra parte, vi segnalo la pagina seguente:

    http://proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=485

    e anche:

    "La Validitá della Teoria Valore-Lavoro
    e la Tendenza alla Crisi, Raccolta di scritti sulla Temporal Single-System
    Interpretation"

    che troverete sempre in rete.

    Visti i risultati teorici e visti i "risultati" filosofici, non mi resta, fino a ulteriore prova contraria, che accettare il verdetto: a livello di sistema il profitto deriva unicamente dal plusvalore (sia secondo TSSI, sia secondo la "correzione") ma, i lavoratori non sono tutti ugualmente sfruttati e, anzi, alcuni non lo sono affatto;

    e ancor peggio, alcuni lavoratori (sfruttati a loro volta e non) sfruttano gli altri lavoratori;

    dall'altra parte, alcuni lavoratori in determinati periodi sfruttano altri, alcuni in altri periodi possono non essere sfruttati e in periodi diversi sono diversamente sfruttati, come in determinati periodi alcuni non devono neanche essere sfruttati.

    La nostra società non è più stratificata, ma è diversificata: attualmente, vi è una lotta di categorie;

    dall'altra parte, gli unici ad essere sfruttati sempre e comunque sono gli operai dipendenti, ma di grado differente (da fabbrica a fabbrica, da periodo a periodo).

    Per cui, non più "proletari di tutto il mondo unitevi", ma "operai di tutto il mondo, unitevi".

    saluti

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  3. cara Francy hai ragione: la morte è uguale per tutti, ma i morti da vivi non erano tutti uguali, quindi è giusto che la nostra memoria li ricordi nei loro ruoli diversi ed effettivi, per le rispettive responsabilità dirette e indirette.

    perciò un fascista sta bene solo morto

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