Come si fa a speculare su un titolo con la sicurezza di farla franca e anzi di guadagnare un sacco di soldi? Ricapitolo in breve per gli assenti e i distratti, mentre per gli altri ricordo il motto latino: repetitio est mater studiorum.
Uno speculatore (non necessariamente un hegeliano) prende in prestito da un intermediario finanziario delle azioni di una società che sa che caleranno di prezzo (quando una società, per esempio, decide un aumento di capitale, gli azionisti che non sono d’accordo o che non vogliono tirare fuor soldi vendono le proprie azioni, perciò il prezzo è destinato a calare). Vende le azioni e dopo qualche giorno le ricompra a prezzo ribassato per restituirle (ricopertura dello scoperto) a chi gliele ha prestate (che le riceve con un certo margine di compenso ovviamente). Lo speculatore, senza farsi venire i calli alle mani o il mal di testa, ha lucrato sulla differenza di prezzo.
Questo giochino (short selling) è vietato dalla legge, oggi, ma si sa bene che le leggi, tranne che per i poveracci, sono fatte per essere violate impunemente sulla scorta di altre leggi scritte o tacite. Lo chiamano mercato ma in realtà è una bisca.
La bisca, cioè il mercato globale, è piena di dark pools (piscine torbide) dove gli operatori si scambiano le «figurine» senza farsi vedere dalla maestra. Com’è possibile? Anche di questo ho scritto a suo tempo, ma rispiego perché è materia che si dimentica: si tratta di borse alternative dove si possono negoziare grandi quantitativi di azioni senza che nessuno riesca a vedere i prezzi intermedi della contrattazione. E tutto ciò sulla base della normativa europea sui mercati finanziari (Mifid) che abolisce l’obbligo di concentrazione delle negoziazioni nei mercati regolamentati (Borse) e introduce nuovi sistemi di scambio, nelle dark pools appunto. Insomma, le autorità europee che chiedono “sacrifici” a lavoratori e pensionati sono le stesse che poi fanno queste porcate. Non incazzatevi, fanno anche di peggio.
Prendiamo le azioni di Unicredit, sono ora quotate 3,98 euro (poco tempo fa venivano scambiate a 7 euro). Per gli alunni più bravi svelerò che tali azioni tenderanno a cadere al prezzo di 2,622. Infatti, quando c’è un aumento di capitale, cioè la collocazione di nuove azioni, c’è qualcuno che fa da intermediario, nel nostro caso un consorzio di banche capeggiate da Merrill Lynch e Mediobanca, le quali ovviamente, come certe signore, non lo fanno gratis. Hanno chiesto uno sconto congruo per piazzare le nuove azioni: 1,943 euro, ossia il 43% sul prezzo teorico dopo lo stacco del diritto di opzione (Terp, l’acronimo inglese) che martedì scorso ammontava a circa 3,4 euro. Venerdì lo sconto «virtuale» si era ridotto a un più “modesto” 17 per cento che comunque non è poco per un’operazione in guanti bianchi.
Cosa succederà domani, lunedì? Gli azionisti Unicredit riceveranno per ogni azione in portafoglio 2 diritti per sottoscrivere i nuovi titoli a 1,943 euro. Dovranno perciò spendere 3,886 euro per due nuove azioni da aggiungere a quella più vecchia, la quale, abbiamo visto, è quotata 3,98. La somma delle due nuove azioni (3,886 ) più quella vecchia (3,98), danno un prezzo delle tre azioni pari a 7,886. Dividendo il prezzo delle tre azioni, la media è esattamente 2,622 euro.
Questo solo per gli alunni bravissimi, quelli seduti nei primi banchi: gli azionisti che non vorranno sottoscrivere l'aumento di capitale per ogni vecchia azione si troveranno ad avere due "diritti", ognuno del valore di 0,68 centesimi (0,679 per la precisione), cioè la differenza tra 2,622 euro, prezzo medio delle azioni, meno 1,943, cioè il prezzo sulle nuove azioni per gli azionisti. Se questi non vogliono sottoscrivere, venderanno il "diritto" di 0,68 (due diritti per ogni vecchia azione) e quindi il prezzo tenderà a scendere da 3,98 di venerdì a quello medio di 2,622.
In qualche caso, come nelle roulette truccate, la speculazione borsistica diventa scienza esatta. Martedì interrogo.
Questo solo per gli alunni bravissimi, quelli seduti nei primi banchi: gli azionisti che non vorranno sottoscrivere l'aumento di capitale per ogni vecchia azione si troveranno ad avere due "diritti", ognuno del valore di 0,68 centesimi (0,679 per la precisione), cioè la differenza tra 2,622 euro, prezzo medio delle azioni, meno 1,943, cioè il prezzo sulle nuove azioni per gli azionisti. Se questi non vogliono sottoscrivere, venderanno il "diritto" di 0,68 (due diritti per ogni vecchia azione) e quindi il prezzo tenderà a scendere da 3,98 di venerdì a quello medio di 2,622.
In qualche caso, come nelle roulette truccate, la speculazione borsistica diventa scienza esatta. Martedì interrogo.
O_O
RispondiEliminaPosso chiederle pareri su come investire?? :D
Ma mi sa che di questi tempi è meglio investire in una bella vacanza...
"Prendiamo le azioni di Unicredit, sono ora quotate 3,98 euro (poco tempo fa venivano scambiate a 7 euro)."
RispondiEliminaGuarda che c'è stato prima un accorpamento di 10 azioni, quindi detta come dici tu sembra un calo "solo" del 50% circa, invece da 7 è andato a 0,65 da lì è tornato a 6,50 per poi riscendere a 2,6... il che presenta la cosa sotto un altro punto di vista.. molto più terrorizzante!
grazie Redarrow, lo so bene che erano sotto quelle di Intesa (da circa 3 euro nel 2008 a 1,20 nel 2011 e ora meno, ma non ho voluto complicare la lezioncina. infatti in un post di non molto tempo fa (http://diciottobrumaio.blogspot.com/2011/09/de-te-fabula-narratur.html) scrivevo: Dieci anni fa Unicredit valeva 5.80 euro per azione, ora ne vale 0,78 e quelle dell'Enel e Finmeccanica sono a metà prezzo
RispondiEliminafa piacere avere lettori attenti
Che bastardi!! Quindi chi ha vecchie azioni è obbligato a comprare le nuove per non rimetterci. Menti diaboliche contro le quali mi appare sempre più impossibile combattere.
RispondiEliminapreferisco i rapinatori: fuori i soldi e niente balle.
RispondiElimina"...quindi il prezzo tenderà a scendere da 3,98 di venerdì a quello medio di 2,622"
RispondiEliminaNon è così: il prezzo partirà da lunedì già a 2,622 + il valore del diritto a due azioni a 1,359.
Se i diritti verranno venduti il prezzo calerà ancora sotto 2,622. Infatti così è avvenuto.
sì hai ragione, infatti il prezzo di riferimento già questa mattina era di 2,622 e quello di apertura a 2,50. perciò i "diritti" già erano in diminuzione da 0,68 e tendevano a ridursi man mano che le quotazioni si avvicinavano all'1,943.
RispondiEliminala cosa esatta era appunto dire che da 2,62 tendevano a 1,943.
grazie