domenica 1 gennaio 2012

La stangata prossima ventura


Mario Monti perderà presto la sua albagia professorale dissimulata dall’ironia poiché sarà smentito clamorosamente dai fatti. Purtroppo ad avvantaggiarsene sarà l’Innominabile e i suoi Abominevoli di contorno. Scrissi subito a novembre che il non andare a elezioni sarebbe stato un gravissimo errore per il Pd e che sostenere il maggior onere dei titoli in scadenza (pochi) non sarebbe stato catastrofico per le finanze nazionali. Dopo le elezioni, le politiche economiche e finanziarie non sarebbero state molto diverse da quelle del governo Monti, ma se non altro il Pdl e la Lega non avrebbero più potuto nuocere, mentre ora il Pdl può staccare la spina quando vuole, cioè al momento giusto passando all’incasso. Inoltre certe misure “liberalizzanti” non sarebbero state sub judice. Evidentemente non è Roma a decidere.

La manovra recessiva messa in piedi da Monti metterà ancor più in ginocchio i consumi interni e quindi la produzione. Un circolo vizioso di tipo greco in cui, a causa degli effetti recessivi, ad ogni politica di austerità corrisponde un aggravamento dei conti pubblici soprattutto dal lato del debito. Non ci sarà nessuna fase due che possa impedirlo, anche perché quei provvedimenti annunciati, in particolare le privatizzazioni e le svendite del patrimonio pubblico, potranno dare dei risultati solo nel medio-lungo periodo.

E, invece, da subito la recessione in corso si acuirà impedendo la riduzione del rapporto tra il deficit nel bilancio pubblico ed il prodotto interno lordo. Un rapporto questo, com’è noto, al quale gli economisti sono disposti a sacrificare il culo di (quasi) tutti, sotto la pressione dei “mercati”, cioè di una speculazione totalmente anarchica e fuori controllo. Ecco allora che servirà un’altra manovra, ulteriori “privilegi” da colpire. Ma con equità.

In realtà la cosiddetta “indisciplina del bilancio pubblico” c’entra relativamente (nel 2007 il debito pubblico dell'Irlanda era del 12%), piuttosto ci troviamo di fronte ad un approccio neoliberista che non consente nessuna difesa comune contro gli attacchi della speculazione e anzi è impegnato a non porre ostacoli al dispiegarsi dei “mercati”. Non credo nemmeno che l’interesse principale della Germania sia di estendere al Sud Europa il modello economico tedesco, avendo scelto di puntare sul suo tradizionale Lebensraum dell’Est, un'immensa terra di conquista per le sue merci, cioè alla Russia che da quest’anno entra nella World Trade Organisation (con la mancata approvazione del Congresso americano).

La federazione russa non è il Sud Europa e la formulazione dell'accordo Wto, almeno sulle forniture e i prezzi del gas, è ambigua. Dice che la produzione e la distribuzione del gas naturale della Federazione dovrà essere fatta a condizioni di mercato, ma che il governo continuerà a regolare le forniture alle famiglie sulla base di considerazioni di natura sociale. Del resto, come scrive il Sole 24ore, “il coltello dalla parte del manico ce l'hanno comunque i russi”.

Per quanto riguarda l’Italia, ci consoliamo con il Montenegro, anch’esso nella Wto.

3 commenti:

  1. caro Giovanni, dobbiamo ancora arrivare alla frutta!

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  2. Ottimo articolo, come sempre. Le linko un documento (http://www.dialetticaefilosofia.it/public/pdf/25dietro_e_oltre_la_crisi.pdf) che sono sicuro le interesserà molto. E' un'analisi marxista della crisi dal punto di vista della caduta del saggio del profitto. E' aggiornatissimo e molto chiaro. Spero sia di suo gradimento e spero stimoli un suo articolo.
    Saluti

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