lunedì 30 gennaio 2012

L'incubo tedesco genera mostri


Oggi ricorre l’anniversario della nomina del signor Hitler a cancelliere del Reich. Con l’ascesa di questo lucidissimo fanatico (*), moriva la repubblica di Weimar. Come si era arrivati a questo l’ho già scritto – per certi aspetti – nel febbraio del 2010. Quali siano le analogie con l’oggi, mi pare di averlo ripetuto fin troppo spesso. Lo stesso nome del blog rinvia a un antecedente storico di non marginale rilievo per le sorti dell’Europa.

L’ostinazione con la quale la Germania della cancelliera Merkel persegue le sue politiche di “austerità” e “rigore” ricorda molto da vicino quelle del cancelliere Heinrich Brüning (1930-’32) negli ultimi due anni di Weimar. Questi era considerato un esperto di finanza, ossia l’uomo giusto data la situazione della Grande Depressione (non bisogna confondere la famosa iperinflazione tedesca del primo dopoguerra con la fase di deflazione e della crisi dei Trenta). Il parlamento tedesco era allo sbando dopo il fallimento della Grande Coalizione, non si riusciva a trovare una maggioranza stabile e la maggioranza che sosteneva Brüning aveva una politica estera aggressiva.

Per quanto riguarda la situazione finanziaria, il debito della Germania degli anni Venti derivava dalle riparazioni di guerra e dalla difficoltà di commercializzare tale debito (anche gli altri paesi europei erano strozzati dal debito causato dai prestiti di guerra). A partire dal 1928 i prestiti americani di lungo termine alla Germania cominciarono a diminuire a seguito di voci preoccupanti sul rientro dal debito. Il piano Young di pagamento del debito (sul dettaglio degli accordi dell’Aja non mi soffermo, così come non mi soffermo sul ruolo giocato da quel serpente di Horace Greeley Hjalmar Schacht) imponeva che si adottassero misure di austerità interna che gli ambienti politici di destra ed economici consideravano con estremo favore (tanto a pagare sono sempre i soliti).

Brüning, un cattolico che nelle sue memorie scrive di aver lavorato da cancelliere per il ripristino della monarchia, aveva le mani legate, dovendo la Germania rimborsare 2 miliardi di Reichsmark all’anno, una cifra mostruosa. Tra l’aprile e il giugno 1930 il sistema parlamentare si sfaldò. Brüning procedette con una serie di decreti a una riforma finanziaria e fiscale con tagli di bilancio e altre misure di natura fortemente recessiva (**). Sommandosi al tracollo del commercio internazionale e al peggioramento del ciclo economico, i provvedimenti misero in ginocchio la Germania. I disoccupati passarono da 3,5 milioni del 1930 a 6 milioni del 1932. Più Brüning perseguiva nella sua politica di rigore e più si aggravava la situazione economica e si sfaldavano le forze che lo appoggiavano con lo spostamento dell’elettorato verso i partiti nazionalisti e di destra.  Già nelle elezioni del settembre 1930 i nazisti passarono dal 2,5 al 18,3 per cento dei voti, diventando il secondo partito.

Quando Hitler salì al potere la moratoria sulle riparazioni dei danni di guerra c’era già stata, dapprima da parte degli Usa e poi, ma assai tardivamente, anche da parte della Francia e Inghilterra. Il nuovo cancelliere si dedicò a una politica di spesa per gli armamenti, per il miglioramento dell’agricoltura (settore importante del suo elettorato) e ai lavori pubblici (questi ultimi ebbero però un peso minore di quanto vorrebbe la leggenda sulle autostrade).

Torniamo all’oggi. Mario Monti sembra consapevole della sua posizione e dei rischi che la situazione politica corre, come risulta dalla sua intervista a Die Welt e poi, anche se meno esplicitamente, in quella al NYT:

“If this strong movement towards discipline and stability is not recognised as taking place, and a certain approach to financial aspects does not gradually evolve, then there will be a powerful backlash in the countries which are being submitted to a huge effort of discipline”.

C’è però una differenza sostanziale tra la situazione tedesca, europea e mondiale degli anni Trenta e quella di oggi. Magari la racconto un’altra volta.

(*) Non si può spiegare un periodo politico con le categorie dell'assurdo e della follia.

(**) Tra i diversi provvedimenti la ultracontroversa poll tax, imposta non progressiva che si applicava con la stessa aliquota indistintamente a tutti di cittadini. Tuttavia Brüning non mancò di far costruire due nuovi incrociatori per la marina (una faccenda che ricorda i “nostri” aerei F-35). A ciò si aggiunse la svalutazione della sterlina alla quale non seguì quella del Reichsmark con conseguenze catastrofiche. Nell’immaginario popolare la svalutazione era inscindibilmente legata all’esperienza iperinflattiva di alcuni anni prima. Inoltre una svalutazione della moneta tedesca avrebbe comportato un appesantimento delle proprie obbligazioni estere. Il 13 luglio 1931 la Danat-Bank fallì dando l’avvio al tracollo generale.

2 commenti:

  1. Appena saliti al potere i nazisti proposero un vasto programma di opere pubbliche usando come pagamento dei pagherò emessi dal governo. Queste cambiali che ricevevano spesso il nome dei progetti che finanziavano venivano incassate dai fornitori nelle banche che le presentavano alla reichsbank per lo sconto. Pertanto una maggiore politica di spese pubblica poteva avere come ripercussione una eccessiva dipendenza della politica monetaria da quella fiscale (ossia un finanziamento indiretto della banca centrale a ogni progetto di spesa del governo) pertanto per dare un'apparenza di separazione la reichsbank aveva nello statuto precisi limiti di quantità riscontabili dei bond del tesoro, di conseguenza il valore di questi pagherò rischiava di svalutarsi nel caso di emissioni sopra il limite dato che i creditori non potevano riscontarli e pertanto il governo doveva impegnarsi a trovare i fondi per saldare i debiti preesistenti, per mantenere l’appetibliità dei titoli di nuova emissione.
    I mefo, non essendo in apparenza emessi dal tesoro, non rientravano in questi vincoli e venivano tranquillamente accettati alla stregua di una moneta qualsiasi. In realtà vi fu un ulteriore motivo. Il governo tedesco era ancora soggetto al divieto di riarmo stabilito dai trattati di Versailles e deficit fiscali elevati potevano dare un’ulteriore conferma che la Germania stava allegramente violando questa imposizione.
    Pertanto come si può chiamare questo espediente? Finanza creativa, falso in bilancio? A ognuno la propria risposta, gli storici non furono in grado di quantificare precisamente l’ammontare della spesa pubblica in armamenti proprio perché nei dati ufficiali del tesoro le transazioni pagate tramite questi strumenti non risultavano da nessuna parte e pertanto hanno abbozzato stime divergenti. Ma possiamo concludere che se per sovranità monetaria si intende totale assenza di trasparenza, di questa conquista ne possiamo davvero fare a meno.

    Insomma, i proletari tedeschi lavoravano gratis per Hitler in cambio di denaro senza valore, che però lui poteva averne, gratis, in quantità industriale. Criminale e anche ladro! E il bello è che con questa crisi c'è chi rilancia queste teorie folli...

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  2. In fin dei conti Heinrich aveva studiato alla London School of economics. Da bravo credente ha applicato fedelmente i dogmi della sua religione: rigore e soppressione dei salariati.
    La storia ripete sempre il peggio di sé.

    M.

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