Un rapporto della Commissione europea presentato nel mese di dicembre e che si può scaricare QUI, rileva che quasi una persona su quattro nell'Unione europea è minacciata di povertà o esposta all’indigenza (*). I dati si riferiscono al 2009 (e non 2010, come sostiene erroneamente l’Unità) e la situazione nel frattempo non è ovviamente migliorata. Secondo il rapporto, 115 milioni di persone, ossia il 23 per cento della popolazione dell'Unione europea, sono povere o socialmente svantaggiate. Le cause principali – secondo lo studio – sono la disoccupazione, la vecchiaia e i bassi salari, con più dell’8 per cento di tutti i lavoratori occupati che possono essere qualificati come "lavoratori poveri", "working poor".
Adulti single, immigrati e giovani sono i soggetti maggiormente colpiti. Tra i giovani, la disoccupazione è più del doppio rispetto a quella tra gli adulti. Il 21,4 per cento di tutti i giovani nell'Unione europea non aveva lavoro nel mese di settembre 2011. La Spagna tra tutti gli altri paesi dell'Unione europea ha un tasso di disoccupazione giovanile del 48 per cento. In Grecia, Italia, Irlanda, Lituania, Lettonia e Slovacchia, la disoccupazione giovanile è tra il 25 e il 45 per cento.
In paesi come Germania, Paesi Bassi e Austria, i tassi di disoccupazione giovanile sono inferiori solo perché la formazione richiede più tempo e molti giovani disoccupati sono "parcheggiati" in tutti i tipi di situazioni che li esclude dalle statistiche ufficiali. Ma anche in questi paesi la possibilità di ottenere un lavoro decente e remunerato è in diminuzione. Circa il 50 per cento di tutti i contratti per nuovi posti di lavoro nell'Unione europea sono contratti di lavoro temporaneo. Per i lavoratori tra i 20 e i 24 anni, la percentuale è del 60 per cento.
Ciò che il rapporto non può dire è che la crescita della povertà e dell’esclusione sociale non sono semplicemente conseguenza della crisi economica, ma piuttosto il risultato di una politica deliberata da parte dei governi europei e dell'Unione europea. A dispetto di queste statistiche, le autorità continuano a tagliare la spesa sociale, aumentare l'età pensionabile, eliminare posti di lavoro nel settore pubblico, favorire il precariato, la speculazione finanziaria, la delocalizzazione. Con la decisione all'ultimo vertice dell'Unione europea di includere il pareggio di bilancio nelle costituzioni di tutti gli Stati membri dell'UE, i governi si priveranno di qualsiasi possibilità di alleviare la crisi sociale attraverso misure fiscali e di spesa espansive.
Tutti i governi europei non hanno nulla da offrire alla popolazione salariata, salvo sacrifici e privazioni, e nessun futuro alle nuove generazioni. L'affermazione che le misure di austerità servono per puntellare i bilanci nazionali è una menzogna palese. Le finanze pubbliche sono insolventi perché sono state saccheggiate dalle stesse élite finanziarie e parassitarie che beneficiano ora delle misure di austerità o non ne sono colpite. Le imposte sugli utili, le proprietà e redditi elevati sono state ripetutamente ridotte attraverso le politiche fiscali o concedendo man salva ai grandi evasori.
Il rapporto UE, citando alcuni studi, offre dati sul divario crescente tra ricchi e poveri. In Germania, l'uno per cento più ricco della popolazione possiede il 23 per cento di tutta la ricchezza e il decimo più ricco controlla il 60 per cento. La metà della popolazione possiede solo il 2 per cento della “ricchezza”. Analoga la situazione in Francia. Il rapporto afferma trattarsi di "una struttura sociale in cui i poveri detengono meno del 5 per cento del patrimonio, le classi medie circa il 30-35 per cento, e i ricchi oltre il 60 per cento” e rappresenta un modello tipico nella maggior parte dei paesi europei" (**).
L’élite cleptocratica che monopolizza la quasi totalità del patrimonio sociale ha perso ogni inibizione e ha dichiarato guerra alle classi subalterne. Come l'aristocrazia francese del tardo XVIII secolo alla vigilia della rivoluzione, quella odierna non è disposta a cedere anche solo una frazione dei suoi privilegi e della sua ricchezza, in ciò appoggiata delle classi medie più abbienti, dai media che controlla direttamente, dai partiti politici e dai sindacati, tutte forze schierate sia nel sostenere che non c'è alternativa ai tagli sociali e al peggioramento delle condizioni di vita dei salariati, sia nell’usare ogni mezzo per sabotare la formazione di un’autentica opposizione sociale.
Il ritorno della povertà di massa in l'Europa pone con sempre più urgenza la necessità per le classi salariate e la gioventù di organizzarsi autonomamente per l'inevitabile scontro sociale, rompendo con i rappresentanti politici e sindacali corrotti o conniventi, soprattutto con i partiti della pseudo sinistra e i guru reazionari.
(*) «In 2009, 114 million Europeans were at risk of poverty or social exclusion. This represents 23 % of the EU population. To tackle the issue efficiently, it is vital to identify who exactly are the people facing the greatest risk of poverty and social exclusion» (Employment and Social Developments in Europe 2011, p. 13).
(**) «Research by Bach, Beznoska, and Steiner (2011) suggests that in Germany in 2007 the bottom half of the distribution owned only 2 % of the total net wealth, the top 10 % more than 60 % of wealth, the top 1 % owned more than 23 %. Landais, Piketty, and Saez (2011) come to very similar conclusions regarding the wealth concentration in France 2010: the bottom 50 % own 4 % of the net wealth, the middle 40 % own 34 %, the top 10 % own 62 %, and the top 1 % own 24 %. They also argue that a structure where the poor own less than 5 %, the middle classes own 30-35 %, and the rich own over 60 %, represents a typical pattern to be found in most European countries» (p. 77).
Direi che... oltre alle classe salariate
RispondiEliminae ai giovani, anche per i vecchi non si prospetta una buona aria.
Direi anche che... forse sia i salariati che i giovani sono un po' intorpiditi, e la collaborazione di... certi vecchi sia preziosa per dare la sveglia.
Ben scavato vecchia talpa.
gianni
Signori e signore, ho paura.
RispondiEliminaCome aggirare la televisione? Perché è lì che si abbeverano le pecore da macello.
Come convincere i consumatori che l'unico modo per non finire in rovina è lottare per creare una società nella quale il consumismo sia considerato un crimine?
Ma soprattutto, chi decide?
"Come fare lavorare i poveri, là dove l’illusione ha tradito e la forza è stata sconfitta?", diceva Debord.
Comunismo, direte voi. E io potrei anche essere d'accordo. Ma non ci sono ancora troppe ferite aperte, il ricordo di troppe miserie?
E, soprattutto, come impedire ai figli di puttana di arrivare sempre al vertice di ogni tipo di regime?
L'uomo è debole. Questo è il problema. Vorrà sempre qualcuno che lo comandi. Possibilmente senza scrupoli.
massimo@ parole Sante!!!
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