Come ho più volte ricordato in precedenza, la situazione economica attuale, a livello continentale e internazionale, pur con le notevoli modificazioni del quadro geopolitico intervenute a seguito del secondo conflitto mondiale e poi della dissoluzione dell'Urss, sotto non irrilevanti aspetti ricorda quella assai critica degli Anni Venti e Trenta. Per un semplice motivo: la natura della crisi capitalistica è data dalle sue leggi immanenti che, sul piano dei rapporti geopolitici, si traduce necessariamente come conflitto tra i diversi imperialismi. È questo il quadro nella sua necessità storica.
L’illusione di uno sviluppo economico infinito e della possibilità di recupero delle crisi di ciclo, è stata e continua ad essere il leit-motiv della propaganda al servizio degli interessi dominanti. Questa fase, di crisi generale e storica del sistema, è viepiù segnata dal predominio di una speculazione finanziaria incontrollabile e senza precedenti, che opera in tempo reale su tutti i mercati del pianeta, basata su sistemi computerizzati sofisticatissimi, aggravata dall’idiozia di valutazioni di rating date da agenzie a loro volta quotate in borsa e nei cui consigli di amministrazione siedono i più rimarchevoli predoni. Da parte sua il potere politico è prigioniero di questo grande ricatto, laddove i leader sono agiti come i dadi nel gioco del monopoli.
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