Le questioni finanziarie ed economiche non sono solo gli affari degli altri, dei ricchi, della politica. Sotto molti riguardi esse sono invece soprattutto e direttamente cazzi nostri. Se esse appaiono complesse, difficili, inestricabili, ciò non è dovuto alla loro essenza, di per sé semplice come i conti della serva. La difficoltà sorge nel momento in cui tali materie sono manipolate dall’ideologia, cioè dall’interesse dei padroni del vapore e dei loro manovali, gli addetti alla propaganda che mascherano con un fluente inglese gli sporchi traffici.
Quando il grande gioco s’inceppa, quando il raggiro non procede più come prima perché la catena di sant’antonio s’è interrotta, la colpa ricade inevitabilmente sul popolo, vil razza dannata, sulla sua irrefrenabile esosità in tema sanità, pensioni, servizi sociali, dignità. La politica chiama alla necessità dei “sacrifici” per salvare il sistema e i conti pubblici. Perché la speculazione e l’evasione fiscale, gli sprechi e le ruberie, possano continuare.
Lo scontro in atto in questo periodo tra società e operatori finanziari e le istituzioni statuali è il solito gioco delle parti. Sottotraccia è uno scontro tra imperialismi; un classico che non passa di moda. In superficie un oceano speculativo in cui nuotano 112.534 mediatori creditizi e 63.193 agenti di attività finanziarie a contatto col pubblico. In tutto il globo? No, solo in Italia. E questi numeri dovrebbero dare la dimensione di quanti riescono a procurarsi tre pasti abbondanti ogni giorno piluccando i “risparmiatori” e, di dritto o di rovescio, chi lavora e paga le tasse.
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