sabato 15 gennaio 2011

Triste, solitario y final



Ci vuole una buona dose d’infezione da noia per occuparsi quotidianamente delle bassezze e sporcizie di un uomo politico con una propensione al ridicolo superiore alla media universale. Più in generale, l’insistenza morbosa con la quale i media danno retta alla folla di mantenuti da strapazzo che dicono di voler riformare la società senza toccare la vita che vi si conduce, dimostra il grado vistoso della degradazione ideologica raggiunta ed esprime fondamentalmente la condizione di servigio intellettuale di una società irrimediabilmente declinante e sfatta.
Chi può e con una certa fatica prende un minimo di distanza dall’una e dall’altra delle fazioni borghesi in opposizione, siano esse rappresentate dai rispettivi saltimbanchi in versione originale o dalle loro pigre maschere imitate a caché. L’insoddisfazione va radicalizzandosi e sempre meno sono coloro che accettano di essere cavie più o meno docili dell’egolatria dei Cicchitto e dei Veltroni, dei Vendola e dei Bondi, delle loro liste interminabili dei triti problemi che vanno prioritariamente regolati.
Anche nei settori “culturali” e “informativi” più attenti e meno beceri, si aggrava la crisi di valorizzazione intellettuale, che pure vantava un tempo ragioni d’orgoglio e di riconoscimento (l’élite dell’intelligenza borghese), tanto che ora per leggere o vedere qualcosa di decente devi rivolgerti al passato, e non si capisce cosa potrà essere recuperato della produzione odierna al consumo delle generazioni seguenti.
Del resto, dov’è il punto di vista sulla totalità, l’esperienza reale, l’ossigeno della critica spietata e senza mediazioni? Surrogata e regolata da temerarie vedettes che con seriosità pensante porgono il microfono offrendo i famosi cinque minuti di visibilità alla folla solitaria perché possa gridare la sua rabbia e poi tornare silenziosa e rassegnata alla schiavitù di sempre.

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