Alla fine s’è parlato d’altro. Così come si voleva. Il giornalista Severgnini, inutilmente canuto e però utilmente portatore d’acqua, ha addirittura scoperto che “gli israeliani vogliono prendersi la terra”. Riesce ancora a sorprendere questa ridicola gente.
L’unico dato certo è che l’ordine mondiale continua la sua inesorabile decostruzione e questa non è una buona notizia per nessuno. Esisteva una forma di rispetto reciproco tra le grandi potenze e i loro regimi; esistevano anche regole di condotta volte a ridurre il rischio di una guerra. Invece del rispetto reciproco, regna il disprezzo per la parte avversa e non esistono più regole del gioco, il che aumenta costantemente il rischio di incidenti.
Da parte dell’Occidente c’è un senso di superiorità morale che non trova riscontro nei fatti. Da tempo l’attenzione non è più rivolta allo studio o alla comprensione dell’avversario, ma alla sua pubblica derisione e umiliazione. Nel giugno 2013, durante una conferenza stampa, Barack Obama ha definito la Russia una “potenza regionale”, minimizzandone il ruolo sulla scena internazionale.
Sono incapaci di qualsiasi riflessione strategica a lungo termine. La Russia è un paese delle dimensioni di un continente, dotato di abbondanti risorse naturali e di una profondità strategica. Occupa una posizione centrale nel continente eurasiatico, confina con una dozzina di paesi, tra cui Cina, Stati Uniti e Giappone; ha accesso sia all’oceano Atlantico che a quello Pacifico e possiede la costa più lunga – e la più grande zona economica esclusiva – dell’Artico. Inoltre, sorprendentemente, la Russia viene trattata come se non avesse un vasto arsenale nucleare.
Quanto all’Europa, che con miopia s’identifica nella UE (Londra è un sobborgo di Washington), in assenza dei leader del passato, abbiamo a che fare con personaggi fin troppo convenzionali. Dopo il febbraio 2022, il conflitto di logoramento della Russia non ha dato i frutti sperati, e ora ci stanno portando allo scontro frontale con essa. Non potrà che finire male.