domenica 3 agosto 2025

Una realtà che sfugge ai più

 

Alessandro Profumo, detto “Arrogance”, è stato amministratore delegato del gruppo UniCredit, presidente del Monte dei Paschi di Siena e da ultimo a.d. di Leonardo, ex Finmeccanica.

Alessandro non è figlio di operai, e dopo il liceo non raccoglie mele in Val Tidone e non fa il cameriere, ma va a lavorare in banca. Si sposa a 19 anni, con una ragazza, Sabina, il cui padre è uomo di fiducia di un certo Cefis. Sabina, cattolica, rampante, interventista, disinvolta motociclista, è stata, fino alla sua defenestrazione (pare per il suo aspro carattere), direttore esecutivo della Fondazione Eni “Enrico Mattei” (un club di bella gente, con presidente Emma Marcegaglia).

Nel 2007 Sabina è eletta nella Costituente del Pd (con Rosy Bindi). Insomma, una signora di sinistra, come Luca Josi (lo Schopenhauer di Lilli Gruber), che non mette in tavola le bottiglie di champagne ma le scaraffa per non sembrare cafona. Non è una snob, non è una di quelle che “prendono il tè, lei lavora”. Ama i luoghi remoti, gli angoli off, non contaminati da lussi, musiche e piazzette (intollerabili romanità); nemmeno le Maldive, molto meglio il Mozambico, per poter dire: “ci sono stata solo io”.

Anche il marito, Alessandro Profumo, è di sinistra (ovviamente, direi), già veltroniano e prodiano, a volte anche bersaniano, ma dichiara di non aver mai avuto la tessera del Pd.

Pur essendo un genio precoce, Profumo si laurea a 30 anni. Quindi lascia il settore bancario e passa per McKinsey (cursus honorum obbligatorio). Successivamente è capo relazioni istituzionali alla Bain, una delle più ambiziose società di consulenza al mondo, quindi direttore centrale per il gruppo assicurativo RAS. A soli 37 anni, Alessandro è già direttore generale del Credito Italiano, non proprio una banchetta.

Con la nascita del gruppo UniCredit (1998) assume la guida del nuovo colosso bancario, dove ha guadagnato 97,7 milioni in dieci anni, più altri milioni di azioni gratuite. Il merito va premiato. Nel 2010 riceve dalla banca una buonuscita di 40 milioni di euro (UniCredit aveva offerto “solo” 25 milioni, ma è stata la moglie Sabina a impuntarsi per un assegno d’oro più consistente). Però attenzione, il 5% Profumo lo devolve in beneficenza. Sotto la dura scorza del banchiere, batte un gran cuore di filantropo.

Per quale motivo ne parlo oggi? Pur essendo noto per essere “abituato più ad annuire e a rispondere per monosillabi”, ha rilasciato una intervista al quotidiano di Confindustria. Intervista che apre così:

«Esiste una struttura della realtà che sfugge ai più. Ho guidato una banca come Unicredit e un gruppo industriale come Leonardo e ho presieduto Monte dei Paschi. Mi sono reso conto che in alcuni passaggi accadono cose poco comprensibili, che sembrano basate su logiche guidate nell’ombra e dall’ombra e dunque lontano dalla chiarezza e dalla nitidezza del potere e delle responsabilità, che con tutti i loro limiti caratterizzano l’economia e la politica. Quindi unisci i puntini, capisci che esiste un disegno. Il problema è che non è sempre chiaro di chi sia questo disegno. Qualcuno definisce tutto ciò massoneria. Io non so quale nome attribuirgli. Anche per questo, sto tanto bene adesso a fare quello che faccio».

Abbiamo a che fare con un paranoico complottista? C'è ne sono tante, a milioni, di persone che immaginano complotti nell’ombra. Non è certamente il caso di Alessandro Profumo. E non si tratta nemmeno, in senso stretto e in generale, di massoneria. Profumo sostiene di non sapere di che cosa si tratti esattamente. E invece sa benissimo di che cosa si tratta, per quello dice che adesso sta bene a fare quello che fa, cioè il pensionato (*).

Profumo non può dire pubblicamente quello che sa esattamente. E nemmeno io posso scrivere quello che intuisco essere una realtà aliena che nell’ombra governa tutti i processi essenziali dell’economia e del potere. Perché non possiamo dirlo pubblicamente? Perché non saremmo creduti. Ne offro un indizio: Trump può permettersi di far ingoiare qualunque aroma alla dottoressa Ursula Albrecht, ma non può sostituire JPow senza il placet di quella struttura che governa “nell’ombra e dall’ombra”.

(*) Il pensionato d’oro massiccio, nell’agosto dell’anno scorso, per esempio, a Milano, davanti al notaio Monica Zara s’è presentato per presiedere un’assemblea degli azionisti della Nicla srl, costituita nel 2011, di cui il manager ed ex banchiere è socio paritetico al 50% con la moglie Sabina Ratti, mentre in consiglio d’amministrazione siede, fra gli altri, il figlio Marco. Nicla ha un patrimonio netto di 13,7 milioni di euro e un attivo di 21,4 milioni rappresentato fra l’altro dal 2,7% di Equita Group e dal 90% di Mossi Aziende Agricole Vitivinicole (600mila bottiglie/anno).


14 commenti:

  1. Struttura che ovviamente ha cura che al potere ci vada solo gente ricattabilissima e senza pudore come Donald, Zelenski, Netanyahu ecc.
    Pietro

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  2. Secondo te la dottoressa Ursula ha discusso, insistito rasentando la rottura della trattativa (e probabilmente la fine del suo incarico), infine accettato come male minore inevitabile (per l'Europa, s'intende, mica per lei) le condizioni stabilite da - chi? - Trump?

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    1. non lo so, non ero presente. posso solo ipotizzare che non abbia voluto irritare Trump. Al posto suo chi si poteva mandare? È come se un pedone dovesse attraversare in un'autostrada.

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  3. Sabina Ratti? Parente del papa? Ciao Francesco

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  4. "Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali... a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti...e infine criminali comuni,
    Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
    Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
    Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
    Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.
    Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile."
    (Pier Paolo Pasolini, Il Corriere della Sera,1974)

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  5. Pasolini diceva di non avere le prove e nemmeno indizi. Oggi quantomeno alcune prove sono emerse e di indizi vene sono abbondantissimi, forse troppi. Tuttavia, oggi come ieri, non c'è bisogno né delle une né degli altri. Almeno in sede storica e politica è sufficiente unire i famosi puntini

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