Un giorno ci verrà rinfacciata Sarajevo. Che cosa abbiamo fatto per impedire ciò che vi accadde? Ci verranno rinfacciate anche le bombe e i morti dell’Ucraina. Che cosa abbiamo fatto e che cosa stiamo facendo per impedirlo concretamente? E anche la Palestina e l’orrore senza fine della striscia di Gaza ci verrà rinfacciato. L’Europa continua a mantenere normali relazioni con lo Stato terrorista d’Israele (terrorista non da oggi), al quale non è stata applicata alcuna sanzione economica, alcun embargo di armi ed equipaggiamenti.
Preoccupati come siamo per il caro ombrellone non ho quasi sentito parola a riguardo di embarghi e sanzioni contro il regime sionista. Pare vi sia stata una manifestazione, in Palestina, contro il governo israeliano in carica. Dicono di 350 mila manifestanti. Troppo, troppo pochi. E poi vorrei conoscerne le intenzioni reali di quei manifestanti. Sono d’accordo, per esempio, nell’applicare le risoluzioni dell’ONU? Col cavolo, direbbero.
Personalmente non sono pacifista. In un mondo diviso in Stati-nazione, in un sistema economico come l’attuale, dichiararsi pacifisti lo considero irrealistico, inutile e ipocrita. Insomma, roba da preti. E però tacere lo considero anche peggio. Lo considero un crimine. Su un altro punto, inoltre, ritengo non si possa più tacere.
In un’epoca in cui il “rispetto” per le assurdità religiose sta diventando la bussola morale suprema, non posso accettare che in nome e per conto dell’ebraismo si possano dire assurdità anacronistiche e compiere delle stragi. Tale atteggiamento l’ho espresso più volte apertis verbis anche a riguardo dell’islamismo. Lo preciso per chi non ne fosse al corrente.
Quanto all’eventualmente accusa di antisemitismo, la cosa mi farebbe ridere. Considero l’antisemitismo un deficit culturale e mentale. Del resto, i primi razzisti, dati inconfutabili alla mano, sono proprio i sionisti (magari nei prossimi giorni racconto la storia di Herzl che si reca a Istanbul cinque volte – tra il 1896 e il 1902 – per comprarsi, cash, la Palestina ...).
Preti, scrivi e si capisce. In questo insieme ci sono persone come Gandhi, Luther King, il secondo Mandela, Russell, la Addams, Capitini, Mohamed Alì, Gino Strada... Sono riconoscibili anche tra gli animali - per esempio, ci sono alcuni cani che sono chiaramente pacifisti - non fifoni, anzi: sono pacifisti. Ma è vero, "preti" - c'è da richiamare la propria "laicità", stare coi piedi a terra, vedere le cose come stanno senza rifugiarsi in utopie.
RispondiEliminaA proposito di pacifismo, una considerazione che non so dove porta in quanto include diversi piani di realtà, e con le conoscenze attuali non credo sia possibile connetterli scientificamente. Il sistema immunitario del più puro dei pacifisti entra subito in guerra in caso di intrusione di agenti percepiti come nemici - ed è guerra totale, mors tua vita mea. La connessione ipotizzabile, credo senza possibilità di verifica, di questo comportamento biologico è con le manifestazioni di istinto vitale che in ciascuno di noi si mettono in moto prima dell'accorgimento consapevole - quando tocchiamo inavvertitamente un oggetto che scotta ce ne accorgiamo a mano già ritratta. E così accade anche quando siamo attaccati, o al sistema psicofisico autonomo sembra che lo siamo. Ma noi siamo animali sociali, e con la consapevolezza arrivano cultura e storia personale a decidere della nostra risposta. Con ciò rischiamo di fare come il famoso sasso di Spinoza che lanciato in aria pensa di volare di sua volontà.
- romeo
A quali interessi risponde la guerra e chi la fomenta? A quali interessi geopolitici, a quali rapporti eonomico-sociali?
EliminaI pacifisti, la pletora di filantropi, umanitari, miglioratori della situazione delle classi lavoratrici, organizzatori di beneficenze, protettori degli animali e tutta una variopinta genìa di oscuri o celebri riformatori, portano sempre la bisaccia da mendicante, agitandola come bandiera per raggruppare dietro a sé il popolo. Nella più favorevole delle ipotesi, maturate certe condizioni, la loro lotta per i diritti, per l’emancipazione (da che cosa?), a volte colpisce il cuore della borghesia disposta a delle concessioni, ma denuncia la loro totale subalternità ideologica.
Tutte queste posizioni esprimono semplicemente la negazione del motivo fondamentale dell’antagonismo fra le classi e la radice del conflitto tra potenze.
Al massimo, quelle anime belle che hai citato rimproverano alla borghesia più il fatto che essa genera del malcontento sociale che non il fatto ch’essa produce delle contraddizioni. Per loro, il proletariato esiste soltanto dal punto di vista della classe che più soffre, e ne vogliono migliorare la situazione per vie pacifiche. Con che cosa barattano le concessioni che fa loro la borghesia? La loro critica ha un carattere laterale e non di rado reazionario. Infatti, l’unico cambiamento che non invocano mai è quello dei rapporti economici. Un cambiamento che richiede oggettivamente l’impiego della violenza. Non perché amanti della violenza, ma perché è il solo modo di affrontare il carattere violento di questo sistema.
La Comune di Parigi del 1871, per com’è finita, è stata una grande lezione di storia. Ma la storia, come disse qualcuno, non ha alunni. Non tra i pacifisti almeno.
Grazie della risposta.
EliminaIn prima approssimazione la guerra a cui si pensa quando si parla di pacifisti è quella tra stati. Nella tua risposta hai esteso il pacifismo al rifiuto della contrapposizione interna agli stati, tra classi sociali. Considerando le guerre tra stati espressioni derivate dalle lotte di classe, funzionali al mantenimento del dominio da parte delle classi dominanti, e il pacifismo che rifiuta la guerra tra stati implicitamente esteso al rifiuto della rivoluzione, senza della quale ritieni irrealizzabile la giustizia sociale.
Il rispetto riservato di solito ai pacifisti che ho nominato deve fare i conti con le tue osservazioni sulla implicita estensione del loro assetto ideologico. Infatti penso che rispetto non lo merita chi rifiuta o evita la durezza della contrapposizione sociale necessaria. Ma tu non sei certamente d'accordo con la mia formula: senza dio né coltelli.
Concordo del tutto e sarei felice di conoscere la storia di Herzl che non conosco
RispondiEliminaGigi
Riciclo un mio vecchio post:
RispondiEliminaSono 12.000 anni che, col perverso accordo tra sciamani&guerrieri, il Potere controlla economicamente e politicamente la società. Con la paura ultraterrena, la violenza terrena e qualche contentino.
A Roma Panem et circenses, nel medioevo farina, feste e forca. Così è stato fino alla Rivoluzione francese e quella russa che ha mandato in soffitta gli Assolutismi. È cambiato qualcosa con l’avvento della “democrazia”? Sì, ma in peggio. Il controllo sociale, attraverso l’ottundimento di menti e coscienze, è diventato ancora più invasivo.
Nel 1550 Etienne de La Boètie fotografa la situazione nel suo “Discorso sulla servitù volontaria”. Poi Galileo e l'Illuminismo.
Da quel momento in poi c’è una accelerazione geometrica dello sfruttamento della popolazione.
Con la II° rivoluzione industriale nasce la scienza della persuasione; la Propaganda.
Lo psicologo Gustave le Bon nel 1895 diede alle stampe il fondamentale Psicologia delle folle. In tale scritto, Le Bon analizza il comportamento sviluppato dalle persone nel momento in cui formano dei gruppi più o meno numerosi, arrivando a sostenere che all'interno di una folla emerge e prende il sopravvento una sorta di «coscienza collettiva» indipendente da quella dei singoli che la compongono, una coscienza che risponde a dettami «inconsci», sentimenti che possono essere abilmente guidati da personalità carismatiche che sono in grado di comunicare direttamente con questa enorme «coscienza».
Non si tratta semplicemente del “perverso accordo tra sciamani&guerrieri”, ma della divisione sociale del lavoro e del conseguente sviluppo di determinati rapporti sociali tra le classi. Sul ruolo dello Stato il discorso sarebbe lungo.
EliminaQuanto al libro di Gustave le Bon, era quello preferito da Mussolini. Dove va a finire il discorso sul legame tra la struttura oggettiva dei rapporti sociali e le motivazioni reali dei comportamenti? Non è la psiche che spiega i comportamenti, ma è proprio essa a dover essere spiegata attraverso i comportamenti.
Che c’entra la “coscienza collettiva”? Si chiama ideologia. Oggi, al contrario, prende corpo e si afferma una tendenza alla proliferazione selvaggia dei linguaggi, alla schizofrenia della cultura, vale a dire una tendenza sempre più marcata del processo di disintegrazione, frammentazione, implosione della formazione ideologica in un pulviscolo di “culture” in lotta fra di loro; uno sfaldamento che travolge insieme al mito unitario della cultura dominante anche la sua identità.
Già....anche basta con 'sto popolo eletto.
RispondiEliminaTanto tempo fa pare che un certo Yahweh, che non è Dio, al massimo un elohim di basso rango, gli abbia fatto delle allettanti promesse.
Da allora sfighe e catastrofi a ripetizione.
A me verrebbe qualche dubbio, ma loro, macché, ci credono.