Chi ha assistito al concerto di capodanno del teatro La Fenice non può non aver provato un senso di smarrimento e di vergogna. Va bene essere nazionalpopolari, ma quando hanno intonato le sigle televisive tipo TG1 e Carosello con il pretesto del 70° della Rai ho spento l’elettrodomestico. Quanto al coro sembra sempre più quello di una RSA, e il tenore Fabio Sartori è senza colore. Un’atmosfera di atonia pervade questa sceneggiata. Da vent’anni si vuole imitare il concerto di Vienna, sostituirsi al monopolio di una marchetta turistica in mondovisione. Ok, ma le marchette, anche quelle casalinghe, bisogna saperle fare. Si viene presi dallo sgomento di fronte a una crisi che coinvolge ambiti in cui un tempo l’Italia era all’avanguardia o si misurava alla pari con altre culture alte. Inutile girarci intorno, abbiamo perso qualità. Tanta.
Negli anni scorsi dicevo che il confronto con Vienna era impari. Oggi non era neppure possibile confrontarli.
RispondiEliminavuoi che freghi alle plebi ingozzate di cotechino e assordate di botti. un declino antropologico di un Paese allo sbando. Non ho resistito e ho rivisto il concerto di Pavarotti ad Hyde Park trasmesso il 31 sera da Classica HD. anche quello nazionalpopolare, ma almeno le marchette le sapeva fare in grande e di qualità.
EliminaAnche quello di Vienna è stato in tono minore
RispondiEliminaun motivo in più per fare meglio. altra occasione persa.
EliminaL'anno prossimo a Vienna ci sarà Muti
RispondiEliminaCi sanno fare
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