A Stoccolma, il 2 gennaio 1895, nacque Folke Bernadotte conte di Wisborg, discendente di Jean-Baptiste Jules Bernadotte, rivoluzionario giacobino, generale e poi maresciallo del Primo Impero francese (Napoleone), che divenne poi Re di Svezia di Norvegia.
Fu un politico, diplomatico e filantropo svedese, noto per aver negoziato e ottenuto la liberazione di circa 31.000 prigionieri dai campi di concentramento tedeschi durante la seconda guerra mondiale.
Dopo il conflitto, fu inviato come mediatore dalle Nazioni Unite nella controversia israelo- palestinese. Il 17 settembre 1948, quattro mesi dopo la proclamazione dello Stato ebraico, egli venne ucciso insieme all’osservatore Onu, col. André Serot, dai leader del gruppo terrorista sionista Lehi (filiazione di un’altra organizzazione terroristica ebraica, l’Irgun). Motivo dell’assassinio fu la dichiarazione pubblica resa da Bernadotte in cui chiedeva che ai profughi palestinesi fosse concesso di far ritorno in patria.
Tre anni prima, terroristi dello stesso gruppo sionista, avevano assassinato Walter Edward Guinness, già segretario di Stato alle colonie e leader della Camera dei lords nel 1941. Nell'agosto del 1942 fu nominato vice-ministro di Stato al Cairo e nel gennaio 1944 ministro residente nel Vicino Oriente.
Gli assassini di Folke Bernadotte non patirono conseguenze per i loro atti terroristici, mentre i due assassini di Walter E. Guinness furono impiccati dei britannici nel 1945.
Le autorità israeliane, a metà degli anni settanta, trattarono col governo egiziano di Anwar al-Sadat per ottenere i cadaveri dei due omicidi che erano stati inumati in Egitto dopo la loro esecuzione, in cambio del rilascio di 20 prigionieri egiziani catturati a Gaza e nel Sinai. Essi furono perciò nuovamente sepolti, questa volta nella Jerusalem Hall of Heroism di Gerusalemme.
I sionisti in Palestina si dotarono di diversi gruppi terroristici (*). Tra le azioni terroristiche perpetrate dai diversi gruppi sionisti, figurano il massacro di Deir Yassin, portato a compimento dalla Lehi e dall’Irgun. A capo dell’Irgun figurava Menachem Begin, che sarà poi primo ministro e premio Nobel per la pace. Nelle sue memorie, a riguardo del massacro di Deir Yassin, ebbe a scrivere che le sue milizie di terroristi, entrate nel villaggio, «hanno dato avvertimenti» agli arabi, «i civili che non hanno prestato ascolto ai nostri avvertimenti hanno subito delle perdite inevitabili.» Inevitabili come le le esecuzioni in una cava adiacente!
Mettete qui al posto di Menachem Begin e Itzhak Shamir, ex terroristi promossi a capi di governo, alcuni nomi di palestinesi imprigionati o perseguitati, e non perderete ogni speranza di vedere un giorno la pace in Palestina. Ma ciò, per l’appunto, richiede il monopolio della violenza legittima.
(*) Il famoso Istituto Jabotinsky ha organizzato l’anno scorso un importante evento per celebrare i cento anni del movimento “Betar”, movimento giovanile sionista mondiale fondato e gestito da Ze’ev Jabotinsky, il quale, come leader della destra nazionalista, patrocinava l’instaurazione di una “nazione assoluta, fondata sull’unicità della razza”.
Questi post molto interessanti sicuramente non fanno piacere ai sostenitori di Israele.
RispondiEliminaSe ne faranno una ragione
EliminaNon credo proprio: per loro tutti quelli che sono critici nei confronti di Israele sono seguaci dei nazisti di Hitler. Dimmi tu se si può discutere con simili personaggi
EliminaFinire col piano dalet ieri prima di addormentare e sveglia con rettori e presidi dimesse a forza in usa (curiosità tutte donne...);
RispondiEliminaCi sono i figli di zion e i leccaculo di zion.
l.