Ne avevo fatto cenno in chiusura di un posto recente, ed ecco che trovo, nell’ultimo numero della rivista Paginauno (dicembre 2023), un articolo a firma Giovanna Cracco che si occupa dettagliatamente dello stesso tema. Questo il paragrafo introduttivo:
«Documenti desecretati rivelano che tra il 1945 e il 1992 gli Stati Uniti hanno effettuato 1.051 test atomici esplodendo in totale 180 megatoni, pari a 11.250 bombe di Hiroshima; 12 test hanno contemplato il lancio di razzi fino a 700 km di quota, nella magnetosfera, con l’obiettivo di verificare se la struttura stessa del sistema Terra potesse essere utilizzata come arma. Quali sono state le conseguenze a lungo termine sull’equilibrio terrestre e sul clima?»
Poi l’articolo inizia così: «Quando si imputa alle attività umane la responsabilità del cambiamento climatico, una di esse gode di un unanime e trasversale occultamento: l’attività militare. L’economia, la politica, i principali think tank, le grandi agenzie sovranazionali... nessuno ne fa citazione nei dettagliati e accalorati documenti che auspicano, o impongono, innovazioni green e transizioni ecologiche. L’industria della guerra, dalla produzione alle esercitazioni ai conflitti in giro per il pianeta, è esclusa sia dall’elenco delle cause che da quello delle soluzioni. La sua incidenza sull’ambiente è innegabile, ma la difficile quantificazione per mancanza di dati, come mostra il Report di Scientists for Global Responsibility e Conflict and Environment Observatory [...].»
Certo, c’è chi si accontenta di esplodere colpi di arma da fuoco a capodanno, e ciò crea e alimenta il “dibattito” mediatico, quella cosa solita tra il pruriginoso e il compiaciuto scandalo. Anche questo è un modo per occultare altri fatti, non meno gravi, anzi, molto più impattanti sulla vita di tutti noi.
E arriviamo alla domanda d’obbligo dei soliti Pierini: “e l’Urss, allora?”. Quasi si dovesse improvvisarsi avvocati d’ufficio di quel regime. Ebbene Urss/Russia non sono molto da meno degli Usa per numero dei test nucleari: 715. E, anzi, in atmosfera ne hanno fatti quattro più degli Usa. Sia dunque chiaro, non c’è da fare il tifo per l’uno o per l’altro contendente nucleare. Ma c’è anche una differenza, quella dalle esplosioni nucleari statunitensi volte a produrre in atmosfera delle cinture di Van Allen artificiali, che come spiega l’articolo di Paginauno: «Si teorizza, si legge nel documento desecretato, che questa cintura di radiazioni avrà implicazioni militari, tra cui la degradazione delle trasmissioni radio e radar, il danneggiamento o la distruzione dei meccanismi di armamento e spoletta delle testate [balistiche] ICBM, e la messa in pericolo degli equipaggi dei veicoli spaziali in orbita che potrebbero entrare nella cintura.»
Tra l’altro, gli aerosol radioattivi viaggeranno per anni nella stratosfera e nella mesosfera, trasportati dalle correnti ad alta quota, prima di ricadere al suolo; elettroni ad alta energia rimarranno intrappolati nel campo magnetico terrestre, alterandone forma e intensità. Se vi pare poco ... . Ad ogni modo, per chi lo desiderasse, la rivista Paginauno si può acquistare in PDF al costo di soli 3 euro. Oltre a questo articolo, del quale qui ho solo fatto cenno, ve ne sono anche altri di grande interesse.
Altra cosa di cui tener conto: il “Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari” è entrato in vigore in forma cosiddetta “provvisoria”, poiché tuttora non ancora firmato e/o ratificato da Stati Uniti, Cina, Iran, Israele, Egitto, Corea del Nord, India e Pakistan.
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