Ascolto, leggo: il ricorso furioso ai luoghi comuni e le classificazioni con aria di giudizi definitivi sono diventati così frequenti che mi passa la voglia. Anche i miei luoghi comuni, sia chiaro. Gli apparatchik culturali: ogni periodo ha le sue tribù e ogni tribù ha le sue parole. Identitari e sdraiati, da qualunque parte provengano pretendono di imporre un ordine, il loro ovviamente. Abbuffarsi di polemiche e lamentarsi perché un governo insolente e di merda sta legittimando i fascisti, cioè lo zoccolo duro del suo elettorato.
Giornalisti che intervistano giornalisti che intervistano altri giornalisti, mantenuti dai maggiori sottoscrittori della politica e dei media. Attivisti che vogliono possedere certe qualità che credono essere specifiche, che li distinguono. Piccoli dettagli, incespichi verbali, li rivelano per quello che sono in realtà. Mi chiedo: avranno mai a che fare con una caldaia rotta, una tubatura che perde, una bolletta che non posso pagare, una casa da riordinare e pulire, vicini che rompono il cazzo, qualcosa che li riporti alla verità della nostra vita?
Di solito sono loro i vicini che rompono i genitalia.
RispondiEliminaPietro