venerdì 4 giugno 2021

Più poveri e molto più ricchi (ma non tutti)

 

Martedì scorso, in televisione, il professor Romano Prodi ha affermato: «Siamo di fronte a uno strano cambiamento del mondo che io non avevo previsto: la politica interna americana, la politica sociale, è cambiata in modo così radicale che sta cambiando il mondo dopo quarant’anni di liberismo assoluto». Tanto che «Biden ha parlato d’imposte e nessuno s’è messo a ridere; anzi, abbiamo avuto i dieci più ricchi che hanno detto: “il presidente ha ragione”».

Mentre qui da noi, ha rimarcato Prodi, si sono suonate le campane per mezza frase sulla attuale ridicola aliquota fissa sulla tassazione delle successioni, che era solo una “frasetta” in mezzo a un discorso molto più ampio del prof. Letta.

Eh già, siamo alle solite: liberali col culo degli altri, dei soliti. Quelli che sono bravi nelle diagnosi, ma se gli chiedi una goccia del loro sangue sono pronti a farti la guerra. Un sofisma tra tutti: “e le aliquote sulle altre imposte che paghiamo, allora?”. E poi perché distribuire 10mila euro ai 18enni? Su quest’ultimo punto con ragione, posto che c’è un debito pubblico del 160 per cento/Pil che andrebbe velocemente ridotto (figuriamoci).

Per carità, chiedere un po’ più di equità sociale è demagogia. Si fa del populismo se si rileva che il patrimonio del 5% più ricco degli italiani (titolare del 41% della ricchezza nazionale netta) è superiore a tutta la ricchezza detenuta dall’80% più povero (2019). E lasciamo stare che l’Italia detiene il 6 per cento della ricchezza mondiale con lo 0.0007 della popolazione, con liquidità bancarie e titoli delle famiglie per 1.800 miliardi.

I super-ricchi, con redditi di oltre 300 mila euro, sono 40.560, lo 0,10% dei contribuenti; i ricchi, con redditi tra i 100 e i 300 mila euro, sono 416.760, l’1,01%; i benestanti, tra i 70 e i 100 mila euro, sono 616.440, l’1,49%. In queste fasce di reddito ci sono soprattutto dirigenti pubblici e privati, liberi professionisti, imprenditori. Il resto dei contribuenti ha redditi sotto i 70 mila euro e comprende il 97,4% dei contribuenti.

Basta un’occhiata alle imbarcazioni, per numero e stazza, nei porti e porticcioli, poi anche un occhio alle auto sopra di 40mila euro in circolazione, per avere un quadro più realistico della situazione rispetto alle dichiarazioni dei redditi. Ma queste considerazioni sono da rosiconi, si sa.

Secondo dati Banca d’Italia (2020), l’1% più ricco della popolazione adulta (circa mezzo milione di persone) detiene il 14% della ricchezza totale, e tale quota è rimasta invariata tra il 1995 e il 2016. Al vertice della piramide, la quota dello 0,1% più ricco è cresciuta più rapidamente dal 5,5% del 1995 al 12% attuale, con valori stimati della ricchezza individuale che passano da 8 a 21 milioni di euro. Viceversa, il 50% più povero ha visto la propria quota di ricchezza passare dall’11% del 1995 al 3% attuale.

In quel laboratorio d’idee marxiste che è Credit Suisse, si scriveva che «L’Italia ha fatto la sua parte entrando nella top ten dei Paesi in cui la ricchezza è cresciuta maggiormente: 1 milione e 288 mila milionari nel 2017 (milionari in dollari), 138 mila in più rispetto al 2016: è italiano il 4% dei milionari del mondo».

Sempre il medesimo covo marxista, stima i super-ricchi con patrimoni di oltre 5 milioni di dollari in 111.872, lo 0,23% degli italiani, mentre i ricchi con patrimoni tra 1 e 5 milioni di dollari sono 1.384.284, il 2,85% degli italiani. Quasi il 97% degli italiani ha patrimoni inferiori al milione di dollari. Il valore del patrimonio mediano è di poco superiore ai 91 mila dollari (*).

Dunque, vediamo bene chi ha motivo di temere un sia pur lieve innalzamento delle aliquote fiscali su successioni e donazioni, ferma restando l’attuale franchigia per ciascuno degli eredi o donatari di milione di euro e imposte ipotecarie e catastali ridotte a 336 euro complessivi per la prima casa.

(*) Credit Suisse considera ricchi coloro che hanno un patrimonio superiore a un milione di dollari e super-ricchi chi ha un patrimonio che supera i 50 milioni. C’è però un problema metodologico da tenere presente per quanto riguarda l’Italia, ed è costituito dal fatto che le indagini campionarie – come quelle di Eurostat e Banca d’Italia – «non riescono a cogliere in misura significativa il 5% più ricco della popolazione, con una forte sottovalutazione della concentrazione sia dei redditi che della ricchezza».


4 commenti:

  1. Avrei qualche noiosa puntualizzazione statistica, che tengo per me.
    Non posso invece tacere che l'aliquota che Prodi definisce "ridicola" fu introdotta da... vediamo... sì, Prodi. Prodi Romano.

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    1. https://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/Notizie/Politiche2006/articoli/04_Aprile/07/prodidue.shtml

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  2. Ma che rottura di palle. Il caviale ormai lo puoi mangiare solo alla taverna Hlebnikov di San Pietroburgo, quanto allo Champagne lasciamo perdere: un Jeaunaux Robin Instinct Meunier decente lo puoi trovare solo in loco. Io con le barche ho lasciato perdere: un equipaggio esperto di pelle bianca ormai lo trovi solo alle Faroer e di Mediterraneo non capisce una mazza. Da quando mi sono trasferito al sud l'auto l'ho lasciata all'autista. Il mio vecchio MV Agusta mi porta ad Anacapri in meno di un'ora. Io mangio molto poco. e solo roba coltivata da me, però se offro una cena importante faccio venire René Redzepi e la sua squadra e comunque per la pizza mi devo arrendere: Attilio alla Pignasecca a Napoli merita il viaggio: l'unica ragione ormai per farmi salire sulla vecchia Silver Shadow.
    Ah, scusate. Che stavate dicendo sulla tassa di successione?

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