Lo storico della filosofia Guido de Ruggiero sintetizzava il giudizio degli oppositori del fascismo a riguardo di Giovanni Gentile: «Fuori del fascismo, cioè fuori dalla catena servile, il giudizio su di lui è formato da un pezzo. Si può usare qualche indulgenza verso l’uomo della piazza che getta fango su cose di cui ignora il valore; ma l’uomo educato e colto che s’incanaglia è quanto di peggio possa offrire la specie umana».
Gentile, fin dalla sua costituzione, sarà componente del Gran Consiglio del fascismo, oltre che ministro del governo Mussolini. Insomma un alto esponente del fascismo, uno di quelli che getteranno “le basi infrangibili dello Stato fascista”.
Solo per dar conto della sua fluente produzione editoriale degli anni Venti: Che cos’è il fascismo (Vallecchi 1925); I fondamenti ideali: che cos’è il fascismo (De Alberti, 1926); L’essenza del fascismo (Utet, 1928); Fascismo e cultura (Treves, 1928); Origini e dottrina del fascismo (Libreria del Littorio, 1929). Nel 1931 pubblica La filosofia dell’arte, dal 1934 in compendio a uso delle scuole, che Benedetto Croce definisce come “il pensare di un mezzo idiota”. Eccetera.
Sul finire degli anni Venti, gli sono intitolati il liceo classico della natia Castelvetrano (Trapani) e la colonia marina Falconara Marittima (Ancona). Per curiosità ho digitato in internet: “Castelvetrano liceo Gentile”. Ebbene, esiste ancora a Castelvetrano un liceo intitolato a suo nome!
È lo stesso Gentile che il 31 marzo 1924, in un discorso elettorale in Sicilia, elogiava il manganello quale fattore di forza morale, per il condizionamento della volontà [sic!].
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