lunedì 19 aprile 2021

La nuda vita di Giorgio Agamben

 

Il professor Giorgio Agamben, in un articolo dal titolo La nuda vita e il vaccino, ci racconta che cos’è per lui la “nuda vita”.

«È venuto il momento di precisare senso e origine di questo concetto. È necessario per questo ricordare che l’umano non è qualcosa che sia possibile definire una volta per tutte. Esso è piuttosto il luogo di una decisione storica incessantemente aggiornata, che fissa ogni volta il confine che separa l’uomo dall’animale, ciò che nell’uomo è umano da ciò che in lui e fuori di lui non è umano».

A capo dell’umano e il non umano – scrive – vi è «una soglia che insieme li divide e congiunge, che è la nuda vita, cioè una vita che non è né propriamente animale né veramente umana, ma in cui si attua ogni volta la decisione fra l’umano e il non umano. [...] Si può chiamare macchina antropologica il dispositivo attraverso cui questa decisione si attua storicamente. La macchina funziona escludendo dall’uomo la vita animale e producendo l’umano attraverso questa esclusione».

Sembra tutto a posto, ma non è così. Non basta dire che l’umano è il luogo di una decisione storica incessantemente aggiornata, dove viene a stabilirsi ciò che è umano da ciò che non lo è (in negativo: di volta in volta schiavo, barbaro, ebreo, malato, ecc.), e che la “macchina antropologica è il dispositivo attraverso cui questa decisione si attua storicamente”.

Quello delineato da Agamben è un modello di sviluppo causalistico meccanicistico. Anche laddove esiste una corrispondenza con altri animali nella radice antropogenica unitaria, non basta dire che l’”umano” si definisce di volta in volta storicamente, in positivo e in negativo, sulla base di un meccanismo di sviluppo antropologico.

Qualche ulteriore precisazione andrebbe fatta in tal senso. L’essere umano non si risolve (non si “decide”) nella “nuda vita”, nella “soglia che insieme ci divide e congiunge” al branco socievole di paleantropi con una coscienza puramente animale della natura.

La condizione umana può essere compresa solo nella sua contraddizione reale, ossia storico-sociale. Come diceva quel tale, l’essere umano non è un’astrazione immanente all’individuo singolo. Nella sua realtà, esso è l’insieme dei rapporti sociali.

Ed è appunto all’interno di questi stramaledetti rapporti sociali (come fattore dinamico intrinseco e non sulla traccia – che fa presto con questi chiari di luna a diventare labile – d’astratte “soglie” tra animalità e umanità) che si “decide” che cos’è umano da che cosa non è considerato tale (vedi Aristotele in rapporto alla schiavitù, il KKK con i cosiddetti neri, eccetera.).

È in tale àmbito che si “decide” chi è uno schiavo, un ebreo, un barbaro e perfino che cos’è “malattia” e tutto il resto. Nel sociale avviene la lotta; in tale luogo la “decisione storica”; è lì che si misurano le insanabili contraddizioni in sviluppo, per esempio, quella tra forze produttive che cozzano contro i rapporti di produzione, quella tra le diverse classi sociali, quelle all’interno della famiglia tradizionale, e via elencando.

L’”umano” è un fenomeno sociale, non semplicemente un “meccanismo antropologico” (che vuol dire tutto e niente), e dunque non basta evocare la “storia” a mo’ di processo entro cui tutto avviene e si risolve infine in “diritti inalienabili e indecidibili” messi ora in stand by dall’eventuale obbligo del “vaccino”.

La “nuda vita” di cui parla Agamben è un’astrazione, perciò lasciamola declinare ai preti, agli antiabortisti, ai contrari al testamento biologico, eccetera (cè il rischio di aggiungere altra acqua torbida alla incessante ruota del loro mulino).

8 commenti:

  1. concordo, figurati.
    Purtroppo non ho mai avuto voglia di leggere Agamben.
    Dagli stralci che riporti forse con "nuda vita" si riferisce alla solitudine dell'essere spogliato dalle convenzioni sociali... Come Laika nello spazio insomma. Che è appunto l'orbita che l'ha portato al formalismo di comprendere l'anticovid solo come biopolitica. Mmm, pardon, volevo dire "macchina antropologica".

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  2. Io non riesco nemmeno a decifrare quello che Agamben scrive! ciao GS

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  3. Dunque viviamo continuamente nel migliore dei mondi possibili.
    Mi ero invece fatto l'idea che sono gli insoddisfatti, i non addomesticati a muovere la storia, non i "manutentori" riformisti.
    (Peppe)

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  4. Ho letto l'articolo in questione qualche tempo fa. Fondamentalmente concordo con la tua obiezione "tecnica", ma mi sembra che rendi poca giustizia al messaggio dell'articolo in questione.
    Non ho dubbi sul fatto che tu lo abbia colto, ma a uso e consumo dei tuoi 25 lettori :-) mi preme precisare come il senso dell'articolo sia proprio la difesa di quella vita vera, che appunto non è astrazione ma che nasce si determina e si sviluppa dalla e nella naturale esperienza sociale dell'uomo.

    Agamben denuncia come l'attuale cultura scientista (e in generale la nuova società digitalizzata e distanziata) stia invece proprio promuovendo la vita umana come astrazione. Appunto. Nuda.

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  5. Pochi secondi dopo aver inviato il mio commento, mi rendo conto che abbiamo letto due articoli diversi (........sorry).

    Il tema era simile, ma spiegato in maniera più chiara, come da mio commento precedente.

    Credo che tu e Agamben intendiate due cose diverse, entrambe vere a mio giudizio, e sempre di astrazioni e di contraddizioni si tratta, ma su piani diversi.

    La sua posizione è chiarita molto bene in questo passo da una sua intervista alla radio pubblica svedese:

    "D. Può per favore spiegare il concetto di «nuda vita» e come si relaziona con ciò che sta accadendo oggi?

    R. Lei mi chiede della nuda vita. Il fatto è che quello che ho descritto è potuto avvenire perché abbiamo scisso l’unità della nostra esperienza vitale, che è sempre inseparabilmente insieme corporea e spirituale, in una entità puramente biologica da una parte (la nuda vita) e in una vita affettiva e culturale dall’altra. Ivan Illich ha mostrato le responsabilità della medicina moderna in questa scissione, che viene data per scontata e che è invece la più grande delle astrazioni. So bene che questa astrazione è stata realizzata dalla scienza moderna attraverso i dispositivi di rianimazione, che possono mantenere un corpo in uno stato di pura vita vegetativa. Ma se questa condizione si estende al di là dei confini spaziali e temporali che le sono propri, come si sta cercando oggi di fare, e diventa una sorta di principio di comportamento sociale, si cade in contraddizioni da cui non vi è via di uscita."

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    1. Questi tizi, che si fanno chiamare filosofi (de che?), abusano di un linguaggio astruso e paludato salvo poi, immancabilmente, precisare, chiarire, puntualizzare con interpretazioni autentiche, ecc.. Anche nelle parole che tu mi segnali, a me pare chiaro che si tratti in gran parte di seghe mentali: l’età media dal dopoguerra è aumentata di circa 25 anni, vale a dire di circa il 40% rispetto a prima. Per migliaia di anni le anime comuni sono state scisse in entità puramente biologiche, macchine per la fatica. Quanto alle terapie intensive, evidentemente Agamben non ne ha avuto bisogno per continuare a campare. Che poi vi siano delle storture ecc. questo è da sempre.
      Grazie per il commento. Con cordialità.

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    2. Grazie a te per la tua opinione.

      Secondo me hai ragione nella misura in cui guardi il mondo secondo la lente del materialismo storico. Strumento potentissimo e che ti apre la mente alla comprensione delle dinamiche storiche/economiche/sociali.
      Come ribattere al discorso sulle "macchine da fatica"?

      Però dobbiamo tenere aperto uno spiraglio. L'uomo è anche individuo, e per quanto questa sia un'astrazione, noi siamo esseri simbolici e ragioniamo per simboli.
      Inoltre se esistessimo solo dentro la massa, la massa sarebbe fatta di elementi nulli.

      Invece io credo che anche questo sia un rapporto dialettico, l'individuo prende e dà alla massa, e viceversa.

      Di conseguenza il discorso del filoso di cui sopra, che ovviamente è più complesso e andrebbe letto interamente, vuole proprio dire che l'individuo assume Valore proprio nel suo determinarsi insieme agli altri, dalla famiglia al popolo allo stato ecc. Lui si focalizza di più sulla parte spirituale della questione, che è di certo diversa da quella economica, ma che è sicuramente innegabilmente importante. Le macchine da fatica si facevano sfruttare per vivere e tanti di questi, voglio sperare, avevano un motivo per vivere migliore del mero istinto di sopravvivenza.

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