lunedì 26 ottobre 2020

La spinta al taglio dei servizi sociali

 

Nel denaro è materializzata la natura sociale della ricchezza, che però esiste soltanto come ricchezza di singoli, che ne sono i proprietari privati. La moneta, come segno del valore del denaro (oro), lo soppianta e ne usurpa il posto. La forma monetaria del denaro si regge sulla fiducia, ma, non appena tale credito viene scosso c’è la corsa a trasformare concretamente i propri “biglietti” in denaro, in oro o in altri valori tangibili, oppure in una moneta che goda di fiducia.

Al momento della svalorizzazione della moneta di un paese si corre a trasformare non solo la moneta in proprio possesso in qualcosa che abbia e mantenga valore reale, ma si ha anche la pretesa di convertire immediatamente tutte le cambiali, i titoli, le merci in moneta bancaria e tutta questa moneta bancaria a sua volta in oro, o in una moneta che goda fiducia, eccetera.

Si può chiedere agli argentini o ai venezuelani, per esempio, o ai russi degli anni Novanta. Personalmente ricordo che, nel gennaio 2009, una tizia telefonava da Milano e chiedeva insistentemente di acquistare degli appartamenti in una località balneare, qualunque essi fossero. Tranquilla signora, non è ancora la fine del capitalismo.

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Storicamente l’oro si è imposto come merce monetaria per eccellenza, in fratellanza per un lungo periodo con l’argento. In epoca moderna, la moneta fiat, cioè sprovvista di valore intrinseco, emessa dallo Stato, è arrivata a sostituire l’oro nel funzionamento quotidiano dell’economia, e ciò è stato necessario per sviluppare soprattutto il sistema finanziario e creditizio.

Inoltre, quando una Banca centrale emette moneta che non è coperta dalla riserva metallica nei suoi forzieri, essa crea segni di valore che costituiscono non solo mezzi di circolazione, ma anche capitale addizionale, sia pure fittizio, corrispondente all’ammontare nominale di tale moneta senza o con parziale copertura aurea.

Si è così sviluppata la convinzione che il denaro sia semplicemente una convenzione creata ad hoc, rafforzata dalla rimozione della convertibilità in oro del dollaro USA nell’agosto 1971. Fino ad allora la riserva metallica aveva funto da garanzia della convertibilità delle banconote e come perno di tutto il sistema creditizio internazionale. Sul piano pratico le cose non cambiarono di molto date altre circostanze che davano forza internazionale al dollaro, salvo uno strepitoso aumento del prezzo dell’oro che in un anno raddoppiò da 35 a 70 dollari e in meno di dieci anni raggiunse 850 dollari l’oncia.

Oltretutto che il mercato nazionale interno e quello della UE non abbia ormai più bisogno della moneta, lo dimostra la tendenza sempre più frequente dei pagamenti effettuati in contabilità elettronica e anzi imposti per legge. Da questi fatti nasce l’illusione che il sistema economico possa funzionare libero da vincoli con l’oro, cioè da quella merce che funge da equivalente universale.

Più in generale è davvero stupefacente come, nel gergo finanziario e creditizio, tutte le categorie dell’economia politica assumano un senso completamente ingannevole rispetto alla realtà. La moneta e tutto ciò che vi è correlato assume un’esistenza immaginaria e indipendente dal valore reale del denaro nella sua forma aurea.

L’ex presidente della Fed, Alan Greenspan, ebbe a dire al Congresso nel 2005 che non c’era “nulla che impedisse al governo federale di creare tutti i soldi che vuole per suoi pagamenti”. Dicono oltre Atlantico che “le tasche dello zio Sam non sono mai vuote”, di modo che gli Usa possano permettersi di acquistare qualunque cosa in vendita nella propria unità di conto.

È certamente vero che la Fed e la Bce possono emettere enormi quantità di moneta, tuttavia non possono creare il valore che questa moneta nominalmente rappresenta. Il denaro può essere creato in quantità teoricamente illimitate, ma, in ultima analisi, sia sotto forma di oro o di carta moneta, deve funzionare come rappresentante materiale, cioè reale, del valore.

La massiccia espansione monetaria da parte della Fed ha visto il valore del dollaro scendere bruscamente, mentre il prezzo dell’oro ha raggiunto livelli record.

Affrontando questo problema in un articolo del New York Times, al culmine del tonfo borsistico di marzo scorso, lo storico dell’economia Adam Tooze (noto qui in Italia per la traduzione della sua opera maggiore: Il prezzo dello sterminio, che ho citato più volte nei miei post) ha osservato che mentre l’economia americana era debole, il dollaro era ancora il mezzo di pagamento più universalmente accettato e una riserva di valore. La sua argomentazione era essenzialmente tautologica: il dollaro è accettato come mezzo di pagamento perché è una riserva di valore ed è una riserva di valore perché è accettato come mezzo di pagamento.

Una volta ammessa la trasformazione della tautologia in rapporto causale, tutto il resto viene con facilità.

Il perché il dollaro rappresenti una riserva di valore e sia accettato come mezzo di pagamento, non è spiegato, altrimenti si scoprirebbe che esso è una riserva di valore fittizio e viene accettato semplicemente sulla fiducia, non sulla base di una convertibilità effettiva in valori reali.

Ci sono limiti intrinseci alla creazione di quantità di moneta e credito senza copertura di riserva metallica. Per quanto tempo il dollaro potrà continuare a essere una riserva di valore senza rappresentare un valore reale? Per i prossimi mesi si profila una crisi economica e finanziaria mondiale molto grave, potrebbe seguire una crisi di fiducia nel dollaro e in tutte le valute legali e in tal modo il prezzo dell’oro sarebbe destinato ad aumentare notevolmente.

Il denaro, sotto forma di metallo prezioso, rimane il fondamento da cui il sistema non potrà mai liberarsi. Anche se quel tapiro di lord Keynes ha liquidato l’oro come una “reliquia barbara”, tuttavia le banche centrali continuano a tenerlo e incrementarne il possesso. La Bundesbank tedesca, ad esempio, descrive l’oro come un “tipo di riserva di emergenza che può essere utilizzata anche in situazioni di crisi quando le valute sono sotto pressione”, e la Banca d’Inghilterra lo descrive come “l'ultima riserva di valore”.

Soprattutto ricordiamoci sempre che la forza trainante dell’economia capitalista non è la produzione di beni per la nostra vita. La sua ragion d’essere è l’espansione del valore attraverso l’estrazione di valore addizionale, o surplus, dal lavoro dei suoi schiavi.

All’uopo e in tempi di pandemia va inoltre ricordato agli smemorati, che sono tanti, che i servizi sociali forniti dallo Stato non producono plusvalore. Piuttosto sono una deduzione dalla massa totale di plusvalore disponibile da parte del capitale. Questo è il motivo per cui la politica economica dei governi oltre a favorire in nome del bene nazionale l’accumulo di profitti è accompagnata dalla spinta al taglio dei servizi sociali (sanità e scuola pubblica in primis).

I media hanno il compito di offuscare (eufemismo) questo stato delle cose, puntando su generiche denunce a carico della “politica” ma distogliendo l’attenzione dai processi oggettivi. Ci trattano, coscientemente, come dei minus habentes.


2 commenti:

  1. Posso umilmente aggiungere che il garante di ultima istanza del dollaro è la straordinaria superiorità momentanea delle forze armate americane?
    Francesco

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    1. ha ragione. non potevo divagare perciò dico: "altre circostanze che davano forza internazionale al dollaro".

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