domenica 4 ottobre 2020

Ziryab

 

La storiografia recente ci racconta che i secoli di quello che chiamiamo Medioevo non furono poi così “bui” come si volle far credere in precedenza. Beh, almeno fin verso il X secolo furono tempi di barbarie, in ogni senso. L’Europa dal IX al X secolo fu teatro di ripetute scorrerie barbariche, note quelle normanne e misconosciute quelle ungare (*). Devastazioni e stragi. In Italia gli Ungari scorrazzarono più volte, entrando per l’antica strada romana che ancor oggi conosciamo come Postumia, e che ancora nei primi anni del secolo scorso era chiamata, dai nostri vecchi, via ungarica. Rischiò Roma e fu devastata la Sabina, Venezia si salvò perché isolata dal mare, ed è noto che gli invasori, benché non cristiani, non amassero l’acqua.

Secoli bui e barbari nell’Europa cristiana, poiché altrove le cose andarono anche diversamente. È il caso della Spagna araba. A Cordoba, nel IX secolo, incontriamo Ziryab (Iraq, 789 – Cordova, 857), personaggio che merita attenzione. Divenne il punto di riferimento per l’eleganza maschile, si legge in Wikipedia, il che significa, soggiungo, che insegnò a pulirsi le unghie, a tagliarsi i capelli e curare la barba, cambiare l’abito a seconda delle circostanze e della stagioni. Che per l’epoca non fu cosa da poco. Fu antesignano del galateo a tavola e introdusse l’uso delle tre portate, ma anche il bere nei bicchieri di cristallo.

Ziryab fu molto di più, anche poeta e soprattutto un virtuoso musicista, introdusse una quinta corda al liuto (il liuto andaluso), ideò una serie di nuove forme di composizione e sviluppò una varietà di nuovi metodi di insegnamento del canto nella sua famosa scuola di musica.

Sta uscendo il sole ed è tempo che mi occupi d’altro.

(*) L’unica monografia a me nota, disponibile sul mercato antiquario, è quella della storica bassanese, già docente a Bologna, Gina Fasoli: Le incursioni ungare in Europa nel X secolo, Sansoni, Firenze 1945.


4 commenti:

  1. Queste sono le cose tue che preferisco (non sto disprezzando le altre, sia chiaro). Fammi aggiungere: tra i monumenti visti in una vita non possono mancare Santa Sofia e la cattedrale di Cordoba. Il loro destino è un chiasmo: Santa Sofia da chiesa cristiana a moschea, la cattedrale di Cordoba l'inverso. Sebbene l'islam non passi per tollerante, non risultano piagnistei per la conversione della moschea di Cordoba. Ora, passiamo al fatto estetico. La chiesa di Cordoba è fatta così: una distesa mozzafiato di colonne arabe, interrotte in mezzo da un quadrilatero dove, previa distruzione delle colonne, fu eretta una chiesa cattolica in stile plateresco. Il confronto è impietoso. Non resta che cercare qualche angolo dal quale la paccottiglia cristiana non si veda, per illudersi che la moschea sia ancora intatta. Nessuno sfregio, finora, a Santa Sofia, dopo 600 anni. Speriamo che duri.

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    1. ho visitato s. Sofia nel 2010. ho dei dubbi che rispetto l'originale non sia cambiato nulla. su Cordoba sono d'accordo, cmq una delle cose più belle in Spagna.
      avrei in canna un colpo sulle farneticazioni di un matematico che scrive oggi sul 42 ore (un mostro sacro), vere e proprie puttanate, ma non voglio più entrare nel merito della pandemia. ai posteri ...

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    2. La bellezza di S.Sofia sta nella forma dell’interno. Non discuto che rispetto al 1453 qualche cambiamento sia intervenuto, ma per me non significativo.
      En passant, a mio non umile parere i più begli interni sono i due di cui parliamo, quello del duomo di Milano e quello di San Jeronimo a Lisbona. Quasi alla stessa altezza la cattedrale di Saragozza.

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    3. a Napoli ci sono alcune chiesette, poco note al giro turistico, che sono delle chicche da urlo. A Palermo i lavori di Giacomo Serpotta, ecc. ecc.

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