lunedì 5 ottobre 2020

Lezioni di libertà

 

L’attuale premier britannico Alexander Boris de Pfeffel Johnson, già prestigioso giornalista, sindaco di Londra per due mandati e poi ministro degli Esteri, non gode di buona stampa in patria dopo alcune sue considerazioni a riguardo di una certa faccenda” di grande dibattito.

Figuriamoci in Italia, dove su quella stessa certa faccenda siamo tutti chiamati, per non essere altrimenti denigrati e derisi, alla cieca adesione alla posizione ufficiale del governo sostenuta dal solito accompagnamento di autorevoli tirapiedi.

Il 22 settembre Johnson rilascia una discussa dichiarazione criticando il modello italo-tedesco di gestione della certa faccenda. Pare abbia affermato, riferendosi all’Italia, che le cose vanno meglio da noi perché in Gran Bretagna amano la libertà. Dal che si rileva la tipica spocchia inglese.

Va però detto, per completezza di notizia, che Boris conosce bene l’Italia, non solo perché in prime nozze ha sposato la figlia di una scrittrice italiana, ma anche perché ha qui soggiornato più volte, è laureato in storia antica, semmai servisse alluopo, ed è autore, tra l’altro, di un libro intitolato Il sogno di Roma.

Perciò consiglio di porre cautela nel metterlo tra i primi nomi dellinventario dei cretinetti, e magari prima diamo unocchiata più vicino a noi che possiamo trovare mercanzia a miglior prezzo.

Visto che nessun altro si faceva avanti, è giunta la replica del presidente della Repubblica a Johnson: “Siamo liberi, ma ci sta a cuore la serietà”. Capperi, che stoccata sui denti!

Sulla augusta dichiarazione che siamo “liberi” oso avanzare personali flebili riserve, di cui dirò tra poco e in aggiunta forse anche domani. Intanto vorrei considerare la questione della “serietà”, che, capisco, a molti sta a cuore come cosa agognata e tuttavia irraggiungibile causa consustanzialità con i magliari. Infatti, non basterebbe un volume per elencare i motivi storici e di corrente momento per i quali su tale fronte la classe dirigente italiana, in primis, non gode credito all’estero.

Poi, sia chiaro, sappiamo bene che vi sono molte persone serie, irreprensibili e affidabili, e che tra esse non poche evitano come un virus esiziale la politique politicienne, tanto che nemmeno si recano alle urne, mancando forse a un dovere civico, ma proprio per serietà e aderendo a un principio di decenza.

Riguardo infine alla “libertà”, la nostra stampa ha poco da gonfiare il petto a seguito della risposta allusiva di Mattarella a Johnson, poiché nella classifica mondiale l’indice di libertà dell’informazione italiana si colloca dopo Ghana, Sud Africa, Burkina Faso e Botswana. Cosa ben nota ma che i giornalisti, tra tutti quelli televisivi, tengono in non cale quando aprono bocca e impartiscono lezioni di libertà al mondo intero.


1 commento:

  1. E' vero che l'Italia si colloca dietro a Ghana, Sud Africa, Burkina Faso e Botswana nella classifica di Reporter Sans Frontières sulla libertà di stampa, ma è altrettanto vero che è incredibilmente davanti a Paese come Stati Uniti, Giappone e Israele; inoltre, ora veleggia stabilmente intorno al quarantesimo posto dopo decenni passati oltre il settantesimo. Per completezza.

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