mercoledì 7 ottobre 2020

Il senso della storia

 

Robert McCormick, chi fu costui? Il proprietario ed editore del quotidiano Chicago Tribune? No, l’omonimo venne dopo ed era americano. Robert McCormick fu un esploratore e naturalista della Royal Navy, medico di bordo e botanico. I medici britannici, a quel tempo, cioè in un’epoca pre-farmaceutica in cui i medicamenti avevano come ingredienti principali le piante, avevano l’obbligo, stante una legge del 1815, di studiare botanica. McCormick però prediligeva la geologia e lo studio della fauna avicola.

Tra i vari viaggi a bordo di navi inglesi, McCormick intraprese quello sulla Beagle, assieme a un giovane naturalista che anni dopo godette di una certa notorietà per aver pubblicato Viaggio di un naturalista intorno al mondo. Quel giovanotto non stimava McCormick, lo definì in seguito un filosofo alla vecchia maniera e perfino un asino.

Atteggiamenti e rapporti molto diversi ebbe con McCormick un altro suo compagno di viaggio, su una nave diversa dalla Beagle, ossia Joseph Dalton Hooker, che sarebbe diventato uno dei più grandi botanici del XIX secolo, e del quale forse dirò in un prossimo post.

McCormick poteva vantare un curriculum di tutto rispetto e una vasta esperienza in fatto di esplorazioni, soprattutto a latitudini estreme. Uno di questi viaggi l’intraprese nel 1839 a bordo di una nave dell’Ammiragliato, la quale aveva lo scopo di arrivare a sud del mondo, dove nessuna nave era stata prima. I compiti del capitano della nave e del personale scientifico a bordo consisteva nel registrare dettagliatamente le correnti oceaniche, le profondità marine, i venti e le temperature, le attività vulcaniche, le quote delle montagne, le declinazioni magnetiche (*). Altri studi, che occupavano invece McCormick, concernevano discipline come la meteorologia, la geologia, la mineralogia, la fisiologia vegetale e animale e la botanica.

Erano uomini dotati di curiosità intellettuale, con un implicito senso di superiorità, che attendevano il realizzarsi di ambizioni di tutta una vita, come conficcare una bandiera britannica in un’isola o in un Polo; ma anche convinti che più loro misuravano, tracciavano, calcolavano e registravano, più tutto questo avrebbe portato del bene all’umanità, oltre ad accrescere la presunzione delle certezze imperiali vittoriane e diffonderne nel globo i relativi “valori”.

Questi furono senz’altro i motivi consci che li portarono ad affinare l’arte della navigazione nelle acque più infide del pianeta, portando con sé innumerevoli esemplari scientifici raccolti in ogni dove. Fu per assecondare questi scopi che a bordo delle navi si trovavano strumenti di misurazione e rilevamento avveniristici, compresi dei curiosi bastoni da escursione cavi, che contenevano delle reti per acchiappare gli insetti. Ognuno di loro avrebbe potuto scrivere di se stesso: “I excet in everything”.

Un peccato non essere a bordo di una simile nave e con tali personaggi, verso destini nuovi e più grandi, in viaggi pieni di eventi ed emozioni, in regioni ignote e ambienti ostili, pericolosi, su un’imbarcazione che in una spedizione successiva scomparve senza lasciare traccia. Almeno fino al 2014, quando fu ritrovato il suo relitto, ma questa è tutt’altra storia.

Il 31 gennaio 1840 la nave che trasportava McCormick approdò all’isola di Sant’Elena. Una galera a cielo aperto nella quale era stato confinato l’ex imperatore dei francesi e già sovrano di gran parte dell’Europa. McCormick si procurò un cavallo e risalita al trotto la collina andò vedere la casa dove Napoleone trascorse i suoi ultimi anni. Longwood era abbandonata e in stato di decadimento. Nella sala da biliardo di Napoleone cresceva il grano tenero. In quello che era stato il salotto trovò una macchina per la trebbiatura. Intorno alla tomba, nella Valle dei Gerani, “zampettavano irriverenti delle anatre”, scrisse nel suo diario.

Fu in quello stesso anno che i resti mortali di Napoleone furono esumati, in presenza di numerosi testimoni, tra i quali alcuni di quelli che erano stati presenti durante la sua sepoltura, e traslati a Parigi, nella cattedrale di Saint-Louis des Invalides, sotto la cupola dorata, in una imponente tomba di porfido rosa circondata da dodici statue raffiguranti le sue dodici vittorie più celebri. I francesi hanno il senso della storia e non disdegnano l’enfasi per le glorie del loro passato.

Sempreché quelle fossero effettivamente le sue spoglie.

(*) Già allora la comunità internazionale aveva decretato che certi giorni dell’anno dovevano considerarsi giornate globali di misurazione del magnetismo terrestre. La crociata del magnetismo.

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