martedì 20 ottobre 2020

Come Artilio

 

Il rapporto sull’Asia meridionale, South Asia Economic Focus dell’autunno 2020, pubblicato dalla Banca Mondiale, ha rilevato il forte impatto economico della SARS-CoV-2 in una regione che ospita 1,38 miliardi di persone (il triplo della popolazione europea).

Intitolato “Beaten or Broken? Informality and Covid-19”, il rapporto afferma che l’Asia meridionale sta vivendo la sua peggiore recessione di sempre, con l’attività economica portata “quasi a un punto morto”. Si stima che l’economia regionale si contrarrà del 7,7% quest’anno, con l’India che si contrarrà del 9,9% e le Maldive e lo Sri Lanka rispettivamente del 19,5 e 6,8%.

Sebbene la Banca mondiale si aspetti ottimisticamente che l’Asia meridionale rimbalzi del 4,5% nel 2021 (prospettiva assai aleatoria), il suo reddito pro capite sarà inferiore del 6% rispetto al 2019 e la sua popolazione, non certo già benestante, molto più povera di quell’anno.

Il rapporto, che stima che oltre tre quarti della forza lavoro totale è nel settore “informale”, afferma che “più persone si aggiungeranno alle file dei poveri estremi in Asia meridionale rispetto a qualsiasi altra regione nel 2020”.

Il report rileva che milioni di posti di lavoro sono stati distrutti in India, producendo un forte aumento della povertà urbana e la creazione di un “nuovo povero”. Il capitalismo non crea solo “nuovi ricchi”, evidentemente.

La crescita economica indiana, che stava già rallentando prima della SARS-CoV-2, ha subito una contrazione senza precedenti, di quasi il 25% nel trimestre aprile-giugno. Secondo il Center for Monitoring Indian Economy, un organismo indipendente, in quel trimestre sono stati distrutti 18,9 milioni di posti di lavoro stabili.

Anche il Pakistan è stato gravemente colpito, in particolare il settore dei servizi, con un grave aumento della povertà. L’inflazione dei prezzi al consumo è già salita al 10,7 per cento e la rupia pakistana è scesa del 13,8 per cento per quest’anno.

Le cose non vanno meglio nel Bangladesh, dove il maggiore impatto si ha sui “lavoratori giornalieri e autonomi nel settore non agricolo e sui lavoratori salariati nel settore manifatturiero”.

Secondo rilevazioni della Banca Mondiale, i salari medi dei lavoratori salariati e giornalieri in Bangladesh sono diminuiti del 37%, rispetto ai salari abituali immediatamente prima della pandemia psicotica. Circa il 68% dei lavoratori direttamente interessati sono concentrati a Dhaka e Chittagong, città che rappresentano 26 milioni dei 166 milioni di abitanti del paese.

L’Afghanistan, che è stato devastato dall’invasione e dall’occupazione prima sovietica, poi islamista, quindi da quasi vent’anni da quella guidata dagli Stati Uniti, dovrebbe subire un calo del 30% delle entrate a causa della debole attività economica e delle interruzioni del commercio causate dalla SARS-CoV-2. Il rapporto della Banca mondiale stima che “la combinazione di redditi in calo e prezzi più alti potrebbe portare il tasso di povertà fino al 72%”.

Il rapporto prosegue con i dettagli catastrofici di altri paesi dell’area. Ma a noi, che ce frega? Noi ci abbiamo il Recovery Fund, il Mes, il Pest, il Caz. Noi non possiamo fallire, e ci facciamo tutto il debito che volemo, perché semo in una botte de ferro. Come Artilio Regolo.


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