Ricorre in questi giorni il 70° anniversario
della proclamazione della Repubblica popolare cinese. La lotta contro
l’imperialismo occidentale e nipponico consentì l’unificazione del paese, la
rivoluzione sociale sollevò le condizioni di vita della popolazione ed eliminò
gran parte di ciò che era culturalmente e socialmente arretrato. Ciò posto, resta
da spiegare come e perché i sogni e le aspirazioni dei lavoratori cinesi per un
futuro socialista abbiano portato infine al vicolo cieco del capitalismo.
I livelli inediti e miracolistici della
crescita economica cinese degli ultimi tre decenni hanno provocato un abisso
sociale tra gli oligarchi miliardari e le masse di lavoratori e contadini
cinesi (centinaia di milioni) che lottano per sopravvivere in un ordine sociale
dominato dal profitto e dalla più feroce competizione.
La domanda più generale che ci dobbiamo
porre è: perché le rivoluzioni del secolo scorso, soprattutto in Russia e Cina,
si sono concluse con la vittoria del capitalismo?
In entrambi i casi la risposta più frequente
riguarda l'emergere e il consolidarsi di una burocrazia di partito, sia nell'Unione
Sovietica e sia in Cina, che giustificava il proprio potere e i suoi privilegi
sulla base della prospettiva nazionalista del socialismo. In effetti, in paesi con uno sviluppo capitalista
tardivo non si sarebbero potute soddisfare né le aspirazioni democratiche della
borghesia né, dall’altro lato, le istanze sociali delle masse.
Con la guerra di Corea, Mao fu costretto,
dal blocco economico degli Stati Uniti e dalla minaccia diretta di guerra, a
nazionalizzare le compagnie straniere e nazionali, che stavano sabotando lo
sforzo bellico, e istituire una pianificazione economico-burocratica lungo le
linee guida dell'Unione Sovietica. La proprietà veniva nazionalizzata e la
pianificazione economica stabilita, ma nel nuovo Stato la classe operaia era privata
di qualsiasi voce politica e di diritti democratici.
La prospettiva di Mao di una Cina autosufficiente
portò rapidamente in un vicolo cieco. Come risultato di tale programma, basato
su una prospettiva antimarxiana, il regime maoista passò da una crisi
all'altra: dal catastrofico Grande Balzo in avanti degli anni 1950 alla contesa
sino-sovietica e alla disastrosa rivoluzione culturale degli anni 1960.
Deng Xiaoping, a sua volta, fu autore di
politiche a favore del mercato e di restaurazione della grande proprietà
privata, portò avanti la logica del riavvicinamento di Mao con il presidente
americano Richard Nixon del 1972. La riforma di Deng coincise con il rapido
sviluppo della produzione globalizzata, guidata dagli Stati Uniti, laddove gli
investimenti stranieri si riversarono nel paese per sfruttare le infrastrutture
e l'industria di base e una forza-lavoro rigidamente irreggimentata e a costi
bassissimi.
Nel suo discorso celebrativo, Xi vanta gli
indubbi successi della Cina, rende omaggio ai rivoluzionari maoisti ed evoca il
suo sogno di riportare il paese alla grandezza e al ruolo internazionale che
gli compete. L'ascesa economica della Cina, tuttavia, la mette faccia a faccia
con l'ordine mondiale imperialista dominato dagli Stati Uniti, che sono
fermamente intenzionati a usare tutti i mezzi a loro disposizione, compresi
quelli militari, per impedire alla Cina di sfidare la loro egemonia globale.
bè, attualmente il capitalismo cinese, a guida fortemente centralizzata politicamente e finanziariamente, sembra avere la meglio su quello apparentemente più confuso e schizofrenico impersonato da Trump, dilaniato dagli interessi contrastanti delle tante cordate che premono preoccupate
RispondiEliminama, appunto, lo sviluppo ineguale contiene in sè la probabilità che qualcuno debba necessariamente passare il testimone da altri, o che almeno qualcuno ci debba provare
i dati macroeconomici sembrano presagire una miglior tenuta degli orientali alla guerra dei dazi, punto critico innestato dalla crisi generale
già, il punto critico della crisi generale e che gli apologeti del sistema cercano di esorcizzare con grafici e tabelle. vivremo tempi interessanti, su questo non ho più alcun dubbio.
EliminaSe per interessante pensi al futuro... aggiungi il nucleare. Ho scritto qualcosa in passato. Da tempo ho preso in considerazione il problema dell'egemonia euroasiatica la cui realizzazione non sarà indolore per la specie umana.
RispondiEliminala Cina è al momento ancora una tigre di cartone (ma per quanto?). è necessario, in alleanza con la Russia, rimetterla nei ranghi. la Russia è sempre stata strategica nelle vittorie dell'occidente. ma gli imperialisti americani hanno ancora una leadership che conosce l'abc della storia?
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