Sul Domenicale
c’è un articolo che promuove un libro a firma di Patrizia Sandretto Re
Rebaudengo, presidente della omonima Fondazione, ente no-profit nato con
lo scopo di far conoscere al pubblico le attuali tendenze dell'arte
contemporanea, ponendosi come osservatorio sulle
più interessanti avanguardie.
L’articolo del Domenicale dal titolo I
collezionisti ci dicono chi sono e cosa amano, in realtà dice poco a
riguardo della dottoressa Patrizia Sandretto Locanin. E allora indago da
me, dato che la mia curiosità per collezionisti e mecenati della forma
contemporanea della bellezza diventa morbosa specie nelle domeniche d'autunno, e nonostante ciò che di epocale accade in Umbria in queste ore, anzi, a maggior ragione.
Una bellezza che non è la
scelta del meglio compiuta dal gusto, ma la decisione di considerare meglio ciò
che s’impone alla visione di un pubblico il cui sguardo è stato addomesticato ad
accettare con nonchalance le grottesche banalità e l’insignificante mediocrità. In caso contrario s'è tacciati quantomeno d'essere ignoranti. Sovrano della situazione è l'esperto, il critico,
il mecenate, che spiega oscuramente ciò che non ha motivo di
essere spiegato, cosicché da un’opera all’altra si va dallo stesso allo stesso,
nel medesimo poetante eloquio barocco.
Patrizia Sandretto è un caso flagrante in
tal senso, forse essa stessa al contempo vittima e carnefice di un’arte che tale non è se non per chi
accetta la sua patente ambiguità. Patrizia vive in una dimora (si chiamano così le abitazioni dei
mecenati) al quartiere torinese Crocetta, di “mille metri quadrati, in cui è cresciuta Carla Bruni”. Pur avendo “una predilezione per la
dismisura”, appese alle pareti della sua sala da pranzo ci sono 483 [quattrocentottantatre!] piccole cornici di quadretti col nero al loro interno. Sono oggetti
identici che divergono solo per lievi tonalità di colore. L’idea —
spiega Patrizia — è che “anche nella serialità non c’è ripetitività”. Come
nelle epigrafi funebri, cara signora.
Nell’abitazione c’è anche “l’angelo che
Tony Cragg ha creato con materiali di scarto, oggetti presi dalla spazzatura,
accendini, siringhe, rasoi”. L’ingresso è dominato dal tappeto circolare
di Maurizio Cattelan (è consentito calpestarlo!) chiamato Il Bel Paese, “una
goccia di ironia e riecco il logo del formaggio che reca l’immagine dell’Italia”.
Finezze filantrope. Sulla scala c’è la collana di capelli veri della libanese
Mona Hatoum, o le installazioni di Annette Messager: piccole immagini di strati
sovrapposti di corpi femminili, occhi, bocche, denti, piedi, parti che sembrano
smembrate e martoriate, come la scena di un crimine. Patrizia ama questo genere
di cose tra le cose, cioè la monnezza indifferenziata e le meraviglie splatter, sostenendo
che “la qualità rimane” anche in simile disgusto.
Suo marito, Agostino Re Rebaudengo, è il
vicepresidente della fondazione, nonché attivissimo imprenditore (qui un articolo tratto dall’Espesso) e molto, ma molto altro (in rete l'umile curriculum di 5 pagine).
Nascono già tutti così, i “genietti”
baciati dal merito (anche quello colombiano), cattolici e progressisti,
socialmente impegnati in una miriade di enti e associazioni. Una conferma l‘offre La Stampa con autentiche dissolvenze
mozartiane:
«Anche se è stato svezzato da sua mamma a
latte e installazioni; anche se ha avuto la fortuna di crescere tra artisti,
galleristi e direttori di musei di tutto il mondo e da ragazzino insieme al fratello
minore giocava a calcio nel corridoio della loro casa-museo di Torino con amici
di famiglia come Francesco Bonami, non era del tutto scontato che Eugenio Re
Rebaudengo, 26 anni, fondatore a Londra della piattaforma web Artuner
(innovativa e raffinata galleria d’arte lanciata in Rete)
avrebbe seguito la passione di famiglia.
Eugenio, studente da 9-10 in matematica,
supertifoso della Juve confessa che, ai tempi del liceo classico al San
Giuseppe, era più interessato al Fantacalcio che a “Bidibibodibibo” lo
scoiattolo suicida di Maurizio Cattelan, tra le opere predilette di mammà. “Ho
sempre amato i giochi strategici, sono ottimi per mettersi alla prova. Giocavo
già a scacchi e anche il Fantacalcio lo facevo seriamente seguendo una ventina
di squadre”. Qualche timore sul futuro del “genietto” di casa ai Re Rebaudengo
viene quando Eugenio, all’epoca studente di economia e commercio, scopre il
poker online. “Avevo uno schermo grandissimo; giocavo in contemporanea su 8/10
tavoli decine di migliaia di mani al mese. Ero diventato molto veloce. Certo
che vincevo. Molto”.
Con la laurea l’addio al poker. Consigliato dal padre dopo un breve stage in Asja, l’azienda
di famiglia, Eugenio – stessi neri, vivaci occhi di sua mamma – va all’estero.
Ammesso per un master in management alla prestigiosa London school of economics
[e dove sennò?] il giovane puntando sulla carta più familiare – l’arte
contemporanea – vince a piene mani la sua più importante partita. “Alla Lse è
stata un’esperienza magnifica. Nella mia classe eravamo 65. Ero l’unico
italiano tra 2 inglesi, 9 cinesi, 5 indiani, 5 giap, 2 tedeschi, 5 africani etc
etc. Dovevamo sviluppare una start-up. Ci siamo divisi in 13 gruppi, ciascuno
con un leader e 5 studenti con diverse competenze. Ho proposto di creare una
piattaforma web per diffondere la conoscenza dell’arte contemporanea e
avvicinare più persone al collezionismo. L’idea è piaciuta, da leader ho
lavorato con un ragazzo tedesco per la strategia, un russo per il marketing, un
senegalese per la parte finanziaria e un norvegese per le risorse umane”».
Vere opere d'arte questi figlioli e grande giornalismo quello nostrano.
In Italia i principali evasori sono gli industriali (33,4%) seguiti da bancari e assicurativi (30,7%), commercianti (11,6%), artigiani (9,4%), professionisti (7,5%) e lavoratori dipendenti (7,4%). A livello territoriale l'evasione è diffusa soprattutto nel Nord Ovest (31,4% del totale nazionale), seguito dal Nord Est (27,1%). dal Centro (22,2%) e Sud (19,3%).
RispondiElimina"Le nuove misure di contrasto all’evasione fiscale, annunciate dal governo, non servono a nulla se non a vessare ulteriormente i contribuenti italiani – ha affermato Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani
https://www.adnkronos.com/soldi/economia/2019/10/27/evasione-aumenta-sei-mesi-record-nord_82noVcoRuSOsqHyDEj3bSJ.html?refresh_ce
P.S: È questa la vera arte contemporanea!
😀
non ho dubbi che la signora Patrizia versi all'erario fino all'ultimo euro del dovuto.
Eliminatuttavia lei ha ragione sull'arte contemporanea: è solo evasione
:)
EliminaA quando un bel post sull'evasione, nonchè elusione fiscale?
Evidenziandone la natura classista del fenomeno peró.
Saluti
http://contropiano.org/news/news-economia/2019/10/25/levasione-fiscale-miliardaria-delle-multinazionali-in-europa-0120072?fbclid=IwAR17d_SYrmjg3ZyfLfFxbz8wCjj8ys_ZNljtMn--43VmfFq_SiJh6e5EUmg
Eliminad'accordo.
RispondiEliminaMa perché, secondo te, si predilige e si fa un'arte così ambigua e così poco bella?
l'arte deve avere un motivo, uno scopo, rispondere a un bisogno che non sia semplicemente quello di arricchire qualcuno. nulla contro i soldi, gli artisti devono pur vivere, ma l'arte oggi è solo business, come tutto del resto. dunque non è solo una questione estetica e di tecnica, aspetti che pure c'entrano nel lavoro artistico.
Eliminanon tutta l'arte figurativa contemporanea è da buttare, ma c'è pochissimo da salvare e denotare come arte, che spesso è solo furba provocazione, separazione tra sensazione e pensiero, artificio fine a se stesso, voglia di stupire.
oggi una delle poche forme autentiche d'arte figurativa è rappresentata dagli artisti di strada, ma anche in tal caso il fenomeno si sta corrompendo.
naturalmente è una mia opinione
grazie.
Eliminama qual è il motivo che fa prediligere la separazione fra sensazione e pensiero, l'artificio fine a se stesso e la voglia di stupire? E' un motivo di classe? Se sì, quale? (qui ti voglio)
penso di averlo detto nel post
Elimina"Una bellezza che non è la scelta del meglio compiuta dal gusto, ma la decisione di considerare meglio ciò che si impone alla visione di un pubblico il cui sguardo è stato addomesticato ad accettare con nonchalance le grottesche banalità e l'insignificante mediocrità"
EliminaPoco chiaro, ambiguo. Dicono che il meglio è ciò che impongono? O vogliono vedere meglio ciò che hanno imposto? Cos'è il gusto che sceglie il meglio?
Cos'è il gusto che sceglie il meglio?
Eliminaè il gusto educato al bello, ovvio.
Giusto.
RispondiEliminaQuindi parliamo di mecenati maleducati. E ignoranti.
nel post parlo del pubblico; per i mecenati e i mercanti la questione è più complessa
Eliminahttps://restaurars.altervista.org/la-merda-dartista-1961-di-piero-manzoni-la-verita-sul-contenuto/
RispondiEliminanon sono d'accordo sulle cause. Secondo me la creazione artistica non è un atto solipsistico e l' artista ha bisogno di una comunità a cui rivolgersi (magari per criticarla). Non si fanno più cose belle perché non c'è più nessuna comunità a cui dedicarle.
RispondiEliminaovvio che qualunque attività propriamente umana avviene in un dato contesto storico sociale
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