C’è chi sperimenta “ingredienti scovati nei
mercatini multietnici” e adora “il midollo alla plancia con fave e cioccolato”,
e invece chi come me si accontenta di una gallinella patavina in umido ai
funghi campagnoli, innaffiata con bianco superiore dei Colli Berici e accompagnata
da un’imperdibile recensione di Alvar González-Palacios sul Domenicale di oggi. Costa così poco godersi
il meglio senza farsi spennare da Carlo (Cracco) e Camilla al Duomo,
ingurgitando “creme di peperoni al latte di cocco, caviale di melanzane, polvere
di olive, cappesante marinate con blue tea e ibisco, crema di avocato, yuzu,
estratto di mela verde e wasabi” (Domenicale,
p. 37, per credere).
Nell’articolo in prima pagina, González-Palacios recensisce un libro fotografico dedicato
alle dimore di John Richardson, critico d’arte scomparso nel marzo scorso, già
disegnatore di stoffe e noto al secolo per aver scritto una monumentale
biografia di Pablo Picasso. Un tipo non simpatico, ammette González-Palacios,
che “portava con prepotenza le rovine di un’antica bellezza”. Richardson fu
amico, molto intimo, di Douglas Cooper, storico e critico d’arte, collezionista di roba
cubista. Questi, a sua volta, fu amico di Picasso, ed ebbe l’onestà e la
franchezza di giudicare le opere degli ultimi anni dell’artista andaluso come
degli “incoerenti scarabocchi”.
González-Palacios scrive che quando
incontrava Douglas Cooper si sentiva “squillare una sorta di campanello
d’allarme, uno sguardo elusivo inquietante che faceva sorgere, malgrado
l’ammirazione per le sue frasi piene di brio e di savoir faire, un richiamo alla prudenza”. Cooper invitò González-Palacios
a “passare un weekend con lui e il suo young
friend, rather gifted (come definì Richardson in modo leggermente
incomprensibile)”.
Per chi ama l’orrido, González-Palacios
soggiunge: “Incontrai Richardson ormai da solo a Firenze. Era ospite di un mio
buon amico il quale dopo qualche tempo mi disse che si era un po’ pentito di
aver invitato il giovane rather gifted:
la domestica si era lamentata delle frequenti macchie di sangue che trovava nel
letto”.
Nello scorrere via e nel disperdersi di ogni
elemento del bello, l’imbruttimento di tutto è stato senz’altro il prezzo
inevitabile che in un'epoca di scarabocchi abbiamo dovuto pagare in cambio del caviale di melanzane.
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